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Rivoluzione nel mondo delle ricerche

Autore: Redazione


Il settore sta assistendo all’arrivo di nuovi operatori legati anche al digitale e a scelte, da parte dei grandi player, che vanno a discapito delle funzioni client driven e che lasciano più spazio alle strutture più snelle e dinamiche

di Nicola Ronchetti, Founder & Ceo FINER - Finance Explorer

Correva il 1992 e fresco di laurea alla Bocconi con una tesi dal titolo “Informazione e Marketing: l’impresa e gli istituti di ricerca di mercato” varcavo - come stager - l’ingresso di via Crocefisso numero 10 a Milano, la sede di Explorer. All’epoca, il mondo delle ricerche di mercato cresceva a ritmi frenetici, il settore era in grado di attrarre giovani talenti e i migliori istituti di ricerca erano valutati decine di miliardi di lire dalle grandi multinazionali che volevano entrare in Italia. Oggi il quadro sembra radicalmente cambiato, ai primi player digitali (per esempio Toluna, Metrix Lab), se ne stanno affiancando di nuovi (gli sconosciuti ai più Mu Sigma, Dunnhumby), specializzati in big data, analitycs e data science - che crescono a doppia cifra a dispetto dei grandi gruppi multinazionali di ricerche “tradizionali” in cui tutti noi ci siamo fatti le ossa (Ipsos e GfK solo per citare i più grandi e autorevoli) che sembrano arrancare con crescite organiche prossime allo zero. I grandi Gruppi multinazionali, alla ricerca spasmodica del contenimento dei costi, stanno commettendo, a mio giudizio, alcuni errori che potrebbero rivelarsi fatali per il loro futuro, a meno che non siano in grado di stupire il mercato con una nuova “killer application”.

Gli errori delle multinazionali

Quali sono, a mio avviso, gli errori in cui tipicamente incorre una multinazionale che opera in un settore maturo per non dire in crisi:

1) l’eccessiva omologazione dei servizi e la conseguente progressiva perdita di specializzazione settoriale (ad esempio nel “finance”), in un momento in cui il mercato chiede esattamente il contrario;

2) l’assoluta centralità delle funzioni di finanza e compliance aziendale a discapito delle funzioni client driven e di sviluppo del business (tutti parlano di clienti e pochi parlano con i clienti);

3) l’eccessiva attenzione ai dati trimestrali, tipica delle società quotate, che impedisce in modo evidente di produrre investimenti a medio-lungo termine sia sul fronte delle risorse umane (penso a selezione, formazione e valorizzazione di giovani talenti) che sulla ricerca e sviluppo, linfa vitale per ogni impresa.

In nome dell’omologazione globale, poi, alcuni brand storici e iconici - come Eurisko ed Explorer solo per citare quelli a cui sono più affezionato - sono stati fagocitati in modo un po’ miope, da brand meno empatici e comunque senza una storia radicata nei singoli Paesi. Come se ciò non bastasse, i centri media e le società di consulenza si sono trasformati da fruitori a produttori di ricerche, restringendo ancora di più il terreno di gioco occupato dai player tradizionali.

Processi di ristrutturazione

Il processo di consolidamento e di ristrutturazione dei grandi Gruppi di ricerca internazionali, testimoniato dall’ingresso di fondi di private equity, proseguirà a ritmi incalzanti, l’ingresso di nuovi player (Bigtech e Fintech) porterà a un’ulteriore pressione sui costi, a cui si potrà scampare solo con l’innovazione e l’innalzamento delle professionalità del settore.  Ma questi fenomeni, tipici di tutti i settori maturi, sono anche forieri di effetti benefici per il mercato. Si creano infatti nicchie che i grandi Gruppi non sono in grado di presidiare proprio perché le loro dimensioni e la complessità dei loro processi interni le rendono poco funzionali e difficilmente scalabili a livello globale.  Assistiamo infatti, non solo in Italia ma nel mondo, a una nuova primavera rappresentata dalla nascita di società più snelle, dinamiche, gestite con stile imprenditoriale e con competenze elevate su settori specifici che sono in grado di offrire ai propri clienti passione, qualità e competenze uniche in tempi difficilmente riscontrabili nei grandi Gruppi.  Si tratta di un processo che subirà una forte accelerazione nei prossimi anni. 

Nuovi entusiasmi

Mi auguro che tutto ciò possa contribuire a rigenerare quell’entusiasmo e quella voglia di fare che hanno animato i primi fondatori del nostro amato settore, che riesca ad attrarre i migliori giovani talenti, assicurando un benefico ricambio generazionale e ridando smalto a un’industria – quella delle ricerche di mercato - fondamentale per la crescita economica del nostro paese.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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