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Fake Follower: per Open Influence è arrivata l'ora di fare luce

Autore: Redazione


Il caso “fake follower” è scoppiato negli Stati Uniti, dove il New York Times ha smascherato una serie di profili “gonfiati” e agenzie che proponevano ai brand collaborazioni a pagamento. Open Influence torna sul tema

di  Karim De Martino  -  karim@openinfluence.com
Lo scenario oggi

Se agli albori dell’influencer marketing, la sfida principale per i brand fosse trovare il “giusto” influencer, stando alle cronache sembra che il problema sia diventato trovare l’influencer “onesto”. Ovviamente quando un problema arriva sotto agli occhi dell’opinione pubblica (ne ha parlato anche La Repubblica e diversi quotidiani Italiani), si fa presto a fare di tutta l’erba un fascio e a demonizzare una categoria intera. Come sempre andando ad analizzare la situazione si capisce che non solo le “mele marce” sono poche, ma anche che le truffe potevano quasi sempre essere evitate con l’utilizzo di strumenti di verifica gratuiti e un po’ di buon senso.

Karim De Martino
Una piaga per fashion e beauty

Tra gli articoli più interessanti vi invito a leggere un reportage pubblicato da WWD dal titolo Fashion World Grapples With Follower Fakes”. La storia inizia con un brand che si è accorto che l’influencer con 10 milioni di follower, con cui stavano chiudendo un contratto a 6 cifre, aveva una audience sospetta. In questo caso è bastato chiedere all’influencer gli analytics per accorgersi di anomalie nella distribuzione del pubblico, ma sono decine i servizi online che permettono di fare verifiche simili, con pochi click. Quello che emerge è che avere fake follower è la normalità e quella che viene definita la mentalità “everyone-else-is-doing-it-too” (“lo fanno anche tutti gli altri”) ha preso il sopravvento su trasparenza e buon senso. Anche in Italia abbiamo visto esempi di grosse aziende del beauty che hanno lavorato su campagne che includevano fino al 90% di fake follower e solo di recente (dopo lo scandalo in USA) queste aziende hanno dichiarato una nuova rotta di “trasparenza” e “tolleranza zero” verso fake e bot. La verità è però che nel 2017 nel mondo milioni di investimenti sono stati bruciati nel prevalere dei numeri sulla qualità.

Un danno per l'industria

Quello che succede quando si lavora con influencer che hanno fake follower è paragonabile all’acquistare uno spot tv in un programma che non va mai in onda, o una pagina su un giornale che non raggiunge mai l’edicola. I numeri (che determinano il prezzo) sono gonfiati e per questo rimangono solo numeri su file Excel o un report PowerPoint. Il risultato è che le campagne non performano (engagement deludente) o non convertono (acquisti pari a zero) e quindi il brand si dichiara insoddisfatto e sfiduciato dall’influencer marketing. Intanto però l’influencer che ha portato a termine la collaborazione ha la fila di altri brand che continuano a chiedere visibilità perché ha una grossa fanbase ed è estremamente conveniente. Questo, sia chiaro, è sempre il primo campanello di allarme!

Come si costruisce un'audience fake

Ci sono diversi modi di fare crescere la propria audience in maniera truffaldina. La strada più breve, ma anche più facilmente smascherabile, è affidarsi a siti che in poche ore popolano il nostro profilo di BOT. Basta fare una ricerca su Google per trovare questi servizi, che nonostante siano stati messi al bando da Instagram, continuano a lavorare con sedi nei paesi asiatici. Utilizzare questi servizi porta l’influencer ad avere dei gradini nel grafico della sua crescita, verificabile su SocialBlade.com (foto 1) e spesso molti dei follower sono basati in Paesi dove la pratica è diffusa (tra cui anche gli Stati Uniti).

