Microsoft, una mano per il futuro competitivo delle aziende: Copilot la soluzione GenAI
Intelligenza artificiale come bacchetta magica, come spauracchio, come soluzione, come opportunità con vista sul futuro. AI, GenAI, ormai basta la parola, ma non è così: vantaggi e tranelli sono sempre dietro l’angolo e occorre una mano d’aiuto per capire quali siano le reali possibilità. Un brand come Microsoft delinea i possibili tragitti dell’innovazione, anche nel nostro Paese, e presenta Copilot per Microsoft 365, soluzione al servizio della crescita delle aziende italiane. Di cosa si tratta? Chiediamo lumi a Martina Pietrobon, Direttrice Modern Work di Microsoft Italia (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).
Come si sta muovendo Microsoft nel campo dell’AI e del Web3.0?
«Microsoft è leader per quanto riguarda GenAI e Copilot, che noi vediamo proprio come un co-pilota, un aiutante integrato nelle nostre applicazioni, quelle che usiamo tutti i giorni, una soluzione che ci permette di essere a fianco delle aziende, per aiutarle a essere competitive e ad attirare nuovi talenti».
Quai vantaggi porta affidarsi al Copilot?
«È uno strumento che Microsoft ha lanciato quasi un anno fa, disponibile in Italia dal 22 novembre scorso; è sempre più utilizzato e i nostri dati ci dicono che il 77% di chi lo utilizza non riuscirebbe più a rinunciarvi, mentre il 70% ha assistito a un effettivo aumento della produttività. Copilot viene utilizzato nelle mansioni più ripetitive e libera spazio per la creatività».
Quai tipologie di aziende o quai mercati potrebbero giovarsene di più?
Circa 200 aziende italiane l’hanno già adottato. Facciano qualche esempio: nel campo dell’HR il Copilot aiuta a creare job spotting, comparazioni di cv, ma anche nel Finance permette un lavoro più approfondito sui dati, è un reale sostegno nei capitolati di gara. Nel marketing, Copilot è usato per la creazione di post social, per la messa a punto delle ricerche, snellisce attività quali power point, excell e analisi di mercato. Con Copilot è possibile creare eventi da zero, tra inviti e analisi dei partecipanti. Ma sono soltanto esempi, le funzioni che si possono ricavare sono tantissime. Il vantaggio che porta l’AI è enorme, si pensi che ogni dollaro investito in Europa in progetto con intelligenza artificiale generano un ROI medio di 3,3 punti più alto. A questo punto è anche scontato ripetere che perdere un simile treno significherebbe essere meno competitivi».
Come vi muovete invece sul fronte della sostenibilità?
«Ci poniamo in prima linea sull’argomento e l’AI aiuta nella limitazione degli sprechi e nella ricerca di una maggiore efficienza. E poi, non dimentichiamo che Microsoft si è posta l’obiettivo di essere carbon zero entro il 2030».
AI e occupazione: tra ansie e preoccupazioni, quali lavori sta “inventando” ‘intelligenza artificiale e quai figure professionali state cercando o ritenente che serviranno in un prossimo futuro?
«L’AI è un servizio, un co-pilota, non qualcosa che ci sostituisce. In un simile contesto, diventano fondamentali le soft skills, utili per capire, per esempio, come porre bene una domanda affinché il Copilot risponda in maniera sempre più precisa, ma perché questo accada serve l’ingegno umano».
L’Italia è cresciuta su fronte dell’innovazione, può competere o è ancora frenata?
«Secondo una ricerca recente di Microsoft, le aziende italiane sono allineate all’Europa e anzi stiamo adottando i servigi dell’AI per il 73% rispetto al 67% di media europea, quindi possiamo dire di essere addirittura davanti».
Microsoft offre soluzioni, si prodiga anche nella formazione?
«Abbiamo lanciato AI L.A.B, iniziativa attraverso la quale facciamo incontrare i migliori partner e le aziende italiane, un momento di scambio, di conoscenza, un percorso che stiamo facendo insieme al mercato italiano».
