ll commissario per la concorrenza interviene dopo l’indiscrezione del Wall Street Journal: occhi aperti sulla competitività del settore. Ma l’industry sembra voler dar ragione a Big G
Non sono passate nemmeno ventiquattro ore dal report del Wall Street Journal, secondo cui Google sarebbe pronto a lanciare un sistema di ad blocking attraverso Chrome, senza che il Commissario per la concorrenza dell’Unione europea, Margrethe Vestager, intervenisse per ribadire l’attenzione di Bruxelles nei confronti di questa mossa. Stando al WSJ, la società americana dovrebbe annunciare già nelle prossime settimane un filtro per bloccare quei tipi di inserzioni pubblicitarie considerate ‘inaccettabili per i consumatori’ dalla Coalition for Better Ads, di cui Google fa parte e che vede al suo interno anche Facebook, Microsoft, P&G, Unilever, IAB oltre ai più importanti rappresentanti dell’industry.
La concorrenza
La feature potrebbe anche non vedere mai la luce, ma pone una problematica di fondo, come si pone per la concorrenza nel segmento operativo. “Vigileremo su questa nuova feature e sui suoi effetti da vicino”, ha tweettato Vestager. Se Google lanciasse un suo ad-blocker, infatti, potrebbe soffocare la concorrenza con gli altri ad blocker, specialmente se inserito all’interno di Chrome. E la società potrebbe anche privilegiare i prodotti di advertising offerti dal suo network, costringendo gli editori ad adeguarsi alle sue regole. Nulla di tutto ciò dovrebbe per forza verificarsi, ma i fari dell’Unione europea, sono già accesi. Persino prima che l’ad blocker sia stato effettivamente immesso sul mercato.
Industry unita contro la pubblicità fastidiosa
Un lungo articolo di AdAge sostiene che i protagonisti del mondo della pubblicità digitale sarebbero pronti a eliminare gli annunci fastidiosi e inaccettabili, appoggiando in qualche modo la scelta di Google di lanciare un ad blocker su Chrome. All’interno della stessa Coalition For Better Ads sarebbero state attivate delle discussioni in questo senso. Per AdAge, l’obiettivo è eliminare quei formati e soluzioni che influiscono negativamente sull’esperienza utente. Insomma aspettiamoci delle novità, anche se l’eterogeneità della Coalition for Better Ads potrebbe presto portare a degli scontri intestini, visti i disparati interessi in campo.