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Social media, epayment e marketplace: una panoramica del mercato italiano dell’ecommerce

Autore: Redazione


I social network influenzano gli acquisti offline e rappresentano uno strumento per raggiungere i millennials. Il target è anche il più propenso alla conversione da mobile e al pagamento digitale instore

Il mobile ha rivoluzionato l’engagement degli utenti con i brand, il modo di lavorare e quello di relazionarsi con le persone. «Radio e tv hanno impiegato 30 anni a raggiungere 2 miliardi di persone, il mobile solo 10 anni e ce ne metterà pochi altri per raddoppiare la sua utenza», dice Francois Xavier Pierrel, head of marketing science, Southern Europe Facebook, al netcomm Forum di Milano. «Aziende come Amazon, Dollar Shave Club e PayPal hanno stravolto il segmento attraverso un approccio fortemente disruptive. Alcune, come Uber o Airbnb, sono diventate dei veri colossi in meno di 5 anni. L’innovazione rimane un driver molto importante per avere successo sul device», continua. In questo momento esistono 3 trend che stanno dando forma al mobile first ecommerce: Online sales, offline sales e immersive experience. «Per quel che riguarda le vendite online, un target da tenere particolarmente sott’occhio sono i millennials saranno il 15% della popolazione entro il 2020 e pretendono dal mobile di guardare quello che vogliono, quando e come lo vogliono, oltre che la possibilità di saltare la pubblicità», afferma Pierrel. Richiamare l’attenzione sul device attraverso le app sta diventando sempre più difficile, vista la saturazione degli App Store e la concentrazione degli utenti verso quelle più grandi. Tra queste, ovviamente, c’è Facebook, che però «più che un’app è una piattaforma molto flessibile nella sua impostazione, specialmente per i brand. Questi possono definire il loro profilo in diversi modi, cercando il più efficace per i propri obiettivi», continua. Le vendite offline, invece, rappresentano ancora il 90% del totale, ma «il mobile influenza 1/3 degli acquisti in negozio. Stiamo vivendo un momento in cui l’approccio omnichannel si sta sovrapponendo al mobile first, ed è in questo senso che bisogna pensare al business. L’esperienza nel punto vendita fisico deve rimanere a livelli alti, ma a questa dev’essere accostata la potenza di driver importanti come il mobile. L’online purchase journey è molto meno lineare di quanto si possa pensare, quindi è fondamentale approfondire le misurazioni», afferma Pierrel. Per l’attribuzione, Facebook utilizza Statistical MTA, «un modello che impara da solo. L’attribution è un mix di dati e modelli: si parte dai dati di cui la società dispone uniti a quelli reperibili da partner e sul mercato, questa è la benzina del modello che poi si sceglie di mettere in gioco». «Le soluzioni di measurement che proponiamo, invece, si riferiscono a 3 categorie chiave: Traditional advertiser e agency, sophisticated digital advertiser e all advertiser. A qualunque di queste si appartenga, si può avere una verifica attraverso partner di terza parte. Tra questi: GfK, MarketShare, Kantar e Nielsen», conclude Pierrel. Unificare il flusso di pagamenti online e offline è fondamentale per tutti i business «Per noi è vitale dare un servizio focalizzato sull’ecommerce ma che riesca ad essere logicamente fruibile e opportunamente gestibile da tutte le imprese italiane, diverse delle quali puramente digitali». Debutta così sul palco Enrico Trovati, director business unit merchant services di CartaSi, prima di analizzare le tendenze dell’ecommerce in Italia. «Quello che noi osserviamo dal punto dei vista dei pagamenti è che il target 20-30 anni utilizza la carta in maniera diffusiva per pagamenti online. Il 25% degli acquisti che hanno concluso attraverso una carta sono avvenuti online. Il 20% di questi è stato effettuato da mobile e 2 volte su 3, le conversioni sono avvenute in orario di apertura dei negozi. Non cambia molto la percentuale per il target 30-40, i cui acquisti online sono il 15%», riporta Trovati. La scelta del sito su cui acquistare è condizionata