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Io e Giuseppe Conte: come costruisco la vita social del politico dell’anno

Autore: D Sechi

Dario Adamo


Da new entry nella sala dei bottoni a unico baluardo contro la crisi a nuova guida di un movimento che cerca di rilanciarsi. Dietro la figura dell’ex Presidente del Consiglio c’è uno staff che lavora sulla sua immagine, c’è Dario Adamo che è il suo social media manager, che ci racconta il dietro le quinte

Nell’era dominata da social proliferano i manuali del “sembra facile, anzi lo è di sicuro, che ci vuole?”. Non si contano più le fila di ex aspiranti esperti, trasformatisi in neo saggi, in scienziati, maghi per tutte le occasioni, de ci penso io. I social media come apoteosi di un’idea di rivoluzione comunista? Un giro di volta dai connotati punk contro le certezze dell’establishment, contro i soloni della tecnica e del controllo della sapienza? La rete che ci salva da possibili cadute rovinose e ci offre la possibilità di costruire identità inedite, fresche, inattese, completamente inventate.

Serietà, please

Ma quando la dimensione social deve confrontarsi con la realtà, deve comunicare la concretezza oltre l‘uscio di casa, deve scendere nell’agone politico? Mugugni in sala. Facebook, Instagram e compagnia bella sono fotografie pop, istantanee di leggerezza, nulla a che spartire con la verità, che sa di serietà e studio a lume di candela, o almeno così ho letto sui social. Risate, ironie e sarcasmi, oltre a un discreta marea di insulti, se qualcuno anche solo pensa di spingere sulla fama popolare di personaggi celebri per accedere al consenso giovanile su temi come, che so, la salute pubblica. Invece, in barba a quelli che… si stava meglio quando si stava peggio, ah signora mia che tempi, non ci sono più le mezze stagioni e neppure gli uomini veri, l’ambito social è entrato ovunque, caratterizza la nostra quotidianità a qualsiasi livello, serve per comunicare e per farlo alla svelta. A tempi frenetici servono misure adeguate. Voglio andare a vivere in campagna!, prego si accomodi, ma qui la vita prosegue e deve adeguarsi.

Social Chigi

Succede che a un certo punto della nostra storia repubblicana, arrivi a Palazzo Chigi un personaggio estraneo alla politica, frutto di compromesso colorato di giallo verde, che lo stesso sia spettatore protagonista di una crisi istituzionale, che riesca a tenere il suo posto, a cavallo di un rinnovato storytelling, che inciampi insieme al mondo in una pandemia, che si trasformi in una sorte di ultimo baluardo, che riempia un’intera stagione dell’italiano medio. Un percorso costruito anche sui social media, per nulla facile. Dietro c’è uno staff, e c’è un social media manager, si chiama Dario Adamo ed è l’ombra di Giuseppe Conte.

Cosa fa il social media manager del Presidente del Consiglio?

«Svolge un lavoro che nasconde non pochi tranelli. In estrema sintesi, occorre gestire l’immagine di un personaggio, capire cosa dover dire, quando e dove, ossia su quale media sia più appropriato apparire. Un’attività divenuta ormai fondamentale in campo istituzionale e politico. In generale, bisogna avere una certa sensibilità che aiuti nel declinare l’immagine ed è per questo che occorre vivere accanto al personaggio. Io da due anni vivo a stretto contatto con Giuseppe Conte».

Come si svolge una giornata al servizio di un uomo politico come Giuseppe Conte?

«Le giornate non hanno orari, vivi e operi all’interno di un unico spazio temprale lavorativo, devi seguire ogni cosa e capire cosa potrebbe scaturirne in termini di comunicazione».

Facciamo qualche esempio concreto…

«Giuseppe Conte annuncia un nuovo DPCM, l’addetto alla comunicazione deve essere pronto a lanciarlo sulle piattaforme più appropriate, il tutto dopo un confronto serrato e costante con lo staff, dal quale nascono idee, stimoli ulteriori, che vengono utilizzati, filtrati, modificati».

Assomiglia al lavoro di una redazione

«Esattamente. Un vero e proprio piano editoriale. In tutto questo, non bisogna mai farsi prendere da panico o fretta, ci si deve sempre ritagliare quel minuto in più per non incorrere nella gaffe. Studio, aggiornamento, cultura sono fondamentali, ma si tratta anche di un mestiere che si impara sul campo, tra errori e affermazioni».

Due anni riassunti in episodi chiave?

«Mi viene in mente il momento in cui il Governo bloccò i voli provenienti dalla Cina, o ancora la conferenza stampa delle 2 di notte in cui venne annunciata la chiusura del Paese. Ma anche la liberazione di Silvia Romano ha rappresentato un momento topico: la telefonata di Giuseppe Conte ad annunciarmi un fatto clamoroso, la necessità di comunicarlo in maniera immediata ed efficace. In generale, la preparazione di qualsiasi conferenza stampa nell’ultimo anno ha rappresentato una sfida».

