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Rubicon Project non chiederà più le commissioni buy-side nell’open market

Autore: Redazione


Nel terzo trimestre l’azienda ha registrato ricavi per 35 milioni, mentre il rosso ha superato i 100 milioni

di Anna Maria Ciardullo
Rubicon Project ha annunciato l'eliminazione delle fee buy-side nell’open market come parte del suo impegno a normalizzare i prezzi e assicurare un più alto livello di trasparenza ai propri clienti. L’ha affermato lo stesso ceo, Michael Barrett, poco prima di rendere pubblico il bilancio del terzo trimestre giovedì scorso. Eliminando le commissioni di buy-side, infatti, si abbassa ulteriormente il take rate della company (la percentuale di azioni non finalizzate da parte dell'utente che ha dimostrato interesse verso le attività promosse da Rubicon ma senza convertire).
L’impegno di Barret
Nel 2016, il take rate oscillava intorno al 25% e l'azienda ha lentamente lavorato per abbassarlo dopo aver perso quote di mercato a causa di offerte a basso costo proposte dai concorrenti che utilizzano l'header bidding. Quando Barrett è entrato in azienda nel mese di marzo, ha stimato che il tasso di assunzione di Rubicon sarebbe sceso ulteriormente tra il 15% e il 20% specificando, però, come queste cifre fossero ancora troppo alte per essere competitivi sul mercato. "Per avere successo, la percentuale del take rate deve essere compresa tra il 10% e il 15% e non oltre", ha, infatti, dichiarato il ceo.
Le attività dei competitor
I competitor indipendenti di Rubicon - come AppNexus e Index Exchange - hanno sempre dichiarato l'uso di tariffe basse per guadagnare quote di mercato, o come OpenX, che non ha mai addebitato commissioni buy-side per il suo inventario. Nel mese di settembre, Rubicon Project ha sperimentato l'introduzione di tariffe più basse, effettuando test sulle aste di first e second price e ottenendo risultati migliori, in particolare sulle prime. "Abbiamo visto un aumento dei ricavi per gli editori e un aumento del win rate per gli acquirenti", ha dichiarato Barrett.
Cosa cambia
In futuro, quindi, Rubicon addebiterà solo due tipi di tasse: le tasse di mercato che riflettono un contratto firmato con un editore, e le tasse di accesso alla piattaforma - tecnicamente, una sorta di tassa buy-side - ma solo per gli acquirenti che non spendono abbastanza da risultare profittevoli per Rubicon Project. La società ha previsto un tasso di take rate per il prossimo trimestre dal 4% al 5% inferiore a quello registrato alla fine del terzo. E, nel primo trimestre del prossimo anno, è previsto un ulteriore calo di 1-1,5 punti percentuali, finendo all'incirca nel range tra il 10% al 12%.
Le conseguenze per Rubicon Project
L'eliminazione dei compensi segna la fine di un'epoca, Barrett ha, infatti, ha riconosciuto che la società avrebbe utilizzato la natura dinamica delle commissioni buy-side aumentandole e abbassandole secondo le necessità, cosa che ha costantemente ha urtato gli acquirenti. “Abbiamo ridotto le commissioni alle sole tasse versate dagli editori e l'attività non è altrettanto dinamica come quella del buy-side", ha dichiarato Barrett. Anziché delle commissioni di buy-side, l’azienda negozia le commissioni di mercato con gli editori e conclude contratti a lungo termine, rendendoli più trasparenti e stabili. La decisione presa da Rubicon Project, naturalmente, non è priva di conseguenze. L’eliminazione delle commissioni buy-side comporta, infatti, costi finanziari significativi. Per questo, la company utilizzerà le sue riserve di liquidità, che ammontano a 100 milioni di dollari, per finanziare le nuove operazioni di pricing.
Il terzo trimestre
Poiché la sigla sta abbassando il take rate, la stangata si riflette doppiamente sulle revenue visto il costante calo della media spend. Per esempio, la spesa media del terzo trimestre passata da Rubicon Project è diminuita del 20% su base annua, passando da 242,8 milioni di dollari a 195. E, poiché le commissioni richieste da Rubicon sono state in media del 18,1%, anziché del 24,9%, il calo delle entrate è più che raddoppiato. Nel trimestre terminato il 30 settembre la società ha registrato un fatturato di 35 milioni di dollari, una diminuzione del 47%. “Stiamo sacrificando la crescita e la redditività a breve termine” ha spiegato Barrett, una "mossa coraggiosa" necessaria affinché l'azienda possa superare la disruption causata dall'header bidding. Sempre nel periodo in esame la compagnia ha segnato perdite per oltre 100 milioni. Negativo l’Ebidta rettificato per 2,3 milioni. Di recente la compagnia ha annunciato anche un accordo con Google e lanciato la closed beta di una soluzione di header bidding server-side.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 17/04/2024


