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Teads, adblocking nel 2015 piaga da 22 miliardi di dollari

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A Cannes, l’azienda di video advertising ha riunito Mashable, Time, TBWA, The Economist, New York Times, Les Echos e La Repubblica per discutere sulle evoluzioni del segmento

Il mobile sta sollevando nuove sfide per gli advertiser. Gli user dei device reclamano rispetto, e questo vuol dire che chi investe nelle inserzioni deve imparare a pensare diversamente da quanto non facesse per le pubblicità da declinare su desktop. Gli utenti devono accedere ai contenuti in modo gratuito, senza però vedere compromessa dagli ads la loro esperienza sui siti. Questo significa che le creatività devono essere accattivanti, catturare l’attenzione per la loro qualità, non sovrapponendosi, o meglio imponendosi sulle storie che i visitatori hanno scelto di leggere (o guardare). La fruizione di un’inserzione dev’essere una loro scelta. Se questa filosofia viene sviluppata a modo a goderne dei vantaggi saranno sia i publisher che gli advertiser. È così che Pierre Chappaz, executive chairman di Teads, ha introdotto il panel sul native advertising e la sua influenza sulle strategie dei publisher organizzato dalla stessa Teads sul suo yacht durante il Festival della Creatività di Cannes.

Teads: Mobile, ad blocking e creatività

“Al momento il 70% del tempo trascorso online viene speso su mobile, ed è un dato in crescita del 28% rispetto allo scorso anno”, spiega Caroline Hugonenc, global head of research della società. “Il 53% dei consumatori accedono alle news da smartphone: tra questi, il 59% preferisce leggere articoli e il 24% guardare i video. Stando alle dichiarazioni del campione, il motivo del predominio dei contenuti scritti sta nell’immediatezza maggiore della notizia scritta e nel fastidio portato dai preroll, che rallentano l’accesso al contenuto. L’adozione degli ad blocker è in rapida ascesa, specialmente su mobile, tanto che i software sono installati, oggi, su 408 milioni di dispositivi a livello globale. Un fenomeno che nel 2015 ha causato ai publisher perdite per 22 miliardi di dollari, e solleva problemi legati a formati e creatività. Il 69% gli utilizzatori ha individuato, come trigger per l’installazione degli ad blocker, lo scarso apprezzamento per i contenuti delle pubblicità, mentre il 60% spiega che la causa è il sovraffollamento di inserzioni in pagina. La user experience è stata dunque sacrificata a vantaggio delle revenue, ma riconsegnare agli utenti il controllo della navigazione avrebbe risvolti positivi. La possibilità di chiudere o nascondere le ads genera un +22% nell’awareness per le inserzioni native e del 18% per i preroll. Una delle cause potrebbe essere la soglia di attenzione, calata dai 12 secondi medi del 2015 agli 8 secondi attuali. Gli utenti sono sempre più multitasking, e gestiscono molti dispositivi connessi (in media 7,4 per ogni casa)”, continua Hugonenc. “La velocità di apertura dei contenuti diventa quindi fondamentale per conquistare la loro attenzione, e la qualità del contenuto per mantenerla. Facebook e Google hanno così sviluppato gli Instant Articles e le AMP, ma questo non sempre basta. Sul social network, per esempio, la velocità di scroll su mobile è il 50% più elevata rispetto agli articoli premium, e così a livello di advertising è più facile agganciare l’utente. Il formato InRead per esempio, all’interno di un contenuto premium, genera un +27% di ad recall, +21% di brand recognition e +27% di purchase intent rispetto a Facebook”, conclude. Il formato video perfetto, dunque, deve avere queste qualità: non interruptive, spazio di qualità, ad effectiveness, in text, e un alto cpm.

