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Brand e sostenibilità: «Chi non innova il proprio modello di business e operativo uscirà dal radar dei consumatori»

Autore:

Auro Palomba


Secondo ad Auro Palomba, Presidente e Fondatore di Community Group, non essere sostenibili renderà difficile vendere prodotti, attirare talenti e procurarsi nuove risorse finanziarie. Cambiare è possibile, ma bisogna abbandonare i modelli aziendali tradizionali. La comunicazione corporate, poi, convergerà con quella di prodotto per raccontare l’impegno della marca

Una scossa green ha riacceso la coscienza di milioni di persone attorno al mondo. La sostenibilità ambientale è minacciata da una società che per molto tempo ha considerato l’inquinamento, lo smaltimento dei rifiuti e l’enorme utilizzo di risorse naturali come un problema di serie B. Sull’onda di Greta Thunberg, le piazze si sono riempite, due settimane fa, di manifestanti di ogni età. Ma specialmente di giovani, preoccupati per il proprio futuro e per il funzionamento del sistema. Alcuni studi suggeriscono che la generazione Z ripone le proprie speranze nei brand, più che nelle istituzioni e nei governi, e allora cosa possono fare i brand per rispondere a questa chiamata? DailyNet ci ha riflettuto insieme ad Auro Palomba, Presidente e Fondatore di Community Group, che insieme a Nativa ha fondato il Competence Center con l’obiettivo di accelerare la diffusione di solide competenze presso vari stakeholder e lo sviluppo di leadership per la sostenibilità.

Secondo diverse ricerche, le persone indicano le aziende come principali depositarie della loro fiducia nel cambiamento sociale ed ecologico. Questo rappresenta un’ottima opportunità da sfruttare a livello di marketing ma anche un grande onere in termini di dinamiche interne e operative. In che modo, le aziende, dovranno bilanciare i due aspetti?

Le dinamiche di mercato e i comportamenti dei consumatori cambiano radicalmente parametri di riferimento per le imprese, che sono sempre più urgentemente chiamate a evolvere e individuare un nuovo modo di fare business. Qualche settimana fa, il Financial Times, ha dedicato una copertina al tema e titolava “Capitalism: time for a reset”. Il messaggio è chiaro: i modelli tradizionali di riferimento sono sempre meno sostenibili e le imprese che lo capiranno per prime acquisiranno vantaggi competitivi forti sulle altre. Siamo quindi di fronte a un cambiamento epocale che va decisamente oltre alle opportunità di marketing che esso porta con sé. Parliamo di un nuovo concetto di sostenibilità che si abbraccia a 360 gradi tutte le attività dell’azienda. Esso non riguarda solo la qualità e le modalità di realizzazione dei singoli prodotti o il modo di pubblicizzarli e comunicarli, ma toccherà i modelli di funzionamento operativo e di sviluppo di tutte le aziende, comprese quelle che operano nei settori più tradizionali.

Un brand che si rifiutasse di abbracciare un purpose a che futuro andrebbe incontro?

I parametri tradizionali di misura del vantaggio competitivo non saranno più sufficienti a determinare il successo d’impresa. La sostenibilità stravolge tutto e chi non innova in questi termini il proprio modello di business e operativo, è destinato ad uscire prima o poi dal radar dei consumatori. Un brand che intrinsecamente non è sostenibile avrà sempre maggiori difficoltà a vendere prodotti, ad attirare talenti e a procurarsi nuove risorse finanziarie. Un esempio di come stia crescendo il consumo responsabile ci arriva dai dati del Global Web Index, secondo cui il 61% dei Millennial si dichiara incline a pagare di più per prodotti sostenibili o eco-friendly. Il cambio di paradigma rappresenta quindi un must per tutte le aziende che vorranno sopravvivere nel mercato dei prossimi anni.

È sostenibile per un brand, nel quadro dell’economia contemporanea, un modello aziendale capace di produrre benefici sia per azionisti e i clienti, sia per le comunità circostanti?

