La corsa al rialzo di ieri rischia di mettere la parola fine al piano di uscita dalla Borsa promosso attraverso Chiara Finanziaria; Amber Capital sale oltre il 5,5% del capitale, mentre Benetton ha ceduto la sua quota del 2,2%
Sembra essere fallita prima dei termini previsti l’operazione di delisting della Caltagirone Editore attraverso l’opa volontaria lanciata lo scorso luglio dalla Chiara Finanziaria, società appositamente costituita in seno al Gruppo Caltagirone che attualmente controlla la società editrice. Nella giornata di ieri, infatti, il titolo dell’azienda cui fanno capo i quotidiani Il Messaggero, Il Mattino, Leggo, Corriere Adriatico e Nuovo Quotidiano di Puglia ha subìto una serie di rialzi che hanno portato il prezzo della singola azione a quota 1,50 euro, il 50% oltre il valore di un euro promosso da Chiara Finanziaria.
L’opa lanciata ufficialmente lo scorso 24 luglio terminerà il prossimo 8 settembre, ma ancora all’1 settembre le adesioni all’operazione erano 61.246 sugli oltre 33,8 milioni oggetto dell’offerta, pari a poco più del 27% del capitale sociale. La famiglia Caltagirone attualmente detiene oltre il 60% del capitale, ma per poter procedere al ritiro del titolo dal mercato azionario deve controllarne il 90%. L’operazione è stata contrastata dai fondi di investimento che già lo scorso giugno avrebbero scritto a Consob e a Chiara Finanziaria per condannare il prezzo troppo basso dell’offerta. Tra questi Amber Capital, che ha dato il via a un’azione di rafforzamento nella Caltagirone Editore fino a raggiungere il 5,515% del capitale sociale mentre la Edizione Holding della famiglia Benetton ha ceduto la propria quota del 2,2%. Dall’opa sono escluse le azioni controllate da Francesco Gaetano Caltagirone attraverso la FGC, la Gamma e la Parted 1982.