Instant Articles e AMP

Pierre Chappaz, Ed Wise, chief revenue officier di Mashable, Nicolas Brodas, vice president Europa e DAN Europe di TBWA e presidente di Being Worldwid, Eric Danetz, svp group publisher international di Time Inc, Nicolas Sennegon, executive vice presient e chief revenue officer del The Economist Group, Clement Courvoisier, chief digital officier del Group Les Echos e Jean Christophe Demarta, senior vice president del global advertising del The New York Times, si sono accomodati sul divano per discutere i temi più caldi nell’universo del publishing moderati da Jaime D’Alessandro, editor di La Repubblica. Il primo argomento sollevato riguarda proprio vantaggi e svantaggi delle feature dedicate agli editori da Facebook e Google. “C’è un audience troppo vasto per decidere di non utilizzare queste piattaforme” commenta Wise, “Noi abbiamo più di 1 miliardo di follower e non possiamo tirarci fuori da questo gioco. Dobbiamo sperimentare sia Facebook sia Google e capire cosa funziona e cosa invece no. Qualche anno fa abbiamo ripensato la nostra struttura, ora siamo digital first e dopo aver approcciato le dinamiche social e search nella nuova filosofia abbiamo notato enormi risultati”, continua Danetz. “Una ricerca di Pew Research Center ha sottolineato come il 50% degli adulti americani accede regolarmente a Facebook. Il social network, ancora una volta, è il posto dove stare. Il problema che abbiamo incontrato è però il modello di monetizzazione: dovremmo mettere tutti i nostri contenuti sulla piattaforma senza riuscire a conseguirne ricavi appropriati, anche se la piattaforma stessa non ne produce”, aggiunge Demarta. “La nostra offerta contenutistica è prevalentemente ad abbonamento, i clienti pagano per leggere i nostri articoli. Quando ci siamo accorti però che alcuni non avevano abbastanza tempo per soffermarsi sulle nostre notizie più lunghe abbiamo deciso di produrre contenuti più corti ma con lo stesso livello di qualità. Per rendere tutto più facile abbiamo lanciato una app, The Economist Espresso, che rende più immediato l’accesso alle news”, continua Sennegon.

Ad blocking, cosa ne pensano gli editori

Interviene allora D’Alessandro, cambiando l’orientamento della discussione verso l’annosa questione dell’ad blocking. “Molti credono che il problema sia relativo alla quantità delle ads, ma questo non è sempre vero. Spesso la causa è da ascrivere alla qualità: quando si guarda al mobile appare più chiaro un deficit creativo e di targeting. Bisognerebbe concentrarsi di più su questi due punti”, risponde Brodas. “Ma internet non è più il Far West, gli advertiser si sono accorti che invadendo i siti con gli interstitial non fanno altro che buttare i soldi dalla finestra. E in Francia, ad esempio, ne stanno sempre più riducendo il numero”, continua Chappaz. “Per non replicare gli errori fatti sul desktop anche su mobile, bisogna intervenire sui kpi”, replica ancora Brodas. “Come facciamo a misurare la potenza dei contenuti? E il brand shift? E l’engagement? È questa la vera sfida. E il ruolo delle agenzie è cruciale per vincerla”, conviene Danetz. “La nostra prima reazione davanti al problema alzato dai software di blocco pubblicitario è stata: gli utenti vogliono leggere senza pagare. A mente fredda, invece, abbiamo colto l’opportunità di cambiamento. Abbiamo quindi provato a chiudere l’accesso a chi installava gli ad blocker e, come risultato, il 20% degli utenti che li utilizzano ci hanno inserito in whitelist”, aggiunge Courvoisier.

Nuove adozioni tecnologiche

Un’idea come l’outstream è molto semplice, ma è stata sviluppata tra il 2012 e il 2013. È ancora considerata, però, quasi come una novità nel segmento dell’online video advertising. Questo sembra strano a D’Alessandro, ma la risposta dei publisher sale quasi come un coro. Introdurre una nuova modalità di advertising significa sottoporla a numerosi test utili a capire le sue ricadute, positive o negative che siano, sulla user experience, strutturare un team capace di gestirle e inserirle nelle proprie strategie. Rimane poi il tempo per un’ultima e interessante domanda. Esistono già dei modelli per monetizzare la realtà virtuale? “Stiamo sviluppando una soluzione capace di riprodurre contenuti in realtà virtuale all’interno del flusso del sito, nei nostri stessi formati. In questo modo possiamo offrire pillole o frammenti di video che sfruttano questa tecnologia per rimandare al contenuto intero. Ci servono dei partner per avviare i test, ma quando sarà pronta sarà una soluzione molto interessante”, spiega Chappaz.

