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EY Italia: chiuderà l’anno fiscale a giugno in forte crescita e da luglio sarà guidata da Stefania Bocchetti. E organizza il “Sustainability Summit”
A partire dal 1° luglio, cioè dall’inizio del nuovo anno fiscale, Stefania Boschetti sarà la nuova Chief Executive Officer di EY Italia, prima donna alla guida di una Big4 in Italia. Stefania Boschetti ha iniziato la sua carriera in EY nel 1992 e dal 2003 ne è diventata Partner. È Presidente di EY S.p.A. (la società di revisione italiana di EY), membro del leadership team di Assurance in Italia e Managing Partner della sede di Torino. È Dottore Commercialista abilitata, laureata in Economia. Nel corso della sua carriera, ha lavorato in diverse linee di business della practice italiana (Assurance, Strategy and Transactions e Consulting) assistendo clienti internazionali quotati in diversi mercati e di un’ampia gamma di settori, tra cui il manifatturiero, l’automotive, il construction e il retail. I risultati  Succederà a Massimo Antonelli che dal 2020 ha guidato con successo EY in Italia (dove opera anche sul fronte pubblicitario con EY Yello), portandola – considerando anche le previsioni relative all’anno terminante a fine giugno 2024 -  a una crescita netta del fatturato del 65%, grazie a una strategia fondata su apertura internazionale, trasformazione tecnologica e integrazione di competenze; il tutto a partire da una nuova cultura aziendale con le persone al centro. La crescita del fatturato era stata del 50% nel cumulato a giugno 2023, periodo in cui è stato toccato il record di 1,1 miliardi di euro di revenues, pari al +20% rispetto all’anno fiscale precedente, Antonelli rimarrà nel network EY in qualità di senior advisor della nuova CEO. Il commento “Sono onorata per la fiducia che il network ha riposto in me e accolgo con grande entusiasmo questa nuova sfida - commenta Stefania Boschetti – Oggi siamo più di 9mila professionisti in Italia e vogliamo essere protagonisti della trasformazione del Paese e delle aziende italiane, creando valore per il business, per i nostri clienti e per la comunità in cui operiamo. Per farlo, dobbiamo continuare a trasformarci, facendo leva sulla qualità del nostro network e sulle eccezionali opportunità che la tecnologia ci offre, rimanendo fedeli ai nostri valori e al nostro purpose “Building a better working world”. Mi impegnerò a mettere la mia conoscenza del mercato e dei professionisti di EY al servizio di una crescita sostenibile, costruendo una cultura dove tutti possano dare il meglio di sé”. Green jobs e sostenibilità Nel frattempo, nei giorni scorsi, sempre EY ha organizzato a Milano il “Sustainability Summit”. Oltre 300 eventi climatici estremi si sono verificati, nel 2023, in Italia. Basta e avanza per dire che il cambiamento climatico è in atto già da tempo. E che è non solo opportuno ma ormai necessario fare qualcosa per invertire il più in fretta possibile la tendenza. Un altro dato allarmante? Il 90% delle merci, in Italia, viaggia ancora su gomma. Con conseguenze poco raccomandabili in tema di sicurezza e inquinamento per il nostro Paese. Sono solo due dei tanti dati citati durante la maratona di tavole rotonde del Summit, durante il quale sono stati presentati i risultati di una ricerca che ha tastato il polso della sostenibilità in 200 aziende italiane. Hanno partecipato all’indagine aziende dei settori automotive e transport, media e telco, tessile, energy e utilities, health biotech e chemicals, industrial, door and beverage, engineering e construction, Ict e hi-tech. I vantaggi competitivi I dati dicono che circa l’80% delle aziende intervistate ha previsto un piano di sostenibilità con obiettivi specifici (dato superiore di circa il 10% rispetto alla precedente rilevazione). Ma soprattutto che l’87% delle aziende considera