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Al Publisher Day si parla di trasparenza e di necessità di fare sistema

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“La risposta incontra la domanda”: 4w Marketplace ha portato i centri media a confronto con gli editori e ne è così scaturito un dibattito ampiamente partecipato sui grandi temi del digitale e dell’ad tech

Si è tenuto ieri a Milano il Publisher Day, storico evento dell’industry digitale organizzato da 4w MarketPlace. L’appuntamento ha raccolto esponenti del mondo editoriale e delle concessionarie mettendoli a confronto con i rappresentanti dei centri media. “La risposta incontra la domanda”, questo il titolo dell’incontro moderato dal Marketing Manager di 4w Marketplace, Massimo Pattano, con protagonisti Ugo Benini, Chief Digital Officer di Zenith, Umberto Bottesini, Chief Programmatic & Data Officer di Dentsu Aegis Network, e Davide Costantino, Head of Affiperf - Programmatic, Havas Media Group. Il confronto  del Publisher Day è stato aperto e partecipato e ha visto affrontare i grandi temi del digitale, come brand safety, GDPR, OTT e viewability.

Fare sistema

«Oggi i giganti hi tech hanno abbracciato il digitale a 360 gradi - ha esordito Benini -. Non si tratta solo di piattaforme dove si pianifica, ma dov’è possibile compiere diverse attività, tra cui, per esempio, l’ecommerce».

Quindi Bottesini ha parlato di GDPR, rispondendo a una provocatoria domanda di Pattano sul ruolo di Google nella definizione concreta della normativa entrata in vigore lo scorso 25 maggio: «Si tratta di un tema più ampio rispetto al solo digital advertising e, spesso, i clienti hanno bisogno d’idee più chiare», ha detto. Big G ha da tempo adottato un modello di consenso esplicito, mentre publisher, SSP e attori dell’ad tech, per poter sfruttare DoubleClick for Publishers - che poi vale circa il 50% del mercato - devono dimostrare di averlo abbracciato anch’essi.

«Stiamo andando in una direzione di ulteriore concentrazione, occorre fare sistema». Perché Google, negli anni, ha raccolto attorno a sé tantissimi editori, creando un sistema senza che gli stessi publisher ne fossero totalmente consapevoli.

Consultancy e brand safety

Costantino ha affrontato la questione delle consultancy. Un tema caldissimo anche al Publisher Day dopo che settimana scorsa è stata annunciata la nascita di Accenture Interactive Programmatic Services, la nuova unit della multinazionale per il programmatic ad buying. «Dobbiamo essere noi più bravi - ha spiegato -, garantendo la necessaria trasparenza non solo ai clienti, ma a tutta la filiera». Quindi la discussione si è spostata sulla brand safety, un problema che riguarda soprattutto le grandi piattaforme alimentate dagli User Generated Content e, a intervenire, è stato ancora una volta Benini: «Si sta cercando di rendere tecnologico un concetto che è, in realtà, personale» e connesso alla specifica visione delle aziende.

Benini sostiene che, nonostante ci sia stato un ampio dibattito a riguardo, gli investimenti pubblicitari sulle grandi piattaforme non hanno subito battute d’arresto. «Il 2017 è stato un anno record per il fatturato di Facebook e anche YouTube continua ad attrarre investimenti». Il manager ha fatto il paragone con il dieselgate che ha coinvolto Volkswagen: tutti lo hanno condannato ma in pochi mesi la casa tedesca ha rubato lo scettro di primo produttore mondiale a Toyota.

Infine, Benini ha voluto portare l’attenzione sulla brand safety su base keyword, che rischia di penalizzare gli editori premium, in un contesto assolutamente safe, solo perché degli articoli contengono parole sensibili. Anche Bottesini si è unito al coro, evidenziando la necessità di educare i clienti.

La viewability e la necessità formativa

Garantire elevati livelli di viewability rappresenta un costo importante per un editore, spesso non premiato adeguatamente da chi investe. E, in mancanza di un unico giudice e di diverse metodologie, le misurazioni restituite dai principali operatori tendono a dare risultati dissimili. «Occorre arrivare a uno standard unico», ha specificato Costantino. In questo senso è emerso il bisogno di educare i clienti, non solo per quanto concerne la viewability, ma anche in materia di concentrazione.

E per essere un’alternativa valida agli OTT l’unica strada è quella di correre insieme, consorziarsi. «Perché i publisher producono il dato, ma affinché questo sia significativo deve essere a volume», ha dichiarato Bottesini. Costantino ha aggiunto che «serve anche fare formazione in campo programmatic», un settore molto tecnico e in continua evoluzione. Infine, Benini ha sottolineato il tema della giusta remunerazione degli editori premium, un concetto assai caro a tutto il mercato.

L’intervista a Massimo Pattano

Al termine dei lavori del Publisher Day, Massimo Pattano ha fatto un bilancio con DailyNet: «Credo che siano emerse con forza due chiavi di lettura».