Assolutamente sì, ma deve essere chiaro che si tratta di un modello aziendale completamente differente da quelli a cui siamo abituati. Non a caso, abbiamo parlato di un cambio di mentalità che non deve riguardare solo i singoli brand ma tutte le linee e i livelli aziendali. Gli esempi di come tutto ciò possa funzionare ci arrivano direttamente da Nativa, realtà che accompagna le aziende italiane nel percorso di certificazione per diventare B Corp. L’Italia è il paese al mondo con il maggior tasso di crescita di B Corp e le oltre 80 imprese italiane certificate hanno già adottato questo nuovo modello di business: il marchio “Benefit Corporation” testimonia come pratiche di questo tipo siano non solo possibili, ma anche in grado di produrre ottimi risultati a livello di business. Da non sottovalutare comunque, in questo senso, l’importanza della comunicazione: questi esempi positivi sono un’arma fondamentale per permettere ad altri modelli sostenibili simili di crescere e diffondersi. È per questo che anche noi abbiamo deciso di cominciare il percorso per diventare una Benefit Corporation. Vogliamo dimostrare ai nostri clienti che siamo i primi a credere in questa rivoluzione.

Il 2019 non sarà di certo ricordato come un anno d’oro per il segmento pubblicitario. Se il flusso economico dovesse restare lo stesso i brand si troverebbero a dover razionalizzare i loro investimenti. Quale sarebbe, secondo lei, una corretta ripartizione tra il budget dedicato alla vendita e quello alla comunicazione delle iniziative ecologico-sociali?

Siamo sicuramente in un’epoca in cui la differenza tra comunicazione di prodotto e comunicazione corporate sta scomparendo. La sostenibilità, quindi, deve essere considerata un tema trasversale da cui aziende e professionisti della comunicazione non possono prescindere. Naturalmente continuerà ad essere importante bilanciare gli investimenti adv con quelli in comunicazione tradizionale. Ma parliamo di attività diverse tra loro, con target completamente differenti. Il tema della sostenibilità dovrà trapelare sia in un caso sia nell’altro in maniera coerente e bilanciata.

Come funziona il Competence Center fondato da Community e Nativa?

Il Competence Center nasce dalla consapevolezza della forza del circolo virtuoso che si innesca tra sostenibilità e reputazione e rappresenta l’unione delle forze tra professionisti della comunicazione e professionisti della sostenibilità che si aiutano a vicenda per diffondere modelli virtuosi nelle rispettive comunità di riferimento. Il suo obiettivo è accelerare la diffusione di solide competenze presso vari stakeholder e lo sviluppo di leadership per la sostenibilità. L’accordo tra Community e Nativa si fonda infatti sul concetto di Interdipendenza, principio guida per tutto il movimento delle B Corp. In base ad esso, le nostre società si impegnano a creare valore e impatto positivo l’una verso l’altra e, insieme, verso tutti gli stakeholder e verso le generazioni future.


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incarichi e gare

Autore: V Parazzoli - 19/04/2024


Armando Testa vince il bando biennale da 1,5 milioni per l’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica di Regione Umbria