la sostenibilità come un fattore di vantaggio competitivo, e il 65% ha definito obiettivi e relative azioni per mitigare il cambiamento climatico (un dato in grande crescita, registrando un aumento del 38% rispetto al 2022 e del 67% rispetto al 2021). Tra coloro che hanno definito tali impegni, il 26% li ha inseriti nel proprio piano strategico. Le azioni più significative avviate sono legate alla riduzione delle proprie emissioni e alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In particolare dai risultati della survey emerge come l’87% delle realtà operanti nel settore Automotive & Transport abbia sviluppato un piano di sostenibilità con target nella maggior parte dei casi quantitativi. Questa percentuale diminuisce però al 59% per quelle appartenenti al settore Media & Telco. E infine quasi il 60% delle aziende prevede al proprio interno una funzione CSR e/o legata alla sostenibilità (quasi +30% rispetto allo scorso anno). La survey condotta da EY ha evidenziato anche come il 52% delle aziende pubblichi già un report di sostenibilità, nonostante solo il 47% rientra negli obblighi della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che impone l’obbligo di rendicontazione. Nonostante gli impatti economici e finanziari generati dalle tensioni geopolitiche, insomma, le aziende italiane stanno accelerando la transizione ecologica integrando sempre più la sostenibilità nel proprio business con piani e target strutturati in particolare sui temi del cambiamento climatico e dell’economia circolare.  I vantaggi economici Infatti oltre il 60% delle aziende non ha interrotto le attività previste nel piano di sostenibilità e il 15% ha sfruttato il nuovo contesto per accelerare la transizione verso nuovi modelli più sostenibili. il 66%, ha deciso di apportare modifiche alla propria catena di approvvigionamento per soddisfare le richieste dei consumatori sempre più orientate al rispetto dei criteri green, mentre il 38% si è concentrato sul minimizzare l’impatto dei processi e/o prodotti a valle della filiera. Tra i settori che maggiormente si sono distinti in questo ambito si trovano quelli di Food & Beverages, Industrial e Textile & Apparel. La sostenibilità, si deduce dalla ricerca, procura anche un evidente vantaggio economico. Esaminando la relazione tra il posizionamento in termini di sostenibilità con alcune variabili economiche e finanziarie, quali l’andamento (su 3 anni) del tasso di indebitamento e del rapporto EBTDA/ricavi, si rileva infatti una certa correlazione fra l’andamento dell’indebitamento e il miglioramento della performance di sostenibilità. Mentre per le aziende del campione di medie dimensioni, ovvero con un fatturato tra i 150 e i 500 milioni, si osserva infatti che a quelle con un rating di sostenibilità inferiore corrisponde un trend di indebitamento crescente. I commenti “I dati del nostro studio confermano come sempre più realtà aziendali scelgano di integrare concretamente la sostenibilità all’interno del proprio business – ha commentato Riccardo Giovannini, Sustainability leader di EY Italy -. Oltre il 70% delle aziende intervistate, infatti, integra il piano di sostenibilità nel piano industriale, dato in aumento di circa il 18% rispetto alla scorsa rilevazione. Per quanto riguarda le principali aree di miglioramento, quasi l’80% si orienta alla riduzione di emissioni CO2 mentre oltre il 40% del campione all’economia circolare”. Così, “se in passato la sostenibilità ha rappresentato un nice to have, poi una scelta e più recentemente un’opportunità, oggi – ha segnalato  Antonelli, che è anche COO di EY Europe West - siamo chiaramente di fronte a una necessità per rispondere alle sfide di business e alle trasformazioni di oggi e di domani”. I relatori Tre i settori (strategia, trasformazione, impatti operativi) con i quali si è affrontato il tema della sostenibilità durante il convegno, dopo l’illustrazione dei dati della ricerca “Seize the Change 2024: i trend di sviluppo sostenibile” da parte di Riccardo Giovannini, Italy Sustainability Leader di EY.  