L’evento, promosso da Facebook e Giovani Imprenditori di Confindustria, ha portato agli occhi delle aziende la fotografia di un Paese con grandi potenzialità, un mercato in crescita, ma una preparazione ancora troppo scarsa per cogliere le occasioni. Sul palco del MiCo, alcune tra le eccellenze nazionali hanno raccontato le loro visioni
Il MiCo con gli abiti delle grandi occasioni si è tenuto ieri il FED, altrimenti conosciuto come Forum dell’Economia Digitale, promosso da Facebook e Giovani Imprenditori di Confindustria. Il sottotitolo Be The Change suggerisce al pubblico di circa 2000 persone che è il momento di una presa di coraggio e affacciarsi con decisione al digitale e all’innovazione. Per il digitale italiano ad esempio si prevede un 2019 in crescita del 2,5% (con un volume d’affari di 72,2 miliardi di euro) e, nonostante il paese sia 26esimo nella classifica europea per competenze digitali con solo il 44% delle persone tra i 16 e i 74 anni in grado di padroneggiare skill di base, il trend rimarrà positivo per i prossimi due anni (+2,8% nel 2020, +3,1% nel 2021). Intanto, nel 2018, in Italia il mobile business è cresciuto del 9,4%, l’IoT del 19,2%, il cloud del 23,6%, la cybersecurity del 12,2%, i dispositivi indossabili del 15,3%, le piattaforme per il web del 13,7%, mentre hanno acquisito consistenza le applicazioni di intelligenza artificiale, big data e blockchain.
Le stime dicono che il 2019 sarà in linea con questi numeri. Una situazione che Luca Colombo, country director di Facebook Italia, ha commentato così: “Oggi uno dei principali abilitatori del cambiamento è proprio il digitale, settore che si conferma in costante e forte crescita. Per sostenere il suo sviluppo sono, tuttavia, necessarie delle forti competenze digitali: il 90% delle PMI in Italia riconosce infatti che, per la crescita di un’impresa, le competenze digitali sono imprescindibili. Se nei prossimi tre anni il nostro Paese riuscisse ad allineare la diffusione dei digital skill alla media europea, il nostro tessuto sociale e produttivo sarebbe più efficiente, aumenterebbero gli investimenti e l’occupazione e migliorerebbe il tasso di innovazione nelle imprese”.
I brand e l’utilizzo del digitale
Oltre alle digital skills le aziende hanno bisogno di avere una visione critica del digitale, quella che consente di individuare attraverso l’analisi del media e di chi lo frequenta nuove direzioni di business. È il caso di Angela Missoni, Direttore Creativo e Presidente di Missoni, e la figlia Margherita Missoni, Direttore Creativo di M Missoni, che in modi diversi hanno catturato a Instagram insight e talenti importanti per dare una svolta all’immagine di Missoni e di M Missoni. Angela ha introdotto la tecnologia nella progettazione delle collezioni e nel reperimento di creators in grado di dare una svolta all’immagine del marchio, inserendo elementi da loro prodotti nelle sfilate e nella comunicazione del brand. «Il trend più importante ed evidente del digitale è il passaggio dall’esclusività all’inclusività. Questo ha trasformato la comunicazione, che da univoca diventa dialogica. Inoltre, mezzi come Instagram hanno le loro specificità che, se colte, suggeriscono quali tipi di prodotti possano davvero funzionare. Gli occhiali esagerati e gli orecchini molto grandi sono tornati per via dei selfie e della visibilità che da questi traggono. Lo stesso è successo nel mondo dei costumi da bagno, dove gli investimenti si sono alzati», spiega Margherita Missoni.
Lo stesso filo conduttore, ma dall’estremità opposta, è stato seguito da Mukako, un’azienda che produce particolari giochi per bambini progettati a partire dai requirement dei genitori su Facebook Messenger. «Il primo anno lo abbiamo passato in chat con i genitori. Volevamo portare sul mercato un prodotto totalmente nuovo, e abbiamo chiesto loro quali caratteristiche dovesse avere un gioco per bambini. Il risultato è stato un prodotto che sia longevo, di arredo e che possa svolgere altre funzioni. Una volta lanciato sul mercato è stato un successo», ha spiegato Martina Cusano, co-founder e CEO di Mukako. Feedback da paesi diversi hanno poi portato a modifiche di prodotto tali da cambiarne addirittura l’utilizzo. L’approccio di WeRoad invece parte dall’idea di digitalizzare le agenzie di viaggio azzerando la distanza coi consumatori attraverso le chat, suggerendo loro la meta di viaggio e selezionando viaggiatori affini tra loro. Anche in questo caso «il feedback sta alla base di tutto. Inoltre, i partecipanti sono coinvolti nella produzione editoriale attraverso le fotografie che scattano spontaneamente, diventando così dei veri e propri ambassador», afferma Paolo De Nadai, fondatore di WeRoad.
Professionalità e skills nel futuro
L’Italia, per Enrico Mentana, soffre di un mancato ricambio generazionale necessario per il progresso industriale. L’apertura della testata online Open nasce, come spiega lui stesso, dalla necessità di parlare il linguaggio dei giovani per raccontare ai giovani stessi il mondo e ciò che vi succede ogni giorno. L’idea alla base del sito è quella di inserire giornalisti under 30 nel mercato del lavoro: «solo loro sono in grado di parlare in modo naturale il linguaggio di una fascia di popolazione che non si informa». «Il mondo sta evolvendo e in Italia chi lavora sono sempre le stesse persone. Paternalismo e continuismo sono la rovina del Paese», continua.
Blockchain e criptovalute
Se l’Italia è in ritardo sull’Europa in una serie di temi, sulla blockchain rappresenta un’avanguardia continentale. Martedì l’Italia ha conquistato la presidenza dell’European Blockchain Partnership per un anno, e anche a livello statale è già stata costruita una commissione governativa che metterà a punto, entro la fine di marzo, il piano strategico nazionale da sottoporre alla Commissione Europea. Blockchain che sta inseguendo anche Libra, la nuova criptovaluta supportata da Facebook e altre 28 aziende, «ma il nostro obiettivo è arrivare a 100 membri prima del lancio del registro condiviso, che avverrà nei prossimi mesi», rivela Bertrand Perez, Managing director e COO di Libra Association. La nuova valuta «non compete con le banche ma comrpe i servizi che le banche non offrono. Siamo complementari e puntiamo ad abbassare i costi di trasferimento del denari nei micro-pagamenti e raggiungere quel miliardo di persone che ancora non hanno a che fare con le banche», conclude. «Siamo sempre più convinti che innovazione e digitalizzazione siano la risposta a ogni domanda su come far crescere l’Italia. E il cambiamento che portano nei settori tradizionali ci da l’opportunità di trasformare le imprese, creare nuovi spazi di business, esplorare nuovi mercati. Queste trasformazioni aumenteranno da qui a un anno il fabbisogno di professioni ICT tra le 45mila e le 71mila unità. Ancora più determinante sarà quindi colmare il gap di competenze che è una vera emergenza Paese: la cultura digitale deve fare ingresso nelle scuole e nelle università, per creare gli innovatori, i manager, i lavoratori, gli imprenditori di domani», conclude Alessio Rossi, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria.