ABBONATI

Netflix cancella il flop dello scorso trimestre e polverizza le stime di Wall Street

Autore: Redazione


Le entrate del terzo quarter crescono anno su anno del 39%, fino a 2,28 miliardi di dollari mentre gli abbonamenti registrano un incremento di 400.000 unità negli Usa e di 3,2 milioni nel resto del mondo, rilanciando la società su un tema che ha segnato lo scorso periodo: l’allargamento troppo “lento” dell’audience

Netflix ha presentato il bilancio del terzo trimestre, e probabilmente i dirigenti si saranno sfregati le mani nel vedere la vertiginosa crescita delle revenue raccolta dal servizio nel periodo. Nel quarto in questione, infatti, la piattaforma di streaming video ha segnato un +39% sui ricavi rispetto all’anno precedenteche portano il valore delle revenue a 2,28 miliardi di dollari, superando per la prima volta la barriera dei 2 miliardi di fatturato in soli tre mesi. La crescita degli utenti e il fattore internazionale L’impennata di utilizzatori è arrivata dall’estero, con 3,2 milioni di nuove iscrizioni a pagamento, ma anche negli Stati Uniti la crescita è stata buona, con 400.000 nuovi abbonamenti. Le previsioni dello scorso trimestre miravano a un aumento da 300.000 subscribers americani e 2 milioni internazionali. Ampiamente superate. Ottimistiche sono anche le stime per il prossimo trimestre, periodo in cui Netflix mira a raccogliere 1,45 milioni di iscritti in Usa e 3,75 nel resto del mondo, le proiezioni di Wall Street si fermano rispettivamente a 1,3 e 3,3. Complessivamente, nei primi 9 mesi del 2016, la crescita generale del numero di abbonati si attesta intorno ai 12 milioni, per un totale di 86,7 milioni, e nella lettera diretta agli shareholders la company afferma che “con revenue più alte, saremo in grado di reinvestire fondi per migliorare Netflix in modo di attrarre nuovi membri in giro per il mondo, senza tralasciare la soddisfazione dei consumatori attuali”. Business model e 6 miliardi di dollari per produzione contenuti “Siamo fortunati che il nostro modello di business web-centrico e subscription-only ci permetta di supportare i programmi che produciamo per masse e nicchie. I nostri algoritmi di personalizzazione ci aiutano a promuovere il contenuto adatto ad ogni utente. E siccome non siamo dipendenti dall’advertising, ci possiamo permettere il lusso di raccontare tutti i tipi di storie, anche in maniere meno tradizionali”, continua la company. “La crescita dell’internet tv a livello globale sta portando il sistema in una nuova età dell’oro dei contenuti, con consumer sparsi per il mondo che godono di un accesso senza precedenti a una profonda proposta di programmi di alta qualità”, conclude. Sulle ali dell’entusiasmo, Netflix ha annunciato il budget dedicato alla produzione dei contenuti per il 2017: 6 miliardi di dollari. Una cifra che rende la piattaforma il più grande media spender nella sua categoria. Solo ESPN ha dimostrato di tenergli testa, e infatti, nel 2016, ha speso 7,3 miliardi, anche per via dei diritti dei campionati sportivi. Azioni, scuse e tanta ironia E pensare che nei tre mesi precedenti Netflix ha mancato le attese per quanto riguarda la crescita del numero di abbonati. Il ceo Reed Hasting si è addirittura preoccupato di scusarsi con gli investitori per la volatilità delle azioni, cadute del 13% dopo la comunicazione del bilancio. Dopo l’earning call di ieri, lo stesso Hasting ha riproposto le scuse, ma in un tono più ironico: “è chiaro a tutti che vi debba delle scuse per la volatilità delle azioni, ancora una volta”. Certo, questa volta nei tre mesi la società ha ricavato dalla borsa un profitto da 51,5 milioni di dollari, rispetto ai 29,4 di un anno fa, con un balzo del 20% immediatamente successivo alla comunicazione del bilancio che è valso un incremento da 10 miliardi di dollari al valore dell’azienda. Nuove espansioni Lo sbarco in Cina è un obiettivo della società, ma non sarà il 2017 l’anno in cui succederà. “L’ecosistema regolatorio per servizi di contenuti digitali stranieri in Cina è diventato problematico”, spiega Netflix, che però ha già trovato una soluzione di ripiego: vendere i suoi programmi a persone già pronte a operare sul territorio. “Abbiamo un desiderio a lungo termine di raggiungere la popolazione cinese in modo diretto, e speriamo di lanciare il nostro servizio nel Paese in futuro”.

Tag:

img
incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

LEGGI
img
spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

LEGGI

Resta connesso con il nostro network

Vuoi conoscere meglio i nostri prodotti? Indica la tua email per riceverli in promozione gratuita per 1 mese. I dati raccolti non verranno commercializzati in alcun modo, ma conservati nel database a uso esclusivo interno all'azienda.

Inserisci la tua mail

Cliccando “INVIA” acconsenti al trattamento dei dati come indicato nell’informativa sulla privacy