Sul tema ‘Value creation e la nuova mission sostenibile delle aziende’ sono intervenuti Matteo Savoldelli (EY Parthenon) e Renzo Gibellini (Reflexallen). Su “Sostenibilità come opportunità per creare valore” hanno relazionato invece Marco Duso (EY), Alessandro Bottarelli e Paolo Perani (ABB). Su “Trasformazione dei modelli di business in ottica sostenibile”, Irene Pipola (EY), Federico Sannella (Birra Peroni) e Marco Volpi (Saviola). “Il futuro delle infrastrutture e l’impatto sui temi della mobilità sostenibile”: Andrea Scotti (EY) e Concetta Testa (Autostrade per l’Italia). Su “Green jobs e trasformazione del lavoro”, Carlo Chiattelli (EY) e Daniela Caputo (ManpowerGroup Italia). “L’evoluzione normativa e gli impatti sul business”: Roberto Giacomelli (EY) e Isabella Manfredi (Feralpi). “Aspetti doganali  in ambito ESG”: Alessandra Di Salvo (EY) e Michele Lombardi (Prysmian). “Oltre il Greenwashing: responsabilità e trasparenza nella comunicazione”: Maria Cristina Breida (EY) ed Enza Maria Cristina Onnis (Angelini Pharma). “Le sfide ESG delle banche”: Simona Arduini (Banca Ifis). In chiusura una tavola rotonda con Giovannini (EY), Gabriele di Cintio (AdR), Gaia Ghirardi (CDP) e Katia Riva (Mundys).   
https://www.dailyonline.it/it/2023/ey-italia-chiudera-lanno-fiscale-giugno-forte-crescita-da-luglio-sara-guidata-da-stefania-bocchetti-organizza-sustainability-sum
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Heineken cattura la sensazione del “primo sorso” nella campagna globale “The First Ahhh!” di LePub
Ci sono poche sensazioni nella vita su cui si può sempre contare per ottenere una gratificazione. Il lato freddo del cuscino. Il sole sul viso. Il primo sorso di una birra fresca. Ecco perché Heineken lancia con creatività di LePub la sua campagna integrata globale “The First Ahhh!”, che cattura l’iconica e rinfrescante sensazione del “primo sorso” che si prova con una Heineken frizzante e dall’equilibrio unico. Nel ritmo incalzante di oggi, il produttore di birra riconosce che la sensazione di refrigerio è più importante che mai, ed è qualcosa che Heineken offre al mondo con la sua ricetta unica da oltre 150 anni. L’ATL sottolinea la sensazione del “primo sorso” che si prova grazie al suo gusto perfettamente bilanciato. Nel frattempo, la campagna globale più ampia illustra ai consumatori i cinque principi fondamentali di produzione della birra Heineken, che sono il segreto della qualità affidabile e del gusto perfettamente bilanciato della birra, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi. Per dimostrare quanto Heineken tenga al suo gusto perfettamente bilanciato, inoltre, il marchio ha inviato il suo Mastro Birraio, Willem van Waesberghe, a misurare le superfici di bar e tavoli con “The Beer Level”, uno strumento “altamente scientifico” riempito di birra Heineken per garantire la perfetta presentazione della pinta. Con 25 milioni di porzioni di Heineken in 192 Paesi ogni giorno, mantenere questa coerenza è un’arte. Willem van Waesberghe, mastro birraio di Heineken, afferma: “È facile dare per scontato il gusto rinfrescante ed equilibrato che una Heineken offre sempre, sia essa Original, Silver o 0.0, poiché è così costante in qualsiasi parte del mondo la si gusti. Tuttavia, dietro al sorso c’è una vera e propria scienza, guidata dai nostri principi di produzione a cinque stelle, tra cui il famoso lievito A di Heineken, il malto puro di qualità, gli ingredienti naturali al 100%, il metodo di produzione orizzontale e i nostri birrai stellati verificati, un titolo che richiede 10 anni per essere raggiunto, che vi regalano la sensazione del “primo ahhh!”