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Grey e AKQA ottimizzano la loro presenza in 5 mercati, tra cui l’Italia, che festeggia vincendo la gara per comunicazione corporate e interna di UniCredit
Proseguono le attività di ottimizzazione dei network di WPP, ora in modo operativo in 5 mercati tra cui l’Italia, dopo che l’operazione era già stata annunciata a fine 2020. In questo caso si parla di Grey e AKQA. Il progetto, che ha portato alla creazione di AKQA Group al di sopra delle due sigle operative, prevede che Grey riorganizzi strategicamente la propria rete di uffici con l’obiettivo di accelerare la crescita e diversificare le proprie competenze. In parallelo, AKQA, specializzata in comunicazione digitale, accresce la sua presenza globale e la propria offerta di servizi. Questo riassetto è un altro passo progettato da Laura Maness, Global CEO di Grey, per realizzare la sua visione di creare una “borderless Grey”, obiettivo identificato al momento del suo ingresso nel network nel settembre 2022. Questa mossa consente a Grey di concentrarsi sui mercati ad alta crescita, garantendo un servizio ancora migliore per i propri clienti globali.
Il riassetto
Il riassetto coinvolge le sedi di Grey anche in Australia, Emirati Arabi Uniti e Belgio, che si uniscono ad AKQA, espandendo significativamente le loro operations, con i vertici di Grey che entrano a far parte dei management team locali. Grazie alle forze complementari e all’esperienza di questi uffici che vanno a integrarsi negli studios di AKQA, il nuovo team continuerà a generare valore sulla scorta dell’eccellente lavoro sviluppato per clienti come Volvo, Westfield, The Coca-Cola Company e altri brand globali. In Cina, Grey assumerà la gestione dello studio di Shanghai di AKQA, dove entrambi i brand continueranno a operare sotto un unico leadership team. Queste azioni sono una componente fondamentale della strategia di Grey e della visione di crescita accelerata, sfruttando i propri primari punti di forza e mantenendo la sua indipendenza come uno dei network più creativi al mondo. Il piano non prevede l’integrazione di altri studios di Grey in AKQA (che si era fortemente rafforzata con l’acquisizione, sempre da parte di WPP, dell’italiana H-ART che faceva parte di H-FARM).
Il nostro mercato
In Italia, AKQA assumerà la gestione dello studio di Milano di Grey rafforzando ulteriormente la collaborazione fra i due team, che ha già generato ottimi risultati fra cui la gestione della comunicazione corporate e interna di UniCredit, recentemente assegnata con estensione internazionale al team combinato in seguito a una gara. Entrambi i brand continueranno a operare sotto un’unica leadership almeno per ora condivisa: Umberto Basso, Managing Director di AKQA, e Marta Di Girolamo, CEO di Grey. La nuova realtà conterà più di 170 professionisti, al servizio di brand globali come The Coca-Cola Company, Nike, Whirlpool, ed eccellenze italiane come Edison (che già era stata acquisita insieme dalle due sigle), RTI, Artsana, Ducati, Sofidel, Angelini Pharma, Campari Group e Cameo, nei tre uffici di Milano, Roma e Treviso.
I commenti
“AKQA e Grey hanno già lavorato insieme in queste regioni e le nostre aree di competenza si integrano perfettamente - dichiara Laura Maness -. Unendo i nostri team, stiamo unendo il meglio di entrambi i mondi: la rinomata creatività di Grey e l’eccellenza nel design e innovazione di AKQA. Sono convinta che a beneficiare di questo nuovo assetto non saranno solo i nostri dipendenti, ma anche i nostri clienti, che avranno accesso a un pool veramente ineguagliabile di talento ed esperienza diversificati”. Ajaz Ahmed, Fondatore e CEO di AKQA, dichiara: “Siamo orgogliosi di collaborare con il team di Laura e crediamo che il valore del brand Grey sia permanente nel tempo. La ricerca dell’eccellenza operativa è centrale nella nostra missione di fornire una crescita sostenibile e al servizio della costruzione di un’agenzia più snella e agile per migliorare le nostre performance e supportare la nostra visione a lungo termine”.
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E-commerce B2B: a livello europeo varrà 1,67 miliardi di euro entro fine 2024
Il commercio digitale B2B è un canale sempre più determinante per lo sviluppo delle imprese internazionali e italiane. Lo dimostra il valore del B2B Digital Commerce, che avanza al ritmo di +12% all’anno in Europa e in tutto il mondo e che oggi vale a livello mondiale 23,4 miliardi di dollari (più del doppio rispetto al 2018), con una previsione di crescita del 12% entro il 2027, quando, secondo le stime, arriverà a superare i 37 miliardi di dollari. Anche a livello europeo il valore dell’e-commerce B2B ha registrato un importante incremento negli ultimi anni, passando da 1,3 miliardi di dollari nel 2022 a 1,5 nel 2023, e si stima che entro la fine dell’anno raggiungerà i circa 1,67 miliardi di dollari, in crescita dell’11% rispetto allo scorso anno. Il trend di crescita del mercato si conferma anche per il vecchio continente e si stima che entro il 2025 potrebbe superare 1,8 miliardi di dollari. La digitalizzazione del comparto B2B coinvolge anche il nostro Paese, dove nel 2022 il B2B Digital Commerce incideva del 21% sul totale del transato B2B.
Servono strumenti innovativi
Dell’argomento e dei suoi prossini sviluppi si è discusso durante il Netcomm Focus B2B Digital Commerce, all’interno di un evento intitolato “La trasformazione omnicanale delle filiere e delle relazioni tra imprese” che ha coinvolto imprenditori, buyer e seller aziendali per approfondire le possibilità di sviluppo di nuovi canali e modelli digitali, con l’obiettivo di ottimizzare i processi di vendita in tutti gli ambiti del commercio B2B, dal mondo delle aziende a quello dei marketplace, dalla logistica ai servizi. “Il comparto del B2B assiste a un processo di costante digitalizzazione, che contribuisce alla crescita dei ricavi del settore in tutto il panorama internazionale, tanto che si stima che nel 2027 arriverà a superare i 37 miliardi di dollari a livello globale. In questo contesto, l’Europa detiene il 6% del valore globale del B2B Digital Commerce globale, i paesi Apac il 79% e la Cina, da sola, oltre il 40%. Nel nostro Paese, dove il settore B2B è tradizionalmente guidato da dinamiche commerciali rigide e articolate che prevedono l’intermediazione di rappresentanti di vendita nella gestione delle trattative, è necessaria l’introduzione di strumenti innovativi per rispondere alle nuove esigenze dei buyer che, anche a seguito del cambio generazionale, sono sempre più orientati verso esperienze d’acquisto agili e personalizzate. Le necessità guidano le aziende italiane che desiderano scalare il loro business verso la creazione di customer experience personalizzate e immersive, la semplificazione delle operazioni e l’automatizzazione dei processi attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e di innovazioni tecnologiche. La flessibilità garantita dalla digitalizzazione gioca un ruolo determinante per lo sviluppo del settore, consentendo agli attori della filiera di gestire le vendite in modo efficiente e di raccogliere dati e informazioni utili all’analisi operativa e alla pianificazione di future strategie finalizzate alla creazione di relazioni a lungo termine con i clienti”, afferma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. La trasformazione digitale del commercio B2B risponde alla necessità di soddisfare le esigenze dei buyer di nuova generazione, sempre più interessati alla proposta di progetti tailored, sia in ottica di personalizzazione del processo di acquisto, sia nell’offerta di servizi di pagamento e di customer care orientati al B2B.
Le prospettive in Italia
La sfida per le aziende italiane del settore consiste oggi nell’incontrare le esigenze di seller e buyer includendo i processi di digitalizzazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie all’interno di un’ampia strategia, con l’obiettivo di integrare i sistemi aziendali già esistenti e di rispondere prontamente alle nuove esigenze del mercato. Il settore del B2B in Italia si affaccia oggi all’introduzione e al dominio di tecnologie quali il Machine Learning e l’AI e allo sviluppo di sistemi come l’Headless Commerce, che consiste nella separazione tra front end e back end di applicazioni e siti di e-commerce, e il Composable Commerce, un’architettura basata sulla selezione delle migliori soluzioni commerciali per creare una “composizione” di servizi ad hoc. Le soluzioni avanzate consentono di gestire in modo più efficiente e disintermediato i processi di vendita, dove autonomia e agilità si presentano come elementi imprescindibili. Secondo Netcomm le aziende del nostro Paese dovranno andare incontro a un ripensamento della struttura organizzativa, sempre più orientata alla costruzione di un e-commerce omnicanale e ibrido, in cui anche la figura del venditore subirà una necessaria trasformazione e passerà dal ruolo di Order Manager a quello di Brand Ambassador grazie all’acquisizione di nuove competenze finalizzate alle vendite ibride.
https://www.dailyonline.it/it/2023/commerce-b2b-livello-europeo-varra-167-miliardi-euro-entro-fine-2024