Foto 1 - il grafico di crescita di un influencer che ha comprato follower a “pacchetti”

Il secondo metodo è quello di automatizzare una serie di azioni sul proprio profilo, come seguire altri utenti, commentare o condividere post. Per ogni 10 persone che seguiamo, mediamente una o due tornano a seguirci, quindi questi servizi fanno in modo di farci seguire ogni giorno 5.000 nuove persone così da aumentare di 500 follower. C’è però un limite al numero di persone che possiamo seguire, quindi nella notte lo stesso software cancella le iscrizioni ad altri profili, così da ripartire da zero la mattina dopo. La tecnica si chiama “follow-unfollow” ed è più difficile individuare il trucco guardando la crescita, prima di tutto perché di solito è omogenea nel tempo, secondo perché questi servizi permettono di geo-localizzare (ad esempio se seguo 5.000 profili in Italia, ricevo follower dall’Italia). I KPI da considerare per accorgersi di cosa sta succedendo sono due: l’engagement che di solito è molto basso in quanto questi utenti ci seguono per ricambiare, non perché sono interessati, e il grafico di chi viene seguito/cancellato (sempre disponibile su SocialBlade.com): se la linea fa zig-zag significa che l’influencer sta usando questa tecnica (foto 2).

foto 2 - il grafico tipico di chi adotta la tecnica follow-unfollow tramite BOT

Un terzo sistema è quello di entrare in delle community, spesso su Facebook, di influencer che si scambiano commenti e follower, le regole sono semplici: ogni membro posta un contenuto e gli altri sono tenuti a fare un like e lasciare un messaggio (di solito molto generico come “Wow che bello” o “Di che marca è?”). Questo comportamento è difficile individuare in maniera scientifica, non ci sono grafici a svelarci l’inghippo, ma ci sono alcuni indicatori. Ad esempio: l’engagement è troppo alto (sopra al 5-7% è sospetto) e i commenti sono molto simili, generici, di poche parole e arrivano sempre dalle stesse cerchie ristrette di utenti. Ovviamente lato influencer non si tratta di un processo scalabile, va gestito a mano, con tanta buona volontà e tempo da perdere, ecco perché spesso questo è il metodo preferito dai micro-influencer che vedono il tutto come un gioco finalizzato a ricevere prodotti omaggio, sconti o badge in una classifica.

L'importanza della tecnologia

Open Influence opera nel settore dell’influencer marketing dal 2013: cinque anni durante i quali la tecnologia ha fatto passi da gigante, permettendoci addirittura di eseguire analisi basate sui contenuti delle foto (grazie ad una partnership con l’Intelligenza Artificiale di Amazon Rekognition). Il “Quality Score” delle Audience è un elemento che è diventato la base di tutti i progetti, oltre ad una analisi dettaglia del sesso, età, location e interessi del pubblico per meglio targetizzare le campagne.  Nell’esempio in questa pagina possiamo vedere gli analytics di un influencer (il cui nome è stato cancellato). Si tratta di un profilo 100% Italiano (con post da Roma, Pescara, Chieti e Cesenatico), ma stranamente il pubblico è per il 35% Italiano, 14,5% Taiwanese, 14,5% Filippino e poi diviso tra paesi che vanno dagli Stati Uniti alla Romania). Senza voler insinuare un “illecito”, c’è da dire che i popolari brand menzionati da questo influencer, nell’eventualità che queste collaborazioni siano state effettuate a pagamento (cosa che non possiamo sapere) qualche domanda dovrebbero farsela… anche solo se gli avessero mandato un prodotto gratis!

la piattaforma Open Influence analizza la audience di un influencer “sospetto”

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incarichi e gare

Autore: V Parazzoli - 19/04/2024


Armando Testa vince il bando biennale da 1,5 milioni per l’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica di Regione Umbria