.  Lo spot La campagna “First Ahhh!” viene lanciata in 75 mercati con un TVC di 63” diretto da Alex Feil e con una cover di “L.O.V.E.” di Nat King Cole, che richiama l’amore che Heineken mette nella sua birra, come colonna sonora. Il TVC racconta il momento in cui si desidera il gusto di una Heineken rinfrescante, ma che è fuori portata, sia dopo una lunga giornata di lavoro che dopo essere arrivati in ritardo a una festa. Lo spettatore è trasportato in un viaggio di attesa del primo sorso, fino a quando, al culmine del brano, il protagonista sperimenta finalmente il momento del “primo Ahhh! La campagna “First Ahhh!” viene lanciata con un TVC. Questa campagna fa parte di una campagna globale integrata che si svolgerà durante tutto l’anno e che comprende immagini chiave, BTL, OOH, aggiornamenti del packaging, campagne PR e social. Il commento Bruno Bertelli, global CEO LePub, CCO Publicis Worldwide, afferma: “Il primo sorso di birra è un’esperienza unica: il piacere, l’odore, la sensazione della schiuma - tutto contribuisce alla percezione del gusto e del divertimento. La campagna ritrae questo senso di aspettativa e come questi elementi possano giocare un ruolo nel modo in cui percepiamo il gusto e l’eccitazione. La creatività ruota attorno all’idea di bramosia, attesa, desiderio e piacere che di solito è legata al primo sorso. Volevamo mostrare come il gusto di Heineken rinfreschi i momenti di sforzo in momenti di piacere, trasformando davvero gli ‘agh’ delle persone in momenti di ‘ahhh!’”.   Credits Global CEO LePub, CCO Publicis Worldwide: Bruno Bertelli Global Chief Creative Officer: Cristiana Boccassini Chief Creative Officer: Mihnea Gheorghiu Chief Creative Officer: Felipe Cury Executive Creative Director LePub Brazil: Greg Kickow Creative Director LePub Brazil: Yan Prado Creative Director LePub Brazil: Rodrigo Visconti Associate Creative Director: Alessandro Agnellini Associate Creative Director: Fernando Dominguez Associate Creative Director: Livio Gerosa Production Company: TEMPOMEDIA Director: Alex Feil  
https://www.dailyonline.it/it/2023/heineken-cattura-sensazione-del-primo-sorso-nella-campagna-globale-first-ahhh-lepub
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Competenza, operatività e serenità nel lavoro: l’innovazione digitale secondo MEP
L’AI che sostiene, appoggia, aiuta, crea, migliora lo stato delle cose, a patto di conoscerne i segreti. A Bologna è di sede MEP, agenzia che si propone di accelerare il processo di evoluzione culturale delle imprese affinché il mktg diventi un asset strategico, che ha deciso di aprire alla sperimentazione interna, con una serie di test che consentiranno a ciascun componente del team di individuare lo strumento e la modalità d’uso adatta alla propria area di competenza per migliorare efficacia ed efficienza dell’output. Ne parliamo con Lorenzo Visci, CEO e founder (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv). Come è cambiata l’attività di MEP con l’arrivo dell’AI e quanto e come la stessa Intelligenza artificiale inciderà su design, copywriting, web2 e web3? «Siamo sempre stati attenti all’innovazione tecnologica e oggi, più che mai, nei riguardi dell’intelligenza artificiale. Abbiamo deciso di istituzionalizzare le attività di AI generativa per rendere centrali strumenti che permetteranno alle persone di lavorare meglio, in modo da impiegare meno tempo nella progettualità più meccanica così da potersi dedicare alle cosiddette attività a valore aggiunto. Conosciamo già gli effetti che può portare l’AI nel design e nel copywriting, pensiamo solo a ChatGPT che ha portato soluzioni molto più potenti, attraverso le quali possiamo e riusciamo a operare con velocità e qualità superiori rispetto al passato. Sul fronte del web3 siamo nel campo della blokchain e sembrerà paradossale ma entriamo in un territorio