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RCS: in arrivo l’ok della Consob all'Ops di Cairo

Autore: S Antonini


Diego Della Valle, che partecipa all’Opa lanciata da Andrea Bonomi sull’azienda editoriale di via Rizzoli, dichiara di voler rimanere azionista in ogni caso

Urbano Cairo Urbano Cairo Botta e risposta tra azionisti a proposito dell’Ops e dell’Opa lanciate su RCS MediaGroup rispettivamente da Urbano Cairo e dalla cordata guidata da Andrea Bonomi, in attesa dell’autorizzazione Consob al prospetto di Cairo che dovrebbe arrivare tra oggi e domani. Alla cordata di Bonomi fanno capo Mediobanca, UnipolSai, Pirelli e Di.Vi di Diego Della Valle che ieri, durante il convegno Luxury Summit del Sole 24 Ore, ha dichiarato: «Urbano Cairo ha fatto benissimo a provarci e Banca Intesa fa benissimo a sostenerlo perché è il suo mestiere. Secondo me hanno fatto altrettanto bene quelli che hanno reputato il prezzo basso e hanno fatto un’offerta molto più alta, se poi domani (oggi, ndr) Urbano rifà un rilancio, fa altrettanto bene. Questo è il mercato: è la prima volta che vediamo intorno alla Rizzoli un’operazione di mercato». Andrea Bonomi Andrea Bonomi L’autorizzazione della Consob all’Opa di Bonomi dovrebbe arrivare il 31 maggio 2016, quindici giorni dopo la presentazione della stessa avvenuta il 16 maggio scorso, al netto di eventuali richieste di integrazione che sposterebbero il termine di ulteriori quindici giorni al massimo. Il presidente di Tod’s ha poi aggiunto: «RCS è un’azienda che deve andar bene, deve funzionare. Nel passato ha avuto una serie di azionisti che in alcuni casi hanno messo molto denaro tipo me, in altri casi non hanno messo una lira ma avevano un potere importante, e sono quelli che hanno gestito questa azienda più o meno come hanno voluto. Nel board di RCS c’era un sistema conclamato, per cui certe cose si decidevano fuori da quelle stanze. La mia ambizione, quando ho investito in RCS, era quella di un’azienda marchigiana che si voleva mettere a sedere al tavolo dell’establishment italiano, ma pensavo anche che lì si potesse fare qualcosa per dare una mano al cambiamento del Paese, senza necessariamente fare politica. Di positivo posso solo dire che una serie di personaggi che comandavano l’Italia li abbiamo rimandati a casa e ce li abbiamo mandati noi, altrimenti non l’avrebbe fatto nessuno. È un bene per il Paese».
 
Diego Della Valle Diego Della Valle Condizione fondamentale per rimanere in RCS, dice Della Valle, è che l’azienda «prenda una strada che gli dia un’indipendenza vera futura e con una classe di giornalisti che non venga in nessun modo influenzata da nessuno, tanto meno dagli azionisti». A proposito dell’operazione affidata all’Investindustrial di Bonomi, il “patron” di Tod’s ha detto: «Adesso il mercato deve dare delle risposte. La nostra offerta ha un valore. Nella nostra, con sacrificio e anche con poca voglia, abbiamo rimesso un sacco di soldi nell’azienda che serviranno appunto per il suo sviluppo. Non si può fare diversamente. Avevo detto più di un anno e mezzo fa che non avrei più rimesso una lira in Rizzoli perché lo consideravo allora denaro perso, credo oggi che ci sia la possibilità di vedere cosa succede. Se ci fosse stata una cordata allarga ta anche con Urbano Cairo sarebbe stato meglio perché ho parte cipato per coerenza, anche se con poca voglia. Questa un’operazione di mercato pura, e ora vediamo cosa risponde il mercato. Se l’Opa funziona Rcs avrà una bella capitalizzazione. Se Urbano Cairo rilancia tanto meglio, vuol dire che le condizioni sono migliorative e quindi migliorano le condizioni del gruppo. Rcs è stata gestita male negli ultimi anni, ora è gestita bene, c’è un management buono, i risultati li vedremo alla fine dell’anno». Della Valle è comunque determinato a rimanere azionista in ogni caso: «Io non sono venditore, mai».
Dal canto suo Urbano Cairo, intercettato a margine dell’assemblea di Confindustria, ha detto: «Io sono in partita, vincere non so, ma mi sento di combatterla». Il presidente della Cairo Communication ha anche spiegato che le due offerte «sono due cose completamente diverse. Io offro un piano di condivisione, e dico: partecipa e resta della partita. Gli altri dicono: dammi le tue azioni e poi vanno avanti loro. Vuol dire che la tua partita con Rcs è finita». «La mia offerta va valutata considerando lo scambio con il titolo Cairo, che oltretutto ha un valore inespresso - aggiunge -. Una volta che ci sarà l’ok della Consob, spiegheremo bene qual è il nostro piano industriale. Loro offrono 0,70. Noi offriamo di scambiare le azioni con quelle di Cairo Communication e di partecipare allo sviluppo dell’azienda». Nel dibattito si è introdotto anche John Elkann, il quale ha affermato l’intenzione di continuare a vendere le partecipazioni Exor in RCS, oggi all’1,74%, e di non voler partecipare alle offerte, «coerentemente con quanto detto manteniamo il nostro percorso. E’ positivo il fatto che adesso la vogliano in tanti, considerato che l’ultima offerta è migliore della precedente. Nel 2012 nessuno voleva investire in Rcs, tanto che abbiamo dovuto partecipare all’aumento di capitale in misura maggiore di quanto ci spettava. Oggi la vogliono tutti. Rcs ha dimostrato capacità e impegno nel risanamento, attestato dal cda quando ha approvato i risultati del primo trimestre. Siamo orgogliosi di avere partecipato a questo percorso, su Rcs non abbiamo nessun rimpianto. Abbiamo agito per senso di responsabilità. Quello che sta accadendo conferma che quanto fatto ha avuto valore per la società». Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore in questa tenzone potrebbe scendere anche un terzo soggetto che alcuni individuano in Italmobiliare, e lo stesso Cairo potrebbe rilanciare coinvolgendo un altro socio, magari la stessa holding della famiglia Pesenti come ipotizzato da DailyMedia nei giorni scorsi. Intanto, nella giornata di ieri il titolo RCS ha chiuso in crescita del 3%, con un prezzo per azione di 0,755 euro mentre Cairo Communication è cresciuto dell’1,77% al prezzo per azione di 4,834 euro.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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