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A ottobre il Nasdaq perde il 9,2%. Peggio solo a novembre 2008

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Il listino che raccoglie i gruppi tecnologici, ma non solo, ha pagato le performance finanziarie sotto tono di Alphabet e Amazon. E in Cina le cose non sembrano andare meglio

A ottobre il Nasdaq, il listino che rappresenta gran parte delle società tecnologiche negli Stati Uniti, ha perso il 9,2%. La performance peggiore dal novembre 2008, quando la crisi aveva appena cominciato a travolgere gli Stati Uniti e l’Europa. Allora, il Nasdaq aveva lasciato per strada il 40% nei sei mesi precedenti a quel novembre che avrebbe ulteriormente peggiorato la situazione, come ricorda la CNBC. Oggi, diversi investitori scontano il timore della politica di Trump e della sua guerra commerciale, preferendo mete più sicure rispetto alle compagnie tecnologiche, molto redditizie, ma anche più volatili e sempre al centro dell’attenzione di media, regolatori, fisco, analisti e consumatori. Tra le più colpite ci sono Amazon, che a ottobre ha perso il 20% di capitalizzazione e attualmente viaggia attorno ai 780 miliardi di dollari di market cap, lontana da quello storico trilione raggiunto a inizio settembre. A pesare sull'andamento finanziario del gigante di Jeff Bezos è stato un outlook giudicato conservativo per l'ultimo trimestre, quello della stagione natalizia e tradizionalmente il più corposo in termini di ricavi per i retailer. E c'è anche Alphabet: nonostante Google faccia segnare numeri da capogiro e registri crescite considerevoli, a ottobre la holding ha visto scendere il valore delle proprie azioni del 9,7%, anche a causa di una trimestrale sotto le attese. Preoccupazioni legate all’antitrust e ai recenti scandali di natura sessuale che hanno riguardato diversi manager sembrano prevalere rispetto a un business che è solido e in espansione. Da sottolineare come Big G soffra l'ingresso di Amazon nell'area Search, da sempre il suo business più remunerativo e ancora oggi inattaccabile. Apple sarà l'ultima delle grandi aziende a stelle e strisce a comunicare i dati finanziari, questa sera. La società di Cupertino capitalizza 1,057 trilioni (oltre 1.000 miliardi di dollari) e gli occhi degli analisti non sono puntati solo sull’iPhone, che da solo genera circa il 60% del giro d’affari della compagnia, ma anche sui servizi come Apple Music e l'App Store, che ha da poco attivato la Search in Italia, un business che già nel 2020 potrebbe sfiorare i 2 miliardi di dollari a livello globale. Facebok ha registrato risultati contrastanti, battendo le attese sugli utili ma deludendole sul fronte dei ricavi e della crescita dell’utenza. Non senza oscillazioni, la Borsa ha comunque premiato il social, che è arrivato a guadagnare oltre il 3% nelle contrattazioni after hour. Microsoft ha superato le previsioni facendo brindare Wall Street, salvo arretrare nei giorni successivi. Il problema, in ogni caso, non riguarda solo gli Stati Uniti. Anche Tencent, colosso cinese che detiene partecipazioni in Tesla e Snap, ed è proprietario di WeChat, non attraversa un periodo positivo. Anzi, negli ultimi dodici mesi la società ha perso il 32% del suo valore e a preoccupare gli investitori è l’aumento vertiginoso dei costi, un fattore che ha implicazioni dirette sui margini e sulla profittabilità. Il prezzo di un'azione di Alibaba, che a differenza di Tencent è quotata al Nasdaq e non a Hong Kong, è sceso da 186 a 142 dollari sempre nell’ultimo anno. Quali saranno le prossime mosse? Sicuramente tutte le società citate hanno le risorse per ribaltare un trend negativo: Apple dipende dagli hardware ma sta esplorando nuovi mercati come i servizi. La compagnia guidata dal CEO Tim Cook è anche l'unica con una consolidata presenza in Cina. Dove presto potrebbe tornare Google, con un motore di ricerca che non piace all'opinione pubblica, ma che sarebbe la porta d'accesso al mercato più ambito al mondo. Facebook ha avuto problemi di privacy e i media non hanno fatto sconti: ora la sua crescita sta rallentando e i suoi margini si sono abbassati. Senza dimenticare Snap, il cui valore è crollato dopo la trimestrale e ha reso l'app una preda appetibile per grandi gruppi. In un recente podcast, Kara Swisher, a capo di Redcode e nota giornalista della Silicon Valley, ha ipotizzato una possibile acquisizione da parte di Amazon, con cui il fantasmino ha stretto una partnership all'insegna dello shopping.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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