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Dario Adamo a colloquio con Giuseppe Conte

 

Come ha preso il via l’avventura accanto a Giuseppe Conte? O forse è meglio fare un ulteriore passo indietro: da dove arriva Dario Adamo social media manager?

«Da normali studi in Scienze della Comunicazione, da approfondimenti seguenti in capo cinematografico e televisivo, da un master in social media management. Dopo essermi fatto le cosiddette ossa nel campo dello spettacolo, sono entrato in contatto con il Movimento 5 Stelle, ho lavorato alla campagna elettorale di Lugi Di Maio, che fu un successo, per poi approdare a Giuseppe Conte, all’epoca uomo estraneo alla politica».

La figura di Conte è stata ovviamente sezionata, analizzata, celebrata e criticata. Un neo politico che si trova alle prese con una crisi istituzionale e poi con un’emergenza sanitaria e con le relative conseguenze sociali. Come ha reagito?

«È una persona piacevole, molto umana, il che non è scontato perché a questi livelli è facile perdere la calma. Non è insomma una persona nevrotica. Anche Luigi Di Maio, con il quale ho lavorato, è molto tranquillo».

Magari la calma potrebbe averla persa il social media manager…

«È ovvio che le difficoltà non sono mancate, soprattutto di fronte alle critiche legate a una certa personalizzazione della politica. Per esempio: perché utilizzare la pagina Facebook personale dell’uomo politico e non quella ufficiale della presidenza del consiglio? Perché se devo comunicare qualcosa di importante, voglio raggiungere il maggior numero di persone e posso farlo meglio agendo sui 2 milioni di follower presenti sulla pagina di Giuseppe Conte, rispetto ai 200.000 che frequentano quella della Presidenza del Consiglio».

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Dario Adamo con il premier durante la pandemia

 

Accerchiati dai social: nel breve volgere di due lustri, quanto è cambiata la vita di un politico?

«È sicuramente diventato molto difficile tenere le cose segrete. Se poi ci si imbatte in una pandemia è un dovere informare e farlo con tutti i mezzi che si ritengono appropriati. I social aiutano, attraverso loro Giuseppe Conte si mostra senza filtri e viene premiato: la giornata che ha sancito il suo abbandono da Palazzo Chigi ha registrato un record, forse addirittura mondiale, con 13 milioni di interazioni su Facebook. Un anno fa, una cosa simile accadde con il post rilasciato il giorno di Pasqua, la prima da passare senza i propri cari. Costruimmo un messaggio chiaro, che potesse regalare sostegno, vicinanza e speranza, scegliemmo la foto che potesse accompagnare l’intera giornata, studiammo il momento della pubblicazione, l’ora di pranzo, cogliemmo l’attimo in cui tutti scrivevano un pensiero su quella domenica. Ecco racchiuso in pochi frame il senso di questo lavoro, per il quale occorre avere una certa sensibilità nei riguardi di quello che accade e su come rispondere; da qui si parte per la selezione e il conseguente assemblaggio dei contenuti; si sceglie la tempistica più adeguata; si deve capire il momento, il giorno, la ricorrenza, come dimostrato anche dall’ultimo post, in ordine di tempo, ossia Giuseppe Conte che celebra la festa dei papà, un altro colpo andato a segno».

Quanto incide, e ha inciso, l’operato dei media ufficiali? Si sta cominciando a parlare sempre più di infodemia, di certo la confusione impera ed è stata alimentata non poco

«Non essendoci quasi più segreti, risulta strano leggere a volte notizie frutto di fonti discutibili, ma anche di elucubrazioni personali. Capisco l’esigenza di copertura, ma oggi gli aggiornamenti da parte dei protagonisti sono costanti. Quindi sì, di fronte a certe uscite non si può reagire bene. Però poi si deve rispondere e qui entra in campo anche il ruolo del social media manager».  

Conte è diventato gioco forza un personaggio pop, con un grosso seguito femminile. Potrebbe apparire poco serio, visto l’argomento, ma quanto conta l’aspetto estetico?

«Siamo stati fortunati, perché Conte è indubbiamente fotogenico. Ma attenzione, in politica si può lavorare bene anche senza simili doti, che se non trattate con equilibrio potrebbero provocare esiti opposti».

E ora?

«E ora siamo nella nuova fase: comunicare un personaggio politico che sarà la guida del nuovo Movimento 5 Stelle».

E se Dario Adamo dovesse un giorno stancarsi e rivolgersi ad altri ambiti?

«Ho iniziato occupandomi di cultura e cinema, in futuro mi piacerebbe operare nel campo del turismo, in questo l’Italia ha veramente molto da raccontare, un vero concentrato di food, cultura, storia, piaceri della vita. Ma non ancora arrivato quel momento».


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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