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Teads punta sul Clean Advertising e si prepara a una nuova struttura locale

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Trasparenza, rilevanza, intelligenza artificiale, creatività: sono queste le parole chiave della società del gruppo olandese Altice. La lunga intervista di DailyNet al managing director per l’Italia Dario Caiazzo

Clean Advertising. È questo il leitmotiv di Teads, la global tech company del gruppo Altice che ha inventato il formato outstream inRead ed è guidata in Italia dal managing director Dario Caiazzo. «Da sempre siamo molto attenti al tema e oggi la nostra mission è rendere il web un posto libero e sicuro, grazie anche alla pubblicità. Ma non semplice pubblicità, bensì un sistema evoluto che garantisca, da una parte, la sicurezza e determinati KPI ai brand e, dall’altra, un’esperienza di grande qualità all’utente. Il tutto premiando in modo equo gli editori che veicolano e producono contenuti», ha dichiarato il manager, intervistato da DailyNet negli uffici milanesi dell’azienda.

Partiamo dal tema del Clean Advertising, a voi molto caro.

È un posizionamento chiaro, forte, che si è evoluto nel tempo e che oggi si dimostra premiante rispetto alle richieste del mercato, anche alla luce della Coalition for Better Ads di cui siamo stati tra i primi sostenitori. Certe problematiche non sempre analizzate sono venute a galla, ma noi di Teads ci troviamo in una posizione privilegiata, perché da sempre ci siamo messi in discussione sui temi della viewability, ad fraud e brand safety. Ed è sempre sulla base del concetto di Clean Advertising che abbiamo scelto di investire in ricerca e sviluppo.

Cosa ci dice, dunque, della prima sfera, relativa agli user?

L’utente deve poter fruire di contenuti di valore e affinché ciò sia possibile la pubblicità diventa necessaria. Tuttavia, ci deve essere grande rispetto nei confronti dell’utente e del suo percorso in rete. In questo senso sposiamo con convinzione il lavoro della Coalition for Better Ads, il cui obiettivo è fare pulizia dai formati intrusivi, che hanno un effetto boomerang sulle persone che navigano online e impattano sul valore della retention, degli stessi editori. Inoltre, credo che l’esclusione di alcuni formati abbia forti implicazioni sul tema dell’innovazione: aziende, editori e operatori sono spinti a ricercare inedite soluzioni che ingaggino l’utente, ma al tempo stesso lo rispettino.

E della brand safety?

Per noi è una questione fondamentale. Per questo abbiamo attivato diverse partnership al fine di garantire a clienti e agenzie solo posizionamenti sicuri. Lavoriamo, per esempio, con Grapeshot. Loro dispongono di una tecnologia che, sfruttando l’analisi semantica, è in grado di erogare campagne solo su articoli safe e rilevanti sia per il brand che per l’utente stesso. Inoltre, Teads mette a disposizione il know how di DoubleVerify per le operazioni di pre-tracking delle frodi e di IAS e Moat per la rilevazione della viewability.

Cosa ne pensa dell’ad blocker nativo su Chrome, che vieta i formati ritenuti intrusivi, in linea con gli standard della Coalition for Better Ads?

Sicuramente è una questione che può essere ritenuta controversa. Penso però che sia importante focalizzare l’attenzione su quello che c’è dietro, cioè un importante sforzo che coinvolge i principali attori dell’industry, comprese le associazioni, e volto a migliorare il mercato nel suo complesso. Ci sono editori internazionali che hanno iniziato ad interpretare i valori della Coalition for Better Ads da oltre un anno e oggi possono vantare di non aver subito alcun problema in fase di rilascio. Solo con questo approccio mentale è possibile sostenere le revenue e rinnovarsi.

Spostiamoci sul lato operativo, quali sono le prospettive quest’anno per Teads?

A livello internazionale ci attendiamo una crescita, dopo un trend positivo registrato già nel 2017, di cui forniremo più dettagli nelle prossime settimane. Sempre sul fronte internazionale assumeremo 100 nuove persone tra ingegneri, sales e allargheremo il team di Teads Studio, l’asset creativo ereditato dall’acquisizione di Brainient e oggi centrale a livello strategico. Infine, allineeremo l’Italia all’attuale struttura internazionale. Oggi nel nostro Paese siamo oltre 30 professionisti suddivisi tra Milano e Roma, dove da poco abbiamo nominato Fabiana De Rosa in qualità di responsabile per la sede locale.

