La Mela non ci sta e risponde pesantemente al concorrente svedese che a inizio settimana ha richiesto a Bruxelles di indagare su una presunta concorrenza sleale relativa all'App Store
Apple ha risposto alla denuncia di Spotify, che a inizio settimana si è rivolta agli organismi antitrust europei segnalando un comportamento sleale da parte della Mela. L’azienda di Cupertino, ieri, ha rifiutato le accuse affermando che l’obiettivo del servizio svedese “è fare più soldi grazie al lavoro degli altri”.
La vicenda era cominciata lunedì quando Daniel Ek, CEO di Spotify, ha pubblicato una lettera in cui sottolineava come App Store privi la libera scelta dei consumatori e imponga una “tassa ingiusta” ai concorrenti della società obbligandoli ad alzare i prezzi procurandosi un vantaggio. In un comunicato Apple ha detto che Spotify vuole i benefici delle applicazioni free, senza però esserlo.
"Spotify non sarebbe l'azienda che è oggi senza l'ecosistema dell'App Store, ma ora sta provando a sfruttare la sua scala per evitare di contribuire a mantenere quell'ecosistema per la prossima generazione di imprenditori di applicazioni. Pensiamo che sia sbagliato", ha scritto la Mela. D’altro canto, Spotify sostiene che il 30% di fee sugli acquisti in-app rende impossibile una competizione leale. Apple ha bollato questa affermazione come “retorica fuorviante”: il colosso americano ha ricordato che l’84% delle app presenti nel suo store non paga alcuna commissione e che dopo un anno di abbonamento si passa da una quota del 30 al 15%. La società ha aggiunto di aver supportato Spotify nelle attività di sviluppo tecnologico e dei pagamenti.