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La Gen Z secondo Eumetra: conosce poco i brand ed è web-dipendente: per le aziende, una relazione da riscrivere

Autore: Redazione


L’indagine mostra caratteristiche e uso dei mezzi da parte dei giovani nati tra il 1995 al 2010 e suggerisce le modalità per cercare di ingaggiarli

Eumetra International ha appena concluso un’indagine nei 5 maggiori Paesi europei (Germania, Francia, Italia, Spagna e Uk), volta a comprendere meglio la Generazione Z. Lo studio, basato su un totale di 10.000 interviste, ha avuto il compito di ricostruire il quadro dei valori e degli atteggiamenti dei giovani nati dal 1995 al 2010 e, soprattutto, di comprendere in quale modo le aziende possano intercettarli per catturare la loro attenzione dal punto di vista commerciale. Negli ultimi anni, sono state moltissime le indagini che hanno fatto il punto su questa generazione, tutte sottolineandone le diversità, a volte finendo per dipingerla come portatrice di un cambiamento tanto radicale da minacciare l’ordine costituito. Ma quanto la diversità è da sempre un tratto costante delle generazioni giovanili, specialmente agli occhi degli adulti? Quanto della loro novità è destinato a rimanere o a ricomporsi, a mano a mano che i ragazzi diventano adulti?

Dimensione adulta

Sì, perché gli anni passano per tutti, anche per i ragazzi della Gen Z, e alcuni di loro hanno ormai 25 anni suonati. Il 20% di loro in Italia e Spagna, e almeno il 40% in Germania, Francia e Uk ha già lasciato la famiglia e vive autonomamente. Sta entrando di fatto in una dimensione adulta, confrontandosi inevitabilmente con acquisti di ogni taglia, da quelli minori, della quotidianità ordinaria, a quelli straordinari come auto e scelta della casa. Quindi, se di minaccia si tratta, occorre non vederla come astratta, di lì da venire, ma come già presente tra noi. Così questa volta abbiamo provato a guardare la Gen Z per quello che ormai è: un target già concretamente importante, destinato a diventare fondamentale nel giro di pochi anni.

Scarsa conoscenza dei brand

Come prima cosa ci siamo riproposti di verificare se fosse ancora vero quanto avevamo avuto modo di constatare con la prima edizione della stessa indagine, condotta nel 2019, unicamente in Italia. Allora era emerso nettamente che il livello di conoscenza delle categorie di prodotti e delle marche da parte della Gen Z fosse estremamente basso, nettamente inferiore a quello degli adulti. A distanza di due anni, e su scala europea, questo fenomeno è stato ampiamente confermato. La semplice domanda “quanto sai, quanto conosci di questo settore merceologico”, è bastata a fare emergere un livello di conoscenza dei settori basso, se non estremamente basso quando a rispondere sono ragazzi che non si occupano in prima persona degli acquisti. Posizionando sull’asse delle X i punteggi di conoscenza fatti registrare dalla Gen Z per ciascuno dei vari settori (la scala va da 1 = “non conosco per niente” a 10 = “conosco molto bene”), nessuno di loro arriva alla soglia del 7, discriminante tra valori insufficienti e positivi.  Mettendo sull’asse delle Y invece le percentuali di quanti di loro hanno un ruolo attivo negli acquisti, sempre per ciascuno dei singoli settori, si crea una mappatura dei vari settori in funzione delle coordinate di conoscenza e ruolo d’acquisto, che mostra una forte relazione tra le due: la prima cresce in funzione della seconda. Questo significa che la maggior parte di loro arriva impreparata al momento in cui deve compiere le prime scelte di acquisto e demanda alla sola esperienza sul campo la formazione di un’opinione. In seconda battuta vuole anche dire che alcuni temi oggi non fanno più breccia. Uno per tutti è quello del mondo dei motori che un tempo appassionava i giovani, anche quelli ancora lontani dal dotarsi di patente o acquistare un veicolo. Altrettanto bassa è la conoscenza di marche e prodotti specifici, che è sempre inferiore a quella degli adulti, fatta eccezione per un lotto di marche del largo consumo prevalentemente dedicate ai giovani. Dunque, l’occasione in cui si iniziano a fare le scelte concrete è il momento magico che le aziende hanno l’opportunità di cogliere per ingaggiare i nuovi clienti. Considerando che, in mancanza di conoscenze di merito, agli occhi della Gen Z, outsider e marchi blasonati partono necessariamente allo stesso livello.

La dieta mediatica

Ma per quale motivo la conoscenza misurata presso la Gen Z è nettamente inferiore a quelle degli adulti? Andiamo con ordine. La causa principale sta sicuramente nello scarso utilizzo dei media tradizionali: il consumo di tv e radio presso la Gen Z è decisamente inferiore. La loro dieta mediatica esclude questi mezzi, o li limita a specifici eventi, mirati e programmati. In questo modo viene a mancare la forza dell’ascolto della comunicazione pubblicitaria televisiva, che ancora oggi è senza dubbio quella più potente ed efficace. Manca sia in termini di esposizione attiva, quella in cui lo spettatore è attento e coinvolto, sia in termini di esposizione passiva, che si limita ad un sottofondo al quale magari non si presta coscientemente attenzione, ma che lavora comunque.

Il web

Ma non c’è solo questo. Occorre iniziare a domandarsi se ci sia una concausa legata all’interazione massiva con gli algoritmi del web, programmati per proporre contenuti simili a ciò che il singolo utente ha dimostrato di gradire. Dalla nostra indagine emerge che il rapporto che la Gen Z ha con il web, va oltre la definizione di forte consumo e, per ammissione stessa degli intervistati, assume i contorni di una dipendenza. Circa il 60% di loro dichiara di consultare il cellulare “Ogni volta che posso/mi va (anche a scuola/di notte)” e il grado di accordo con la frase “dipendiamo troppo da internet” in Francia, Italia e Spagna supera abbondantemente il punteggio medio 7, su scala da 1 a 10. Questa esposizione costante potrebbe aver finito per scavare conoscenze verticali, profonde su argomenti specifici, alle quali si contrappongono scarse conoscenze su tutto il resto. L’esposizione passiva alla pubblicità televisiva non è stata dunque sostituita da una forma simile di contatto con ciò che non rientra nella propria sfera di interesse. In ogni caso, la conseguenza pratica è che nel momento in cui si affacciano agli acquisti, i ragazzi della Gen Z sono in totale assenza di conoscenza dei settori, delle marche e dei prodotti, ma hanno l’esigenza di imparare ad orientarsi per compiere le proprie scelte. Tra i vari argomenti trattati, l’indagine di Eumetra International ha individuato che cosa occorre dire, quando e come per riuscire ad ingaggiarli nelle scelte di consumo: cosa affatto banale. “Gen Z: the best is yet to come” è una indagine multi-client country di proprietà di Eumetra International SA.  Il rapport finale è disponibile, con una fotografia generale dei valori di base, il confronto con le altre generazioni ed alcune sezioni di approfondimento specifiche sui mercati auto, moto, bancario, largo consumo e caffè.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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