La società ha rilasciato una ricerca sul tema e i dati sono in crescita, così come l’interesse da parte di operatori e organizzazioni verso il protocollo
Cresce l’utilizzo del protocollo ads.txt tra gli editori, a sette mesi di distanza dall’introduzione dello strumento da parte del Tech Lab dell’Interactive Advertising Bureau (IAB). Ads.txt è un metodo utilizzato per certificare l’identità degli operatori terzi abilitati a rivendere l’inventory di un determinato sito web. Oggi oltre la metà dei 1.000 top publisher della classifica comScore ha integrato il codice pensato per combattere il fenomeno delle frodi pubblicitarie. A sostenerlo è una indagine di OpenX.
Impennata nelle ultime settimane
“La rapida adozione di questa iniziativa sottolinea la necessità di soluzioni di questo tipo per il mercato e contribuisce a generare confidenza nel valore complessivo del programmatic”, ha dichiarato in uno statement John Murphy, heaf of marketplace quality di OpenX, che proprio ieri ha rilasciato l’analisi. In particolare, l’utilizzo del protocollo ha subito un’impennata nel corso delle ultime settimane dopo un tiepido benvenuto da parte del mercato: ad agosto, infatti, la penetrazione non superava il 7%.
Aumenta l’interesse
A inizio dicembre Pixalate aveva rilasciato una ricerca sul tema, affermando come solo il 18,6% dei top 1.000 publisher della graduatoria Alexa avesse attivato ads.txt. Al di là dei differenti numeri, la sensazione è che l’interesse del mercato verso il protocollo sia in netto aumento: per esempio, settimana scorsa il TAG ha imposto che per ricevere la certificazione anti frode occorre utilizzare lo strumento.