La società americana pronta a rientrare nel business pubblicitario con un modello revenue share, nel tentativo di andare a compensare il trend di stagnazione globale delle vendite di smartphone. Lo sostiene il Wall Street Journal
Apple potrebbe presto espandere la propria offerta pubblicitaria digitale. Lo riporta il Wall Street Journal (paywall), che cita fonti a conoscenza dei fatti, secondo cui la compagnia di Cupertino sta virando la propria strategia da produttore di device a fornitore di servizi.
Stando a quanto spiega il giornale americano, nell’ultimo anno la Mela morsicata avrebbe avviato alcuni colloqui con diversi sviluppatori come Snap, Pinterest e altre società per portarle a bordo di un network il cui compito è la distribuzione di annunci in-app.
Sul fronte della remunerazione, dovrebbe essere adottato un modello di revenue share, con le quote che varieranno da applicazione ad applicazione. L’operazione, qualora si concretizzasse, espanderebbe le attività advertising di Apple, confinate solo alla search sull’App Store e ad Apple News, e il cui valore è stato di circa 1 miliardo di dollari l’anno scorso.
La novità
L’idea del colosso americano è quella di sfruttare il comportamento degli utenti su piattaforme come Pinterest e Snapchat. Per esempio, se un consumatore cerca su Pinterest la parola “tende”, potrebbe ricevere un annuncio da Apple per un’app di interior design. O ancora un utente di Snapchat che cerca il termine “NFL”, verrà contattato da un ads di un reseller di biglietti.
Non è ancora chiaro quando Apple potrebbe varare la novità che la metterebbe nuovamente in competizione con Facebook e Google nel campo della pubblicità online dopo la chiusura del network proprietario iAd, avvenuta nel 2016.
Nuove fonti di reddito
In un contesto di stagnazione del mercato globale degli smartphone, Apple è alla ricerca di nuove fonti di reddito. Ed è proprio in questo solco che s’inscrivono lo sviluppo e gli investimenti nell’area Servizi. La voce pubblicità è ancora una piccola frazione - il 13% - dei circa 30 miliardi di dollari fatturati dal segmento “Services” nell’anno fiscale 2017, terminato il 30 settembre. Per la Unit, l’obiettivo di Cupertino è arrivare a 50 miliardi di dollari nel 2020 e una spinta potrebbe arrivare proprio dalla pubblicità. Una proposizione che stride, però, con le ultime dichiarazioni del Ceo Tim Cook: “La verità è che potremmo fare un sacco di soldi se decidessimo di monetizzare i nostri consumatori - ha detto ad aprile alla MSNBC -. Abbiamo scelto di non farlo”.
Il tema dati
Per quanto riguarda l’advertising sull’App Store, la Mela colleziona informazioni come nome, indirizzo, età, sesso, utilizzo del device, attività delle applicazioni e download musicali, video e di libri. Quindi crea gruppi di persone per annunci targettizzati. Allo stato attuale non colleziona dati da strumenti come Maps e Siri. Secondo analisti questa strategia in materia di dati penalizzerebbe Apple nel confronto con giganti quali Facebook e Google. E potrebbe portare anche a un abbassamento del livello dell'esperienza pubblicitaria degli utenti.
iAd
L’esperienza di Apple nel mondo della pubblicità ha subito una forte battuta d’arresto nel 2016, quando Cupertino ha deciso di chiudere il suo network iAd per concentrarsi sull’App Store. Lanciato nel 2010, lo strumento consentiva di vendere annunci su iPhone e iPad, ma è stato poi accantonato per via di prezzi poco competitivi e di una scelta troppo ristretta in termini di formati. Nel 2016 Apple ha deciso di focalizzarsi sull’App Store e sul business pubblicitario a esso correlato, con ottimi risultati, secondo una fonte interpellata dal WSJ.
Ora, la mossa di raggruppare gli annunci attorno agli oltre 2 milioni di app presenti sull’App Store è una progressione naturale. Per farlo Cupertino si è rivolto a Winston Crawford, che ricopre il ruolo di global business development per le piattaforme pubblicitarie di Apple.