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Eurostat: Italia indietro in Europa per utenti connessi, spiccano video e social

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Andrea Lamperti, Direttore Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, commenta i risultati emersi dal rapporto Eurostat, con un focus su video e broadcaster

La classifica Eurostat sulla penetrazione di internet nel nostro continente relega l’Italia al quart’ultimo posto, davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Un risultato deludente, pari al 74% della popolazione 16-74 del BelPaese, sotto la media rilevata dall’Ufficio Statistico dell'Unione Europea che si attesta all’85%. Al vertice della graduatoria, relativa al 2018, troviamo la Danimarca (98%), seguita da Lussemburgo (97%) e Paesi Bassi (95%). In generale, si nota un’impennata nell’uso di internet da parte degli europei negli ultimi anni: nel 2007 era online solo il 57%, salito al 73% nel 2012 per arrivare all’85% nel 2018. Ma cosa fanno gli italiani in rete? Secondo Eurostat il web viene usato principalmente per le email (57%), per guardare video (52%) e per i social (46%). Anche gli europei usano internet principalmente per la posta elettronica (73%), poi per cercare informazioni su beni o prodotti (70%), per guardare video (57%) e social (56%). Dati molto interessanti che DailyNet ha provato a chiarire con l’aiuto di Andrea Lamperti, Direttore Osservatorio Internet Media presso Osservatori Digital Innovation presso il Politecnico di Milano. Andrea Lamperti Nella fotografia restituita da Eurostat l’Italia non brilla. È vero e secondo me questa performance è connessa principalmente a due motivazioni legate fra loro. Da una parte l’Italia sconta la sua unicità morfologica, è un Paese montuoso, con tante isole e un forte discostamento tra nord e sud. Per questo, ed ecco il secondo fattore, il nostro Paese fatica a operare in modo omogeneo. Prendiamo l’esempio del Turismo, un settore in cui l’Italia è frammentata e il divario nord/sud è assai visibile, con i turisti stranieri che privilegiano le grandi città d’arte, fermandosi molto spesso a Roma. In questo contesto, a mio giudizio, la politica si è mossa in ritardo, non riuscendo a superare tempestivamente le difficoltà che ho elencato al fine di dotare l’Italia di una infrastruttura di rete adeguata e in linea con gli altri Paesi europei. Se guardiamo al secondo punto toccato dallo studio Eurostat, relativo al comportamento degli utenti italiani, cosa ci dice? Anche noi osserviamo un consumatore italiano molto attento e ricettivo verso due formati, social e video, evidenze ben sottolineate dai dati Eurostat. È un discorso figlio dell’italianità e del ruolo primario che la televisione gioca ancora nella nostra dieta mediatica. Non è un caso se al piccolo schermo viene destinato circa il 50% degli investimenti pubblicitari, livelli molto più elevati rispetto a mercati come Gran Bretagna e Stati Uniti. Secondo lei, questa affezione verso il la tv è comune anche al video online? Certamente, i comportamenti appena descritti si ritrovano anche sui canali online e mobile. Sul fronte pubblicitario la quota veicolata in video advertising sul totale della pubblicità digitale, in Italia è maggiore in confronto a UK e Stati Uniti e persino superiore ai livelli del Giappone, paese all’avanguardia in quest’ambito. Alla luce di quanto detto e di un mercato concentrato come quello dell’advertising online italiano, come sta evolvendo il ruolo dei broadcaster in rete? Anche il segmento video è molto concentrato, con YouTube che ha sicuramente una proposizione di primo piano e, più in generale, con gli altri social network che hanno approntato un’offerta ampia e strutturata. Tuttavia anche i broadcaster hanno definito la loro proposta, pensiamo a Rai, Mediaset e NowTv, registrando livelli soddisfacenti di traffico e raccolta pubblicitaria. Credo che oggi, in questo campo, la differenza sia fatta dalla massa di utenti e dalla difendibilità stessa. E qui chiaramente Facebook e YouTube fanno la parte del leone. Per concludere come descrive il mercato italiano? Il mercato pubblicitario è sicuramente oligarchico e questo si evince da come sono conformate le community. Per quanto riguarda la raccolta la concentrazione rimane un dato di fatto, ma c’è una sfida importante sul fronte dei contenuti, in cui è lecito pensare che i broadcaster avranno una posizione di primo piano.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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