dalla facilità del pagamento per il 40% degli acquirenti under 40. In particolari settori merceologici, come abbigliamento, GDO e ristorazione, il mobile payment diventa un driver che aumenta la frequenza d’acquisto di 2,3 volte. «L’abbassamento del ticket di spesa sugli acquisti digitali è un ulteriore elemento che permetterà una maggiore diffusione dei pagamenti online, in particolare sulle spese più piccole», aggiunge. Il merchant si trova dunque a gestire la multicanalità con cui il cliente si affaccia ai suoi shop – fisico e digitale – e per semplificare questo compito dovrebbe puntare all’unificazione dei flussi di pagamento online e offline, in modo da avere una considerazione integrata del cliente. «La richiesta del mercato, e quello su cui noi stiamo investendo, è un miglioramento dell’infrastruttura dei pagamenti digitali, anche sul mondo fisico, con una maggiore coesione del patrimonio online e offline. Noi abbiamo sviluppato un POS che sfrutta un ecosistema Android controllato per permettere all’esercente di interagire anche con crm e couponing sia in loco sia in digitale. È una soluzione di in-shop payment altamente digitale ed integra CRm, dialogo con app e property di engagement, registrazione sistemi di pagamento per checkout veloce». Lo strumento sarà sul mercato entro l’anno. «Per il futuro ci stiamo concentrando su tre tematiche che crediamo acquisteranno rilevanza nei prossimi due-tre anni: pagamenti integrato nell’IoT, ulteriore innovazione sulla rapidità nei processi di checkout su digitale, nuove tipologie di interfacce digitali che permetteranno al consumatore di raggiungere in maniera più fluida i prodotti e al merchant la lettura biometrica per rendere più facile la componente di autenticazione dell’acquirente», continua Trovati. Alibaba, il gigante dell’ecommerce guida il dominio dei marketplace made in Cina Duncan Clark, chairman, BDA China e autore del libro Alibaba – the house that jack ma built, è un vecchio amico di Jack Ma, fondatore e presidente del marketplace più grande del mondo: Alibaba. «Quando è stato fondato, in Cina non c’era un grande interesse verso l’ecommerce», a novembre scorso, invece, Alibaba ha registrato il record di 18 miliardi di dollari di spesa e 650 milioni di spedizioni in un solo giorno. «Mentre San Valentino è notoriamente una grande occasione di consumo, Jack Ma e i suoi manager hanno inventato il Singles’ Day, aprendo una nuova finestra commerciale organizzando addirittura per la notte precedente un palinsesto d’intrattenimento, costruito su una proposta di film, per tenere i consumatori svegli e iniziare gli acquisti allo scoccare della mezzanotte. Ha unito il concetto di ecommerce a quello di entertainment commerce. Il risultato è stato il nuovo record per un marketplace digitale», dice Clark. L’interesse dei cinesi per l’ecommerce passa però anche da altre importanti piattaforme come JD Worldwide, Kaola, Suning, Jumels, che hanno strappato alla Silicon Valley il monopolio delle vendite digitali, tanto che «molte di queste aziende vedono l’uscita dalla Cina come un passo indietro, avendo già business molto forti non solo in occidente, ma in altre aree dell’Asia come ad esempio l’India». La vera forza di Alibaba, però, risiede nell’«iron triangle» composto da ecommerce, banking e logistica, che ricopre tutti i poli dell’acquisto. L’interesse dei brand italiani verso il mercato cinese è già alto: «Sono oltre 1000 quelli presenti su Tmall, e i turisti cinesi in terra italiana sono oltre 2 milioni all’anno. I giovani consumatori asiatici dimostrano grande interesse verso l’acquisto di quei brand di moda che non hanno ancora raggiunto il picco del successo. Sono però abituati a servizi che non sempre corrispondo a quelli offerti in occidente: per esempio possono restituire il prodotto fino a 7 giorni dopo la consegna anche se questo è integro, se cambiano idea possono rispedirlo indietro», conclude Clark. <

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 17/04/2024


VEKA Italia affida il rebranding a Gruppo Icat: dalla strategia alle declinazioni above e below the line