È stato aggiudicato ad Armando Testa il bando emesso dalla Regione Umbria per l’affidamento dei servizi per la progettazione e gestione della strategia d’immagine del brand Umbria finalizzati all’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica integrata, del valore totale, IVA esclusa, di 1.554.993.44 euro in 24 mesi (777.496,72 per i primi 12 e altrettanti per l’opzione di rinnovo per altri 12). L’agenzia guidata da  Marco Testa ha superato, nell’ordine di classifica frutto della somma tra punteggio tecnico e offerta economica: l’rti di Heads Group con Digical e Dekmatis; l’rti di Studiowiki con DS Tech; LDB; Digitalmakers; e Blossom. Esclusi dopo la valutazione tecnica: l’rti di Deva Connection con Idea Docet, Stimulo Design S1 e Artefice Group; e Pirene. Premesse Obiettivi e Finalità dell’appalto: il quadro di riferimento è costituito dal MTU, Masterplan per il Turismo Umbro, lanciato con l’intento di definire in modo del tutto innovativo una linea di sviluppo integrato dell’Umbria a partire dalla sua eccezionale opportunità rappresentata dal turismo. Il MTU non si limita al settore turistico in senso stretto e tradizionale, ma prevede una fortissima interazione tra tutti gli elementi e le competenze che contribuiscono all’attrattività turistica di un territorio, a partire dalla sua marca e fino alle varie connessioni settoriali che rendono il turismo trasversale ed insieme motore di sviluppo anche molto oltre i suoi effetti diretti. E’ stata pertanto intrapresa una strategia di medio-lungo periodo da cui discendono le tattiche opportune: un’azione integrata che arrechi vantaggi ed economie di scala e di scopo in una serie di attività che in passato hanno sofferto di scoordinamento. A tal fine è stata adottata una marca corporate unica regionale, in grado di ricavare valore per il turismo dalle varie eccellenze di sistema e che sia condivisa il più possibile da vari settori produttivi (turismo, agricoltura cultura, artigianato, trasporti, attività produttive). Nella fase attuale, pertanto, si rende necessario implementare presso il mercato interno e i mercati internazionali il nuovo logotipo unico regionale, nei termini di marca ad “ombrello” che racchiude le varie eccellenze del sistema umbro e valorizzi non soltanto il turismo regionale ma si riveli capace di configurare un’operazione strategica di sistema. Punti di forza I punti di forza distintivi della Marca Umbria che le indagini sinora condotte hanno restituito sono: una Terra dei Cammini nella natura, ricca di Borghi storici ed eventi, famosa per i prodotti enogastronomici. Meritano ulteriore valorizzazione le attività outdoor, il benessere, la lentezza, ecc. Occorre rafforzare il posizionamento sui mercati consolidati (centro Italia e centro-nord Europa in particolare), e al contempo costruire un nuovo e più attuale riposizionamento per il tempo libero, la mobilità lenta, le attività outdoor e plein air, anche mediante una consistente e sempre più incisiva diversificazione di prodotto in tal senso. ll marketing turistico deve cercare inoltre di trasformare l’attrazione naturale delle aree più vicine da escursionismo in prodotti turistici, organizzando tutte le occasioni in modo da facilitare il pernottamento. Nel medio raggio è essenziale giocare sui prodotti connotanti, e cioè quelli basati su attrattori certamente speciali. Perimetro L’agenzia prescelta dovrà pertanto: provvedere alla ideazione creativa e sviluppo per output di campagne declinate sulle stagionalità e sui singoli mezzi off line e online curando la realizzazione di materiali pubblicitari e gli adattamenti degli esecutivi; fornire servizi e produrre materiali di comunicazione finalizzati all’implementazione e alla gestione del branding: realizzazione shooting fotografico, video corporate, spot pubblicitari e video clip; provvedere alla progettazione, redazione testi e realizzazione esecutivi di materiali istituzionali promo-pubblicitari. Nel lungo raggio è necessario muoversi in una logica fortemente selettiva, sugli attrattori in grado di generare prodotti “Star” e cioè irripetibili, di rilevanza mondiale, tali da consentire di affrontare mercati anche molto lontani, eppure sensibili alla specifica rarità. Tra i target attuali sono ancora relativamente rare le offerte “a valore”, in grado di rivolgersi a target più alti della media, e forse anche più giovani, andando verso quelle generazioni che rappresentano la punta di diamante dei comportamenti ed anche dei consumi. Tra gli strumenti occorre operare alcune precise scelte di priorità, che si prestano ad una condivisione con tutti gli attori del sistema. Ad esempio, in una prospettiva “omnichannel” le attività digitali assumono una importanza preminente. Infine, le attività di promo-comunicazione, per essere efficaci, devono incorporare quote crescenti di marketing intelligence, di creatività, di innovazione, passando dai media “comprati”, a quelli “guadagnati”, a quelli “creati”. 

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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