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Snap va in Borsa. Ecco tutti i numeri dell’azienda che vuole raccogliere 3 miliardi

Autore: Redazione


La società americana nel 2016 ha prodotto ricavi per 404 milioni e un rosso di 514 milioni. Gli utenti giornalieri sono 158 milioni mentre la chiave del futuro è il business pubblicitario

Alla fine i numeri di Snap sono stati resi noti, nell’ambito del processo di quotazione in Borsa che si concretizzerà il prossimo mese. E la compagnia sta crescendo a livelli davvero elevati nonostante le perdite siano ancora molto alte e la profittabilità lontana. Nel 2016, per esempio, Snap ha fatturato 404 milioni di dollari, in netta ascesa dai 59 milioni dell’anno prima, ma il rosso è stato di 514 milioni. Il commento del sito Re/Code è stato provocatorio: Snap sembra più Twitter che Facebook, nonostante l’azienda guidata da Evan Spiegel sostenga il contrario.

Camera-company dipendente dalla pubblicità

A livello di posizionamento, Snap rivendica di essere una camera-company, ma la gran parte dei suoi ricavi proviene dalla pubblicità su Snapchat, segno della dipendenza da questo modello di business. Tuttavia lo sbarco sui listini del NYSE permetterà alla società di fare degli investimenti, dopo il lancio degli Spectacles, e il focus allo stato attuale sembra tutto sulla realtà aumentata.

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Utenti in crescita

Gli utenti di Snapchat sono 158 milioni su base giornaliera, in crescita del 48%. A livello trimestrale gli utenti di Snapchat fruttano circa un dollaro alla società; in Usa e Canada Facebook ne guadagna 20 da ciascun iscritto. Particolarità finanziaria della quotazione di Snap è la vendita di azioni senza diritto di voto. Questo perché, sostiene la società, permetterà di declinare meglio la visione di lungo termine. Oltre a lasciare ai due fondatori, Spiegel e Bobby Murphy - oggi cto della compagnia -, la possibilità di mantenere la maggioranza di voto controllando poco meno del 45% dell’azionariato. In Borsa Snap mira a raccogliere circa 3 miliardi per una valutazione complessiva di 25 miliardi di dollari.

Discover: il rapporto con gli editori

Uno dei dati interessanti del prospetto è relativo agli accordi con gli editori per Discover, la sezione nella quale è stato da pochissimo annunciato l’ingresso del New York Times. L’anno scorso la compagnia ha sborsato circa 58 milioni di dollari alla rete di editori partner, ben al di sopra dei 10 milioni del 2015. La quota versata ai publisher è pari a circa il 15% del fatturato, anche se da poco Snap ha cambiato il modello di spartizione dei ricavi: dal revenue share a una quota prestabilita. Da notare anche come sia stato Snapchat, nel 91% dei casi, a vendere l’advertising per Discover.

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Snap ha bisogno di più engagement. E di più inventory

Snap ha sottolineato di avere una audience più ristretta rispetto a rivali come Facebook e Google, ma di avere un grande vantaggio competitivo: un pubblico affezionato concentrato nella fascia 18-34. Snapchat è aperta circa 20 volte al giorno per un tempo speso totale di circa mezz’ora dagli utenti che hanno meno di 25 anni. Quelli che ne hanno di più la consultano 12 volte per circa 20 minuti. Un vero e proprio messaggio a quegli inserzionisti interessati a connettere il proprio brand a un target giovanile, sempre più difficile da trovare in tv. E la sfida di Snapchat è la stessa di Facebook: il numero di annunci da veicolare sulla piattaforma è finito. La compagnia deve quindi trovare, e in fretta, nuove fonti di monetizzazione e incrementare l’inventory pubblicitaria. Una strada è quella di lavorare sul video, per accrescere l’engagement della popolazione di Snapchat. E se gli utenti sceglieranno altre piattaforme, la concorrenza di Instagram è agguerrita, Snap rischia di diventare la nuova Twitter.

Partner pubblicitari di lungo termine

Sul fronte prettamente pubblicitario il problema più importante deriva da rapporti a breve termine con gli inserzionisti, i quali preferiscono rivolgersi alla piattaforma per singole campagne piuttosto che stringere contratti di lungo periodo. Un tema cui i potenziali investitori guardano con grande attenzione e su cui Snap si è già mossa: secondo un recente report del Wall Street Journal, infatti, la società ha aperto delle trattative per arrivare a degli accordi quadro con le principali holding media valevoli per almeno un anno. A favore di Snapchat è intervenuto Sir Martin Sorrell, numero uno di WPP, secondo cui l’app è una reale alternativa a Facebook e il suo Gruppo ha investito, per conto dei suoi clienti, ben 90 milioni di dollari nel corso dell’anno scorso.

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Il tema della misurazione. E quello del targeting

Il documento inviato alla SEC (Securities and Exchanges Commission) tratta anche gli sforzi effettuati nel tempo per misurare l’efficacia degli annunci sulla piattaforma, uno dei temi centrali nell’attuale panorama mediatico. Insomma la trasparenza è una questione fondamentale per Snap e l’apertura a terze parti è una tendenza innegabile. Sono ormai circa una quindicina i partner dell’app e da poco Moat ha incominciato a occuparsi della rilevazione della viewability in Europa. Di recente Snap ha anche stretto un accordo con Oracle Cloud per quantificare l’impatto offline delle campagne su Snapchat. Un altro campo in cui Snap è impegnata è quello del targeting: anche in questo caso Snap ha lavorato duro per incrementare le capacità di profilazione. Ne sono un esempio le tre funzionalità Snap Audience Match, Snapchat Lifestyle Categories e Lookalikesm, presentate a settembre.

Scalare il business con l’automazione

La chiave per accrescere il business è l’automazione. Lo ha ancora una volta ribadito la stessa compagnia, che proprio a inizio della scorsa settimana ha aperto le sue API a tutti gli inserzionisti. Una funzionalità simile a quelle offerte da Facebook, Google e Twitter che il mercato aspettava da tempo. E nel futuro Snapchat potrebbe lanciare un prodotto simile a Facebook Audience Network, in cui mettere i propri dati per vendere pubblicità su siti e app esterni.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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