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GreatPixel: l’evoluzione dell’artificial intelligence ha dato vita agli SmartBot

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Una nuova generazione di bot in grado di tenere conversazioni più naturali con gli utenti, aumentando la propria efficacia grazie all’incrocio di tecnologie che limitano i bias dei cosiddetti DumbBot. E gli internauti apprezzano la tecnologia sempre di più

I tempi non sono ancora maturi per scambiare quattro chiacchiere con un robot, e chissà se lo saranno mai. Intanto però l’artificial intelligence è in grado di svolgere molte funzioni con una certa scioltezza, facendosi scambiare in alcuni casi per un essere umano. Le applicazioni di questa tecnologia sono molto diverse. Già nel campo aziendale, la sua capacità di navigare nei dati per fare previsioni è sfruttata, per esempio, «da Fastweb per prevedere il carico del traffico sulla rete o da Candy tramite bot sulle lavatrici in modo che essi suggeriscano il tipo di cottura o di lavaggio», spiega Giovanni Pola, Founder e Ceo di GreatPixel. Ci sono poi realtà in cui l’utilizzo dell’AI è più consolidato, «come l’ecommerce, in cui il 30% delle entrate dei principali marketplace online proviene dai sistemi di raccomandazione che sfruttano gli algoritmi di artificial intelligence, capaci di promuovere prodotti, e ora anche esperienze e servizi», e altre che invece vi si stanno addentrando, «come il mondo dei media, dove stanno nascendo ottimizzatori in grado di accendere e spegnere campagne in tempo reale per ottenere il massimo rapporto tra costi ed efficacia», continua Pola.

Utenti e artificial intelligence

Dove la tecnologia è più radicata - nell’ecommerce - gli utenti sono in grado di riconoscere i servizi che ne usufruiscono. Tra i 13,5 milioni di italiani che comprano online almeno una volta al mese – secondo la seconda edizione della Ricerca Experience Matters, Polimi e GreatPixel - , il 64% considera positivamente la tecnologia, il 30% ne rimane indifferente, mentre solo il 6% ha maturato un’idea negativa. In generale, le aspettative verso l’AI sono molto alte: il 52% la associa ad una maggiore velocità, il 46% è convinto che porti più servizi e funzionalità, il 43% maggiore aderenza alle esigenze personali e il 37% maggior gradevolezza dell’interazione e della navigazione. Il 4% la definisce “inutile” e “finta”, mentre il 10% addirittura “pericolosa”. «Gli acquirenti più evoluti riconoscono spesso quando dietro a un servizio si nasconde l’artificial intelligenc e stanno diventando sempre più esigenti», commenta Pola. Non basta più, per esempio, un’assistenza incanalata in alberature rigide, ma deve sciogliersi in una dimensione più “umana”.

Dai DumbBot agli SmartBot

In questo senso, l’evoluzione dei bot procede spedita, e una seconda generazione è pronta a prendere il posto della prima. «I bot di prima generazione, che chiameremo DumbBot, fanno una cosa molto semplice: capiscono le intenzioni dell’utente e rispondono. Più le persone che vi interagiscono aumentano, più il chatbot sarà in grado di parlare in modo naturale, e così l’utente che vi si interfaccia utilizzerà lo stesso linguaggio che utilizzerebbe con un operatore umano. Il problema è che il chatbot non è altrettanto intelligente», spiega Pola. Il meccanismo di funzionamento dell’AI è sviluppato dall’uomo, e per questo porta con sé alcuni bias cognitivi. Non sempre infatti è facile farci capire da un bot, nonostante la sua capacità di interpretare il linguaggio naturale degli utentiu «Il passaggio ai bot 2.0, o SmartBot, si basa invece sull’aggancio di tecnologie diverse che tendono a superare alcuni degli attuali limiti. All’atto pratico, la chiacchierata con l’utente diventa la traccia di ciò che è stato detto in conversazioni precedenti - il bot è collegato all’ID utente e “ricorda” di cosa hanno parlato in passato - ma non solo: gli SmartBot saranno anche in grado di adattare il tono conversazionale e il gergo linguistico a quello dell’interlocutore, in modo da risultare chiari sia a un ragazzo con una certa esperienza nel tech, sia a un anziano che potrebbe fare più fatica a comprendere alcune indicazioni. Il passaggio definitivo che sono chiamati a compiere va nella direzione della chiusura di contratti: gli SmartBot dovranno essere in grado di prendere decisioni vincolanti, trascrivendo le conversazioni nella blockchain per certificare accordi con gli utenti che diventino ufficiali.

Il 2018 di GreatPixel

Dopo un primo semestre del 2018 che ha segnato una crescita del 30% sull’anno precedente, la società punta a chiudere l’anno con un bilancio superiore a quello del 2017 del 50%. Oltre il 40% dei ricavi sono dovuti all’ampliamento del porfolio clienti, che ha aggiunto alle conferme dello scorso anno - tra cui spiccano Sole 24 Ore, Sea Aereoporti, Cerved, POLI.design, Trussardi - nuovi nomi come Fattoria Scaldasole, Sperlari, aSmallWorld, Soulgreen (di proprietà del gruppo Percassi) ed Expert. «Il nostro 2018 è molto positivo e sta rispettando le nostre aspettative», ha commentato Pola.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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