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Logotel: le generazioni che cambiano il retail

Autore: Redazione


Oggi il tipo di esperienza che si vive in un negozio si trasforma anche in base ai profili generazionali dei clienti. Vediamo quanto le esigenze, i comportamenti e quello che ricercano le persone nelle proprie esperienze influenzano i mercati

Le persone, con i loro bisogni e le loro aspettative, contribuiscono alla trasformazione del contesto, in particolare nel sistema retail o più semplicemente nel mondo della distribuzione. Oggi i Clienti vivono l’esperienza di acquisto, di accesso e di uso sempre più come un’unica realtà fluida, sperimentando ambienti di relazione fisici e digitali in continua conversazione tra loro. La trasformazione della distribuzione mette a dura prova la tenuta dei negozi fisici che con fatica riescono a far evolvere il proprio modello per offrire esperienze dinamiche che puntano alla “singolarizzazione”, ovvero a rispondere al “me evolutivo” del cliente. Per la comprensione del cliente, oltre ai Big e Small Data, la sperimentazione porta a considerare delle prospettive più human centered, come la capacità di saper leggere le persone attraverso le generazioni a cui appartengono. Ma di che cosa parliamo esattamente quando facciamo riferimento alle “generazioni”? Per generazione non si intende solamente un insieme di individui nati in un dato momento storico, ma un gruppo che si definisce anche in base a come vede il futuro, agli ideali che condivide. Le generazioni sono sempre esistite, solo che ora ne leggiamo la complessità e ci troviamo ad affrontare dei “divari” culturali ampi che, vista la velocità di cambiamento, sentiamo più di prima. Generazioni diverse Logotel si è già confrontata con questo tema attraverso il progetto editoriale Weconomy, che ha dedicato il quaderno n. 12 alla condivisione di luoghi, tempi e spazi - specialmente in azienda - da parte di diverse generazioni. Ma la tematica emerge ancora come attuale nei progetti: le generazioni sono un ulteriore filtro per comprendere meglio i clienti interni ed esterni all’azienda e progettare le corrette modalità di interazione e i possibili servizi con il giusto mindset. In azienda convivono più di quattro generazioni diverse contemporaneamente, che si trovano sedute intorno ad un medesimo tavolo, impegnate in gruppi di lavoro o in momenti progettuali e organizzativi. Negli store oggi entrano più di cinque generazioni diverse e gli addetti vendita si ritrovano clienti con esigenze e valori completamente disomogenei tra loro. È inoltre comune trovare persone molto giovani con ruoli gerarchicamente più importanti che gestiscono, guidano e comandano persone di età più matura. Ad esempio, oggi, nel mondo, una persona su quattro è un Millenial (24%, pari a circa 1,8 miliardi di individui) e il 16% (1,2 miliardi) appartiene alla Generazione Z (chi ha tra i 10 e i 19 anni, nati tra il 1998 e il 2007). Queste nuove generazioni hanno valori e stanno agendo sul mercato in modo diverso da quelle precedenti. Rappresentano per tutti la generazione “sempre connessa”, ma in realtà quando entrano in un retail fisico si aspettano esperienze “non digitali”, che siano extraordinariamente coinvolgenti e “umane”. Altrimenti quale valore avrebbe un’esperienza in uno store, se posso usare uno smartphone dove e quando voglio? Casi celebri Pensiamo per esempio alla recente apertura dell’Apple Store di Milano. Non un semplice negozio alla “Apple”, ma un vero e proprio ambiente di relazione che dialoga con la città facendosi portatore di un’esperienza a cielo aperto, arrivando a modificarla attraverso una gigante cascata scenografica che domina la piazza. Lo store - oltre a dar lavoro a figure trasversali di diverse generazioni - promette anche di accontentare tutte le generazioni con varie iniziative. Il colosso dell’ecommerce Amazon proprio l’anno scorso è entrato ufficialmente nel business degli store fisici acquisendo un altro gigante come Whole Foods, una rete di supermercati biologici costituita da centinaia di punti vendita fra Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna. Sebbene l’operazione abbia senz’altro molte ragioni da analizzare, non si può non considerare che anche generazioni come i Millenial abbiano avuto la loro influenza. Da un lato, comprando la catena di supermercati bio, Amazon incontra anche alcuni dei valori tipici dei Millenial, per i quali autenticità, qualità e benessere – incarnati da un brand come Whole Foods - sono in cima alla lista dei must have quando si tratta di shopping. Inoltre, l’esperienza in campo digitale di Amazon riesce a sopperire ai “deficit tecnologici” di Whole Foods che avevano impedito fino a quel momento di raggiungere il target dei più giovani in modo soddisfacente: insomma, per i Millenial, la combo prodotti di alta qualità dal mondo fisico che si unisce a una tecnologia sofisticata per la consegna è un sogno che diventa realtà. Valori generazionali Quindi, ragionando sull’influenza che le generazioni hanno sul mondo retail in generale, viene da domandarsi: ma un capo reparto Millennial come potrà relazionarsi con un collaboratore appartenente alla Generazione X, o addirittura Z? E una giovanissima Assistente Vendita, formata per gestire in modo giusto la relazione di servizio a valore aggiunto con i clienti, di che cosa dovrà anche tener conto, trovandosi davanti a un giovane 35enne o a un 45enne? Ogni generazione ha tatuato nel suo modo di vivere alcuni valori e molti di questi restano incomprensibili per altre generazioni, dando luogo a usurati luoghi comuni che fomentano conflitti, profonde incomprensioni, indeboliscono la leadership sia di un genitore, ma anche di un funzionario di banca, di uno store manager, di un commesso, di un insegnante di scuola. “Crediamo sia importante mettere a fuoco le generazioni nel retail per capire il tipo di cliente che tutti i giorni store manager e assistenti di vendita incontrano” afferma Laura Bartolini, Presidente e Counselor Coach di Logotel “per offrirgli un’esperienza personalizzata, in modo da creare una sinergia con il Brand che avvalori le relazioni e la qualità dei rapporti umani”. Quali sono le azioni necessarie da prevedere nel progetto perché questo avvenga? “Bisogna osservare e conoscere in modo “non virtuale” i diversi clienti e le generazioni di appartenenza” prosegue Bartolini “Progettare la giusta motivazione per l’ingaggio, definire la modalità di relazione personale, allinearsi sul tipo di linguaggio e sul tipo di comunicazione, gestire il tempo e lo spazio del cliente in modo differenziale e infine progettare la modalità di collaborazione in ogni momento di contatto. In sostanza comprendere le generazioni e capire le giuste forme di collaborazione diventa una grande opportunità progettuale per il futuro per offrire un’esperienza unica che tenga conto della complessità della persona. Diventa urgente trasferire, formare e allenare questa sensibilità nelle persone che progettano, animano e lavorano nelle reti di vendita, nella distribuzione”.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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