La prima è che anche l’ala del media buying si è accorta che lo strapotere degli OTT non paga, «perché è sterile e rende tutto più complicato». Una situazione che ha anche ricadute nella relazione con il cliente. «Per questo si è discusso della possibilità di creare un consorzio, che, a mio avviso, dovrebbe lavorare sia sul fronte degli spazi sia su quello dei dati». Ai publisher il compito e l’impegno di concretizzare questa aggregazione, garantire la qualità e la gestione oculata degli spazi, in una logica di piena trasparenza. «Perché se c’è un editore disonesto a farne la spesa è tutta la filiera».

La seconda chiave di lettura è che l’ecosistema della pubblicità digitale «è diventato davvero complesso - spiega Pattano -. Dobbiamo trovare la ricetta giusta per arrivare a una semplificazione e il cambiamento deve partire dagli editori stessi». Infine, in merito all’evento Pattano si è detto soddisfatto perché «4w MarketPlace ha fatto un ritorno alle origini, occupandosi nuovamente in modo ampio e articolato della domanda».


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 17/04/2024


VEKA Italia affida il rebranding a Gruppo Icat: dalla strategia alle declinazioni above e below the line

Semplicità e memorabilità: queste le due parole chiave attorno alle quali Gruppo Icat ha pensato bene di costruire il percorso di rebranding per VEKA Italia, leader del mercato mondiale nel settore della produzione di profili per serramenti in PVC, un gruppo che a livello internazionale opera attraverso le sue 46 sedi distribuite in ben quattro continenti. Quello dei serramenti rappresenta, infatti, un mercato particolarmente complesso e ricco di competitor, contesto all’interno del quale fare la differenza con una comunicazione in grado di arrivare al pubblico in maniera chiara e diretta rappresenta una tappa fondamentale. Il DNA razionale di VEKA, il suo know-how, la sua affidabilità costituiscono d’altro canto il potenziale attraverso cui l’azienda può fornire - ed essere essa stessa - la risposta perfetta ai bisogni del consumatore italiano, in un background valoriale che le permette di essere riconosciuta in tutto il mondo per la sua qualità, sicurezza e fiducia. Un potenziale scandito dalla stretta collaborazione con Icat, a cui già da tempo è stata affidata la comunicazione del marchio, in maniera sempre più ampia, coordinata e completa. La comunicazione A partire dal 2021, Gruppo Icat ha ideato per questo cliente campagne di comunicazione integrate - che si sono aggiudicate premi di settore tra cui due importanti riconoscimenti Mediastars - basate sul concept “La Migliore Vista sull’Italia”, elevando la comunicazione di marca e ponendo l’accento sugli aspetti emotivi e tecnici dei serramenti del network di esperti artigiani italiani che utilizzano i profili firmati VEKA, un brand che è la sintesi della tecnologia tedesca e dell’artigianalità Made in Italy. All‘interno del piano di comunicazione l’idea è stata poi declinata nella campagna multisoggetto OOH e DOOH, in cui gli infissi si presentano come la cornice perfetta e inaspettata per mostrare le viste più iconiche del nostro Paese. Attraverso questa strategia comunicativa, VEKA ha iniziato a rivolgersi in maniera diretta e trasparente al consumatore finale, per mostrare senza mezzi termini la qualità e la longevità dei propri prodotti; oggi la multinazionale è pronta per compiere un ulteriore e importante passo, rendendo ogni Premium Partner, oltre che un garante della costante qualità con cui VEKA si mostra alle persone, un vero brand ambassador dal punto di vista valoriale e professionale. Si tratta infatti di un marchio di fabbrica che, sin dalle sue origini, ha saputo collocare e diffondere nel mondo del design la propria value proposition, imperniata prima di tutto su Made in Italy, artigianalità e tailor made, gli stessi valori condivisi da tutti i partner VEKA. I commenti “Essere scelti e riconfermati dai clienti per guidare la loro comunicazione a 360° è per noi sempre un onore, ancor prima che un onere - spiega Claudio Capovilla, Presidente Gruppo Icat -, soprattutto nelle fasi salienti dell’evoluzione di un marchio che sono le più delicate e importanti sotto molteplici punti di vista. Per questo abbiamo pensato di partire dall’essenza di questo brand, indiscusso protagonista nel mondo dei serramenti, e del suo bagaglio valoriale, per sfrondare l’approccio comunicativo rendendolo essenziale e diretto. Siamo partiti da qui per elaborare il nuovo logo, rinnovare l’imprinting grafico e conferire freschezza agli stilemi narrativi, che andremo poi ad adattare a tutti gli strumenti di comunicazione online e offline”. Graziano Meneghetti, Direttore Commerciale VEKA Italia, aggiunge: “Il momento di svolta che stiamo vivendo all’interno del mondo VEKA testimonia il fervore che ha sempre caratterizzato il brand sin dalle sue origini e che fa parte del nostro DNA, perché la nostra è un’azienda in continua evoluzione, capace non soltanto di plasmarsi in base alle mutevoli esigenze del mercato ma anche di diventare un vero e proprio leader del cambiamento. Una capacità di innovazione che trova espressione in una fitta rete di partner altamente professionali con cui condividere i valori che ci identificano. Un network d’eccellenza che, da oggi, diventa ‘Veka Premium Partner’ su tutto il territorio nazionale. Stiamo progettando un futuro ricco di novità, di cui questa rappresenta soltanto l’inizio”.  

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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