Semplicità e memorabilità: queste le due parole chiave attorno alle quali Gruppo Icat ha pensato bene di costruire il percorso di rebranding per VEKA Italia, leader del mercato mondiale nel settore della produzione di profili per serramenti in PVC, un gruppo che a livello internazionale opera attraverso le sue 46 sedi distribuite in ben quattro continenti. Quello dei serramenti rappresenta, infatti, un mercato particolarmente complesso e ricco di competitor, contesto all’interno del quale fare la differenza con una comunicazione in grado di arrivare al pubblico in maniera chiara e diretta rappresenta una tappa fondamentale. Il DNA razionale di VEKA, il suo know-how, la sua affidabilità costituiscono d’altro canto il potenziale attraverso cui l’azienda può fornire - ed essere essa stessa - la risposta perfetta ai bisogni del consumatore italiano, in un background valoriale che le permette di essere riconosciuta in tutto il mondo per la sua qualità, sicurezza e fiducia. Un potenziale scandito dalla stretta collaborazione con Icat, a cui già da tempo è stata affidata la comunicazione del marchio, in maniera sempre più ampia, coordinata e completa. La comunicazione A partire dal 2021, Gruppo Icat ha ideato per questo cliente campagne di comunicazione integrate - che si sono aggiudicate premi di settore tra cui due importanti riconoscimenti Mediastars - basate sul concept “La Migliore Vista sull’Italia”, elevando la comunicazione di marca e ponendo l’accento sugli aspetti emotivi e tecnici dei serramenti del network di esperti artigiani italiani che utilizzano i profili firmati VEKA, un brand che è la sintesi della tecnologia tedesca e dell’artigianalità Made in Italy. All‘interno del piano di comunicazione l’idea è stata poi declinata nella campagna multisoggetto OOH e DOOH, in cui gli infissi si presentano come la cornice perfetta e inaspettata per mostrare le viste più iconiche del nostro Paese. Attraverso questa strategia comunicativa, VEKA ha iniziato a rivolgersi in maniera diretta e trasparente al consumatore finale, per mostrare senza mezzi termini la qualità e la longevità dei propri prodotti; oggi la multinazionale è pronta per compiere un ulteriore e importante passo, rendendo ogni Premium Partner, oltre che un garante della costante qualità con cui VEKA si mostra alle persone, un vero brand ambassador dal punto di vista valoriale e professionale. Si tratta infatti di un marchio di fabbrica che, sin dalle sue origini, ha saputo collocare e diffondere nel mondo del design la propria value proposition, imperniata prima di tutto su Made in Italy, artigianalità e tailor made, gli stessi valori condivisi da tutti i partner VEKA. I commenti “Essere scelti e riconfermati dai clienti per guidare la loro comunicazione a 360° è per noi sempre un onore, ancor prima che un onere - spiega Claudio Capovilla, Presidente Gruppo Icat -, soprattutto nelle fasi salienti dell’evoluzione di un marchio che sono le più delicate e importanti sotto molteplici punti di vista. Per questo abbiamo pensato di partire dall’essenza di questo brand, indiscusso protagonista nel mondo dei serramenti, e del suo bagaglio valoriale, per sfrondare l’approccio comunicativo rendendolo essenziale e diretto. Siamo partiti da qui per elaborare il nuovo logo, rinnovare l’imprinting grafico e conferire freschezza agli stilemi narrativi, che andremo poi ad adattare a tutti gli strumenti di comunicazione online e offline”. Graziano Meneghetti, Direttore Commerciale VEKA Italia, aggiunge: “Il momento di svolta che stiamo vivendo all’interno del mondo VEKA testimonia il fervore che ha sempre caratterizzato il brand sin dalle sue origini e che fa parte del nostro DNA, perché la nostra è un’azienda in continua evoluzione, capace non soltanto di plasmarsi in base alle mutevoli esigenze del mercato ma anche di diventare un vero e proprio leader del cambiamento. Una capacità di innovazione che trova espressione in una fitta rete di partner altamente professionali con cui condividere i valori che ci identificano. Un network d’eccellenza che, da oggi, diventa ‘Veka Premium Partner’ su tutto il territorio nazionale. Stiamo progettando un futuro ricco di novità, di cui questa rappresenta soltanto l’inizio”.  

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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