VEKA Italia affida il rebranding a Gruppo Icat: dalla strategia alle declinazioni above e below the line

Semplicità e memorabilità: queste le due parole chiave attorno alle quali Gruppo Icat ha pensato bene di costruire il percorso di rebranding per VEKA Italia, leader del mercato mondiale nel settore della produzione di profili per serramenti in PVC, un gruppo che a livello internazionale opera attraverso le sue 46 sedi distribuite in ben quattro continenti. Quello dei serramenti rappresenta, infatti, un mercato particolarmente complesso e ricco di competitor, contesto all’interno del quale fare la differenza con una comunicazione in grado di arrivare al pubblico in maniera chiara e diretta rappresenta una tappa fondamentale. Il DNA razionale di VEKA, il suo know-how, la sua affidabilità costituiscono d’altro canto il potenziale attraverso cui l’azienda può fornire - ed essere essa stessa - la risposta perfetta ai bisogni del consumatore italiano, in un background valoriale che le permette di essere riconosciuta in tutto il mondo per la sua qualità, sicurezza e fiducia. Un potenziale scandito dalla stretta collaborazione con Icat, a cui già da tempo è stata affidata la comunicazione del marchio, in maniera sempre più ampia, coordinata e completa. La comunicazione A partire dal 2021, Gruppo Icat ha ideato per questo cliente campagne di comunicazione integrate - che si sono aggiudicate premi di settore tra cui due importanti riconoscimenti Mediastars - basate sul concept “La Migliore Vista sull’Italia”, elevando la comunicazione di marca e ponendo l’accento sugli aspetti emotivi e tecnici dei serramenti del network di esperti artigiani italiani che utilizzano i profili firmati VEKA, un brand che è la sintesi della tecnologia tedesca e dell’artigianalità Made in Italy. All‘interno del piano di comunicazione l’idea è stata poi declinata nella campagna multisoggetto OOH e DOOH, in cui gli infissi si presentano come la cornice perfetta e inaspettata per mostrare le viste più iconiche del nostro Paese. Attraverso questa strategia comunicativa, VEKA ha iniziato a rivolgersi in maniera diretta e trasparente al consumatore finale, per mostrare senza mezzi termini la qualità e la longevità dei propri prodotti; oggi la multinazionale è pronta per compiere un ulteriore e importante passo, rendendo ogni Premium Partner, oltre che un garante della costante qualità con cui VEKA si mostra alle persone, un vero brand ambassador dal punto di vista valoriale e professionale. Si tratta infatti di un marchio di fabbrica che, sin dalle sue origini, ha saputo collocare e diffondere nel mondo del design la propria value proposition, imperniata prima di tutto su Made in Italy, artigianalità e tailor made, gli stessi valori condivisi da tutti i partner VEKA. I commenti “Essere scelti e riconfermati dai clienti per guidare la loro comunicazione a 360° è per noi sempre un onore, ancor prima che un onere - spiega Claudio Capovilla, Presidente Gruppo Icat -, soprattutto nelle fasi salienti dell’evoluzione di un marchio che sono le più delicate e importanti sotto molteplici punti di vista. Per questo abbiamo pensato di partire dall’essenza di questo brand, indiscusso protagonista nel mondo dei serramenti, e del suo bagaglio valoriale, per sfrondare l’approccio comunicativo rendendolo essenziale e diretto. Siamo partiti da qui per elaborare il nuovo logo, rinnovare l’imprinting grafico e conferire freschezza agli stilemi narrativi, che andremo poi ad adattare a tutti gli strumenti di comunicazione online e offline”. Graziano Meneghetti, Direttore Commerciale VEKA Italia, aggiunge: “Il momento di svolta che stiamo vivendo all’interno del mondo VEKA testimonia il fervore che ha sempre caratterizzato il brand sin dalle sue origini e che fa parte del nostro DNA, perché la nostra è un’azienda in continua evoluzione, capace non soltanto di plasmarsi in base alle mutevoli esigenze del mercato ma anche di diventare un vero e proprio leader del cambiamento. Una capacità di innovazione che trova espressione in una fitta rete di partner altamente professionali con cui condividere i valori che ci identificano. Un network d’eccellenza che, da oggi, diventa ‘Veka Premium Partner’ su tutto il territorio nazionale. Stiamo progettando un futuro ricco di novità, di cui questa rappresenta soltanto l’inizio”.  

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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