È stato aggiudicato ad Armando Testa il bando emesso dalla Regione Umbria per l’affidamento dei servizi per la progettazione e gestione della strategia d’immagine del brand Umbria finalizzati all’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica integrata, del valore totale, IVA esclusa, di 1.554.993.44 euro in 24 mesi (777.496,72 per i primi 12 e altrettanti per l’opzione di rinnovo per altri 12). L’agenzia guidata da  Marco Testa ha superato, nell’ordine di classifica frutto della somma tra punteggio tecnico e offerta economica: l’rti di Heads Group con Digical e Dekmatis; l’rti di Studiowiki con DS Tech; LDB; Digitalmakers; e Blossom. Esclusi dopo la valutazione tecnica: l’rti di Deva Connection con Idea Docet, Stimulo Design S1 e Artefice Group; e Pirene. Premesse Obiettivi e Finalità dell’appalto: il quadro di riferimento è costituito dal MTU, Masterplan per il Turismo Umbro, lanciato con l’intento di definire in modo del tutto innovativo una linea di sviluppo integrato dell’Umbria a partire dalla sua eccezionale opportunità rappresentata dal turismo. Il MTU non si limita al settore turistico in senso stretto e tradizionale, ma prevede una fortissima interazione tra tutti gli elementi e le competenze che contribuiscono all’attrattività turistica di un territorio, a partire dalla sua marca e fino alle varie connessioni settoriali che rendono il turismo trasversale ed insieme motore di sviluppo anche molto oltre i suoi effetti diretti. E’ stata pertanto intrapresa una strategia di medio-lungo periodo da cui discendono le tattiche opportune: un’azione integrata che arrechi vantaggi ed economie di scala e di scopo in una serie di attività che in passato hanno sofferto di scoordinamento. A tal fine è stata adottata una marca corporate unica regionale, in grado di ricavare valore per il turismo dalle varie eccellenze di sistema e che sia condivisa il più possibile da vari settori produttivi (turismo, agricoltura cultura, artigianato, trasporti, attività produttive). Nella fase attuale, pertanto, si rende necessario implementare presso il mercato interno e i mercati internazionali il nuovo logotipo unico regionale, nei termini di marca ad “ombrello” che racchiude le varie eccellenze del sistema umbro e valorizzi non soltanto il turismo regionale ma si riveli capace di configurare un’operazione strategica di sistema. Punti di forza I punti di forza distintivi della Marca Umbria che le indagini sinora condotte hanno restituito sono: una Terra dei Cammini nella natura, ricca di Borghi storici ed eventi, famosa per i prodotti enogastronomici. Meritano ulteriore valorizzazione le attività outdoor, il benessere, la lentezza, ecc. Occorre rafforzare il posizionamento sui mercati consolidati (centro Italia e centro-nord Europa in particolare), e al contempo costruire un nuovo e più attuale riposizionamento per il tempo libero, la mobilità lenta, le attività outdoor e plein air, anche mediante una consistente e sempre più incisiva diversificazione di prodotto in tal senso. ll marketing turistico deve cercare inoltre di trasformare l’attrazione naturale delle aree più vicine da escursionismo in prodotti turistici, organizzando tutte le occasioni in modo da facilitare il pernottamento. Nel medio raggio è essenziale giocare sui prodotti connotanti, e cioè quelli basati su attrattori certamente speciali. Perimetro L’agenzia prescelta dovrà pertanto: provvedere alla ideazione creativa e sviluppo per output di campagne declinate sulle stagionalità e sui singoli mezzi off line e online curando la realizzazione di materiali pubblicitari e gli adattamenti degli esecutivi; fornire servizi e produrre materiali di comunicazione finalizzati all’implementazione e alla gestione del branding: realizzazione shooting fotografico, video corporate, spot pubblicitari e video clip; provvedere alla progettazione, redazione testi e realizzazione esecutivi di materiali istituzionali promo-pubblicitari. Nel lungo raggio è necessario muoversi in una logica fortemente selettiva, sugli attrattori in grado di generare prodotti “Star” e cioè irripetibili, di rilevanza mondiale, tali da consentire di affrontare mercati anche molto lontani, eppure sensibili alla specifica rarità. Tra i target attuali sono ancora relativamente rare le offerte “a valore”, in grado di rivolgersi a target più alti della media, e forse anche più giovani, andando verso quelle generazioni che rappresentano la punta di diamante dei comportamenti ed anche dei consumi. Tra gli strumenti occorre operare alcune precise scelte di priorità, che si prestano ad una condivisione con tutti gli attori del sistema. Ad esempio, in una prospettiva “omnichannel” le attività digitali assumono una importanza preminente. Infine, le attività di promo-comunicazione, per essere efficaci, devono incorporare quote crescenti di marketing intelligence, di creatività, di innovazione, passando dai media “comprati”, a quelli “guadagnati”, a quelli “creati”. 

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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