in cui è possibile rendere un brand in maniera più ‘umana’, nonostante si parli di macchine; mentre nel web2, l’innovazione ci consente di  ripulire e migliorare i codici, il che porta a lavori migliori ed ecologicamente sostenibili». In sintesi, quale obiettivi si pone l’agenzia a fronte di questa apertura all’innovazione? «Fa lavorare meglio le persone e costruire, nel contempo, attività qualitativamente superiori per i clienti. Attenzione però: pensare di sostituire una persona con un algoritmo è semplicistico, come se un pennello o una macchina per scrivere si mettessero a lavorare da soli, piuttosto siamo noi che permettiamo alla macchina di muoversi sulla parte più ostica, il che rende più umano il nostro lavoro e agevola le condizioni di lavoro, fa crescere della qualità dell’output e permette di  avere più tempo per sviluppare le attività a valore aggiunto» Come deve comportarsi il mondo del marketing rispetto all’innovazione e all’AI e a che punto siamo in Italia? «L’innovazione nel marketing nazionale, considerata dal nostro osservatorio personale, fotografa delle differenze culturali rispetto ad altri Paesi. Quando si crea una trend, al netto di qualche normale resistenza al cambiamento, si nota un’adozione veloce ma molto modaiola. Che poi, in realtà, parliamo di strumenti che esistono da tempo ma solo da un anno o poco più sono diventati pane quotidiano. Ci sono quelli che vogliono veramente sperimentare, che portano alla luce nuovi prodotti, che aprono a inediti scenari. Oggi come oggi abbiamo bisogno di contenuti alti, anche perché l’attenzione, catturata da una molteplicità di suggestioni, si è abbassata. Culturalmente ci sono titubanze, manca la formazione, uno sguardo maggiormente panoramico. Conoscenza e applicazione fanno tutta la differenza in un mercato super competitivo». L’AI può aprire le porte a determinati settori con cui MEP potrebbe/vorrebbe lavorare? «Non più di tanto. Abbiamo ampliato il mercato qualche anno fa con blockchain e NFT, abbiamo cambiato panorama e registrato una crescita del fatturato estero del 45%, ci muoviamo con operatività e logiche differenti rispetto a qualche stagione orsono; tutto questo ci ha permesso di diventare più interessanti nella costruzione dei processi lavorativi, con modalità strategico-operative che ci hanno aperto nuove possibilità di business. A questo punto, l’obiettivo principale sarà sviluppare nuovi mercati, diventare più competitivi dove già siamo presenti, acquisire maggiore competenza, operatività e serenità nel lavoro». Come è stato il 2023 dell’agenzia e quali saranno i progetti per il 2024? «Quella trascorsa è stata una stagione di consolidamento, con obiettivi però ambiziosi la costruzione e la crescita di un vero e proprio eco sistema, il quale per funzionare a dovere ha bisogno di basi, di radici ben solide; e quindi, investiremo in tutte le aree per renderle scalabili, con un focus sulle persone, ed è anche per questo che a gennaio abbiamo aperto l’area Cultura, per mettere in discussione i nostri valori, affinché siano sempre rinnovati. Puntiamo a creare un unione con i nostri clienti, a contaminare positivamente il nostro eco sistema di imprese, ad aumentare la quota di progetti consulenziali in maniera continuativa, con un livello di business che possa contare su 15  progetti costanti (la nostra media di contratto è di 36 mesi), con una curva di crescita fluida, che ci consenta di lavorare meglio. E poi c’è la parte internazionale che sarà rafforzata, con il consolidamento  delle attività in Nord America, in Europa e in Sud Africa e nuove opzioni legate al Medio Oriente, dove entro il 2025 faremo nascere qualche nuovo progetto».  
https://www.dailyonline.it/it/2023/competenza-operativita-serenita-nel-lavoro-linnovazione-digitale-secondo-mep
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