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incarichi e gare

Autore: V Parazzoli - 19/04/2024


Armando Testa vince il bando biennale da 1,5 milioni per l’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica di Regione Umbria

È stato aggiudicato ad Armando Testa il bando emesso dalla Regione Umbria per l’affidamento dei servizi per la progettazione e gestione della strategia d’immagine del brand Umbria finalizzati all’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica integrata, del valore totale, IVA esclusa, di 1.554.993.44 euro in 24 mesi (777.496,72 per i primi 12 e altrettanti per l’opzione di rinnovo per altri 12). L’agenzia guidata da  Marco Testa ha superato, nell’ordine di classifica frutto della somma tra punteggio tecnico e offerta economica: l’rti di Heads Group con Digical e Dekmatis; l’rti di Studiowiki con DS Tech; LDB; Digitalmakers; e Blossom. Esclusi dopo la valutazione tecnica: l’rti di Deva Connection con Idea Docet, Stimulo Design S1 e Artefice Group; e Pirene. Premesse Obiettivi e Finalità dell’appalto: il quadro di riferimento è costituito dal MTU, Masterplan per il Turismo Umbro, lanciato con l’intento di definire in modo del tutto innovativo una linea di sviluppo integrato dell’Umbria a partire dalla sua eccezionale opportunità rappresentata dal turismo. Il MTU non si limita al settore turistico in senso stretto e tradizionale, ma prevede una fortissima interazione tra tutti gli elementi e le competenze che contribuiscono all’attrattività turistica di un territorio, a partire dalla sua marca e fino alle varie connessioni settoriali che rendono il turismo trasversale ed insieme motore di sviluppo anche molto oltre i suoi effetti diretti. E’ stata pertanto intrapresa una strategia di medio-lungo periodo da cui discendono le tattiche opportune: un’azione integrata che arrechi vantaggi ed economie di scala e di scopo in una serie di attività che in passato hanno sofferto di scoordinamento. A tal fine è stata adottata una marca corporate unica regionale, in grado di ricavare valore per il turismo dalle varie eccellenze di sistema e che sia condivisa il più possibile da vari settori produttivi (turismo, agricoltura cultura, artigianato, trasporti, attività produttive). Nella fase attuale, pertanto, si rende necessario implementare presso il mercato interno e i mercati internazionali il nuovo logotipo unico regionale, nei termini di marca ad “ombrello” che racchiude le varie eccellenze del sistema umbro e valorizzi non soltanto il turismo regionale ma si riveli capace di configurare un’operazione strategica di sistema. Punti di forza I punti di forza distintivi della Marca Umbria che le indagini sinora condotte hanno restituito sono: una Terra dei Cammini nella natura, ricca di Borghi storici ed eventi, famosa per i prodotti enogastronomici. Meritano ulteriore valorizzazione le attività outdoor, il benessere, la lentezza, ecc. Occorre rafforzare il posizionamento sui mercati consolidati (centro Italia e centro-nord Europa in particolare), e al contempo costruire un nuovo e più attuale riposizionamento per il tempo libero, la mobilità lenta, le attività outdoor e plein air, anche mediante una consistente e sempre più incisiva diversificazione di prodotto in tal senso. ll marketing turistico deve cercare inoltre di trasformare l’attrazione naturale delle aree più vicine da escursionismo in prodotti turistici, organizzando tutte le occasioni in modo da facilitare il pernottamento. Nel medio raggio è essenziale giocare sui prodotti connotanti, e cioè quelli basati su attrattori certamente speciali. Perimetro L’agenzia prescelta dovrà pertanto: provvedere alla ideazione creativa e sviluppo per output di campagne declinate sulle stagionalità e sui singoli mezzi off line e online curando la realizzazione di materiali pubblicitari e gli adattamenti degli esecutivi; fornire servizi e produrre materiali di comunicazione finalizzati all’implementazione e alla gestione del branding: realizzazione shooting fotografico, video corporate, spot pubblicitari e video clip; provvedere alla progettazione, redazione testi e realizzazione esecutivi di materiali istituzionali promo-pubblicitari. Nel lungo raggio è necessario muoversi in una logica fortemente selettiva, sugli attrattori in grado di generare prodotti “Star” e cioè irripetibili, di rilevanza mondiale, tali da consentire di affrontare mercati anche molto lontani, eppure sensibili alla specifica rarità. Tra i target attuali sono ancora relativamente rare le offerte “a valore”, in grado di rivolgersi a target più alti della media, e forse anche più giovani, andando verso quelle generazioni che rappresentano la punta di diamante dei comportamenti ed anche dei consumi. Tra gli strumenti occorre operare alcune precise scelte di priorità, che si prestano ad una condivisione con tutti gli attori del sistema. Ad esempio, in una prospettiva “omnichannel” le attività digitali assumono una importanza preminente. Infine, le attività di promo-comunicazione, per essere efficaci, devono incorporare quote crescenti di marketing intelligence, di creatività, di innovazione, passando dai media “comprati”, a quelli “guadagnati”, a quelli “creati”. 

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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