Verso quale direzione vanno questi aggiornamenti organizzativi?

Il nostro obiettivo è avere un industry director per ciascuno dei principali settori verticali. Abbiamo inaugurato tale strategia con l’ingresso di Eliana Salvi su luxury e fashion e a breve annunceremo i responsabili per FMCG e automotive. Tutte queste figure riporteranno al sales director Massimo Di Gennaro. Queste novità s’inscrivono all’interno di una più ampia strategia volta a supportare il cliente in logica integrata. Ovvero non più solo per la parte media legata agli investimenti, ma anche per quel che concerne la creatività e la tecnologia. Un know how più largo che si esplica anche attraverso una continua evangelizzazione del mercato per cambiare il mindset connesso all’attività di comunicazione.

Questa vostra opera di evangelizzazione come si concretizza?

Oltre a colloqui costanti che ci coinvolgono in prima persona con agenzie creative, aziende e centri media per definire la migliore strategia per le campagne, siamo in prima linea in tutti i principali eventi di settore. Saremo sponsor di IAB Interact a maggio e nella cornice della Milano Digital Week parteciperemo in prima persona agli IAB Internet Motors, ospitando una tavola rotonda con rappresentati della industry moto e di quella automotive. E soprattutto sveleremo quelli che noi chiamiamo i “Teads & Tips”, al fine di condividere con il mercato le buone pratiche di comunicazione, in ambito automotive.

La pubblicità digitale si trova sempre più a dover fare i conti con i dati, vera e propria benzina delle operazioni di marketing. Come siete attrezzati in questo importante campo?

Disponiamo di una DMP proprietaria, cui si aggiungono una serie di collaborazioni con i principali provider, tra cui Oracle e Nielsen. Da poco abbiamo attivato una partnership con zeotap, che fornisce dati telco di indiscutibile valore e che restituiscono risultati sopra la media. E, laddove Altice opera, principalmente Francia, Olanda e Stati Uniti, i nostri team possono fare affidamento su dati di grandissima qualità, sempre di natura telco.

Un altro tema molto discusso, e legato al concetto di Clean Advertising, è la viewability.

In questo caso siamo impegnati in un tavolo di lavoro avviato da IAB Europe per la definizione della viewability, perché il tema è sempre più rilevante nelle contrattazioni e ci riguarda in prima persona. Devo però fare una premessa: c’è molta confusione quando si parla di viewability e completion rate, KPI fondamentali per chi fa pubblicità video. Spesso si tende a equipararli, ma questo è un errore se consideriamo che il completion rate richiede che il video sia visualizzato interamente, mentre lo standard del Media Rating Council per la viewability indica 2 secondi di in view affinché un filmato sia conteggiato come viewable. Noi vogliamo portare una nuova visione di viewability: il video viene conteggiato quando è stato visualizzato fino all’ultimo secondo. Si tratta di un passo in avanti che tutto il mercato dovrà progressivamente digerire, ma che, al tempo stesso, rappresenta una misurazione più leale verso gli advertiser ed è l’unica strada percorribile per elevare la qualità delle campagne e soddisfare le richieste degli investitori.

Abbiamo parlato molto di utenti e di spender, ma Teads ha una relazione importante anche con il mondo editoriale?

Il nostro modello di business ha sempre ruotato attorno alla stretta relazione con i premium publisher e confermo che abbiamo dei rapporti davvero forti con l’ecosistema degli editori. Anche in questo caso le relazioni si sono evolute nel tempo e stanno andando oltre la semplice tematica della monetizzazione per abbracciare ambiti di matrice strategica. Siamo un provider tecnologico e possiamo dare scalabilità. A breve annunceremo anche nuove partnership, a conferma che Teads si configura come una valida alternativa agli strumenti di monetizzazione proprietari degli editori.

Per concludere, quali sono le keyword che connotano l’attività di Teads?

Non ho dubbi: trasparenza, rilevanza, intelligenza artificiale e, più in generale, tutto ciò che è connesso alla creatività.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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