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La storia d'amore tra Under Armour e Droga5

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L’azienda di performance apparel ha scoperto le potenzialità dell’advertising in un momento di crisi, e ha sviluppato due campagne interne dal successo contrapposto. Quando ha capito di aver bisogno di un punto di vista esterno la situazione è cambiata, soprattutto perché questo punto di vista è quello di David Droga. I due hanno raccontato la storia del marchio a Cannes

Quando Under Armour stava andando a picco, è stata la pubblicità a ripescarla e a trascinarla fino al suo valore attuale: 5 miliardi di dollari. L’azienda, pioniera nella produzione di performance apparel, navigava in cattive finanze, gli 1,3 milioni di euro fatturati nel ’98 non erano abbastanza nemmeno per produrre i free sample, quando nel 1999 ha deciso di lanciare la sua prima campagna.  

Under Armour, puntare sulla pubblicità contro tutti

“Abbiamo investito 25.000 dollari in una mezza pagina del magazine ESPN, ma nel board erano in molti a dissentire perché quei soldi servivano a coprire le spese di produzione”, spiega a Cannes Kevin Plank,  ceo e founder di Under Armour. Ma alla fine ha avuto ragione lui: la campagna è durata tre settimane, periodo nel quale la società ha raccolto 800.000 dollari ed è stata contattata da 8.000 retailer interessati ai prodotti. “Allora abbiamo avuto un’altra idea: rifacciamolo. Ma i risultati sono stati pessimi. Abbiamo sbagliato il soggetto dell’immagine. Ci hanno chiamato solo in 35 e abbiamo deciso di chiudere i rubinetti del marketing”, continua Plank.  

L'incontro con Droga5

La gestione delle attività pubblicitarie è poi rimasta interna fino a quando la società non si è guardata allo specchio e ha riconosciuto la mancanza di un punto di vista esterno per comunicare in maniera efficace. Detto fatto, la scelta è ricaduta su David Droga, creative chairman and founder dell’agenzia  Droga5, che ha accettato di partecipare alla comunicazione d’azienda perché “sono pochi i brand che hanno un punto di vista, e anche un ottimo prodotto”. under armour  

Il rapporto tra brand e agenzia

La collaborazione è iniziata tre anni fa, col piede sbagliato: “Eravamo un pessimo cliente, perché non avevamo mai lavorato con un’agenzia. Io poi non mi fidavo proprio a permettere ad altre persone di prendere decisioni sull’azienda, fino a quel momento avevo sudato e faticato per definire ogni dettaglio” spiega Plank. “In realtà a me andava bene, perché la cosa che più intimidisce un’agenzia creativa è un cliente che dice sempre di sì. È il brand ad avere tutti i dati, e da li può ricavarne le risposte e criticare il nostro operato. Se annuisce sistematicamente non abbiamo punti di riferimento”, continua Droga.  

L'expertise dei creativi fa la differenza

Ma il creativo “aveva una comprensione del brand che noi non avevamo”, risponde Plank, e così si è instaurato un rapporto di fiducia e di apprendimento. Il marchio insegna all’agenzia i suoi protocolli, l’agenzia i comportamenti e i linguaggi più adatti. “Il segreto è credere veramente in quello che vendi. Se sei convinto che il prodotto che stai vendendo sia buono, la gente lo percepisce - continua Plank - . E noi abbiamo un gran prodotto e un forte punto di vista. Abbiamo impostato il marketing esattamente come i nostri meeting: questo è quello che vedo, questo è quello che penso e così è come dobbiamo comportarci”.  

Le scarpe di Stheph Curry

Una filosofia che li ha portati a rispondere con sangue freddo alle critiche sulle scarpe da “infermiera” che Steph Curry ha indossato durante le finali NBA: “Un cliente normale sarebbe entrato nel panico, si sarebbe ritirato, ritratto, ma loro l’hanno presa dal verso giusto e hanno subito pensato che fosse un’opportunità incredibile da cogliere al volo” spiega Droga. Il brand, a distanza di 17 anni vale circa 5 miliardi in più, e adesso è passata dall’invitato alla festa a cui nessuno fa caso a ricevere considerazione: “They finally care!” esulta Plank. E il merito è dell’advertising, e di chi lo sa fare.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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