Dopo aver approvato due giorni fa il progetto di bilancio 2016, il Gruppo di cui è presidente Giorgio Fossa affronta oggi un altro passaggio delicato, quando il CdA di ADS potrebbe valutare se dare il proprio via libera o meno al rilascio dei dati di vendita relativi a 2 anni fa
Dopo aver vissuto una giornata campale mercoledì, quando il CdA del Gruppo ha approvato il progetto di bilancio 2016 e deliberato in merito alla convocazione dell’assemblea degli azionisti - ovvero Confindustria - chiamati a ricostituire un capitale fino a 70 milioni dopo le perdite di 92 evidenziate negli scorsi 12 mesi, per Il Sole 24 ORE se ne preannuncia oggi un’altra analoga. In giornata, infatti, si tiene il CdA di ADS per l’approvazione del suo, di bilancio, relativo sempre al 2016. E anche questo rischia di essere un passaggio piuttosto delicato per il Gruppo di cui sono presidente Giorgio Fossa e a.d. Franco Moscetti, perché potrebbe essere l’occasione per fornire all’organismo degli Accertamenti Diffusione Stampa la possibilità di valutare la fattibilità di rilasciare al Sole 24 Ore stesso la certificazione relativa alle diffusioni del 2015, che, a febbraio, era stata rinviata, “in attesa – come recita una nota emessa da ADS stessa - di documentazione e chiarimenti da parte dell’editore in merito alle differenze emerse tra dati a suo tempo dichiarati e dati accertati”.
La questione delle copie diffuse
In effetti, a metà febbraio, ADS ha reso noti i dati diffusionali certificati relativi al 2015 delle testate che vi aderiscono (privi della componente “multiple digitali”, notoriamente bloccata fino a maggio, quando entrerà in vigore il nuovo regolamento), ma ha sospeso quella per il quotidiano confindustriale: il cui management, in ogni caso, potrebbe anche aver già fornito le sue spiegazioni e, quindi, essere già nelle condizioni di aver riottenuto la certificazione. Del resto, lo stesso Fossa, lo scorso 22 dicembre, aveva già esposto, su richiesta della Consob, i risultati della survey sulle copie diffuse (anche le “multiple digitali”) dal quotidiano commissionata a Protiviti, che aveva poi proceduto al loro ricalcolo. Secondo le analisi della società di consulenza relative alle diffusioni totali, ossia cartacee e digitali, appunto del 2015, le copie effettivamente diffuse sarebbero state 248mila su 375mila, vale a dire il 34% in meno di quanto dichiarato nella relazione finanziaria sempre di quell’anno. Risultava che non sarebbero state conteggiabili oltre 109.500 copie digitali e quasi 18.000 cartacee. Le prime fanno riferimento a copie cedute in bundle con altri prodotti e servizi digitali, non citate in fattura, per un totale medio giornaliero di quasi 32.000; copie multiple non attivate per un totale medio giornaliero di oltre 48.800; e, infine, copie relative ad attività promozionali. Per quanto riguarda quelle cartacee, si parlava di 7.317 copie medie giornaliere distribuite porta a porta da Edifreepress e Gruppo Johnsons e di vendite dirette promozionali effettuate da quest’ultima per un totale medio giornaliero di 10.662 copie.
Di quel 34% mancante, il 14% è rappresentato da copie cartacee e digitali distribuite in comarketing già accertate, e il 12% da copie multiple (per le quali ADS ha appunto modificato il regolamento). Lo faceva notare anche Moscetti: “Siamo molto soddisfatti del lavoro di verifica di Protiviti, che ha chiarito finalmente che le copie comarketing rappresentano solo il 14% della diffusione totale – carta 5%, digitale 9% -, pratica che, per altro, è stata già abbandonata – aveva spiegato l’a.d. -. L’altro 20% di copie esaminate ha trovato già una soluzione per l’8%. Per il restante 12%, copie multiple regolarmente pagate dai clienti, il Gruppo 24 ORE ha applicato un’interpretazione restrittiva rispetto al regolamento di ADS tuttora in fase di chiarimento”. Ovviamente, per Il Sole 24 Ore, ottenere la certificazione ADS, è una questione di immagine (al di là delle possibili, eventuali sanzioni, la più importante delle quali è l’esclusione degli accertamenti per tre anni, in caso contrario) ma, anche, di business, perché gli inserzionisti potrebbero rivalersi retroattivamente e perché è impensabile stare sul mercato senza averla.
Intanto, tornando all’operatività del Sole 24 ORE, c’è da registrare che i suoi vertici hanno incontrato tre giorni fa i sindacati, ai quali è stato comunicato che “le azioni di riallineamento del Gruppo al nuovo modello di business impongono, in coerenza al piano industriale, una riduzione strutturale, nell’ordine del 30% dell’attuale costo dell’organico complessivo, da completare, al più tardi, entro il termine del secondo trimestre del 2019” e che “tale riduzione è da ritenersi vincolante e irrevocabile”. Per quanto riguarda infine System, la cui direzione è stata assunta ad interim nei giorni scorsi dall’a.d. dopo l’uscita del d.g. Ivan Ranza, una voce che si sta consolidando, nel caso ci fosse una soluzione interna, è quella relativa alla possibile promozione dell’attuale vice d.g., Fabrizio Lolli.