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AssoCom lancia il “pitch evaluator”

Autore: S Antonini


Troppe e troppo costose: le consultazioni costano alla industry oltre 9 milioni di euro ma una volta su tre si chiudono senza esito, con uno spreco di quasi 3 milioni; pochi i contratti di almeno un anno

AssoCom torna sul tema delle gare a circa quattro anni dal primo protocollo di intesa firmato con UPA e Unicom nel 2013. E apre, di nuovo, il confronto con le aziende per trovare una “best practice” condivisa su una delle fonti principali di business, ma anche la più onerosa. Una ricerca condotta dall’associazione presieduta da Emanuele Nenna (Co-Founder & Ceo di The Big Now) rivela, infatti, che l’investimento medio in gare della industry è di oltre 9,1 milioni di euro, e solo nel 16,6% dei casi si ottiene un contratto annuale. Mediamente, un’agenzia spende circa 8.500 euro per ogni pitch a cui partecipa, e in un anno prende parte a 10 gare, mentre le specializzate spendono meno, 4.600 euro, ma partecipano ad almeno 14 gare. Per i centri media, che prendono parte a oltre 20 gare all’anno, i costi lievitano notevolmente: circa 25 mila euro a partecipazione per oltre 500 mila euro l’anno. Costi molto onerosi, sostenuti spesso in mancanza di informazioni precise sul reale valore dell’eventuale incarico, senza la prospettiva di un rimborso e con il rischio di annullamento senza assegnazione. «E’ come giocare alla lotteria e non c’è la certezza dell’estrazione - commenta Nenna -. Quando compero un biglietto so che probabilmente perderò, ma so anche che sicuramente c’è un montepremi da assegnare». Una volta su tre, invece, il jackpot delle gare non viene assegnato. Forse non c’è nemmeno. Questo è probabilmente l’aspetto più controverso, insieme alla mancanza di trasparenza e di eventuale rimborso, emerso nel corso del convegno tenutosi ieri, a Milano, a cura di AssoCom e con l’organizzazione di We Are Social (Gabriele Cucinella, Stefano Maggi, Ottavio Nava).
Non malizia, ma leggerezza
«Ma sono convinto - ha detto ancora Nenna - che nella maggior parte dei casi legati a gare mal gestite non ci sia malizia, ma solo leggerezza». Non essendo possibile tutelarsi legalmente, le agenzie possono, nel frattempo, valutare l’opportunità di partecipare o meno attraverso un tool sviluppato da AssoCom, attualmente in versione beta sul sito dell’associazione. Il “pitch evaluator” è un questionario elettronico che misura il commitment del cliente, la trasparenza della gara e l’opportunità economica; è accessibile a tutti e totalmente anonimo. Intanto, Nenna ha incassato la piena disponibilità dell’UPA a lavorare su nuove intese, e la collaborazione di Unicom, il cui presidente, Alessandro Ubertis, ha però sottolineato l’assenza a questo tavolo dell’Amministrazione Pubblica, il «convitato di pietra» che, invece, pesa molto nel business della comunicazione.
Ricerca in due puntate
L’indagine, realizzata in collaborazione con LeFAC, si è svolta online, in due puntate. Alla prima, dell’anno scorso, hanno risposto 254 agenzie, e 153 alla seconda di quest’anno. Quello delle gare è un fenomeno in costante crescita: nel 2016 se ne sono tenute complessivamente 459, nel primo semestre del 2017 se ne sono svolte 283. Nel caso delle agenzie creative, su 10 partecipazioni circa, un terzo vengono vinte; solo nel 32% dei casi portano a un contratto annuale, mentre il 34,5% finiscono senza risultato. Per le agenzie specialistiche i numeri sono simili, ma nel 44% dei casi i contratti sono almeno annuali. Infine, i centri media: a fronte del 30% di gare vinte, nell’89% dei casi portano a contratti di almeno un anno, e solo nel 12,4% si concludono senza esito. Con quali motivazioni? Spiega il direttore generale di AssoCom, Stefano Del Frate: «Cambio di piani, assegnazioni fuori gara, mancanza di approvazione da parte dei decisori, e solamente in pochi casi per risultati deludenti». Una cattiva pratica che porta sprechi per non meno di 2 milioni e 835mila euro, e che andrebbe eliminata.
Uno scenario incerto
C’è poca trasparenza sui criteri di valutazione degli output di gara, sulle agenzie coinvolte, sul brief e persino sui budget in discussione. La stessa terminologia adottata per definire questi processi è fumosa, tanto che l’indagine di AssoCom non la specifica. Ne emerge uno scenario da terno al lotto, dove non si sa con certezza nemmeno se ci sarà l’estrazione. A fronte di ciò, un suggerimento alle agenzie è quello di cercare di selezionare meglio le gare a cui partecipano, e in generale ridurre le partecipazioni. «Un obiettivo di AssoCom è anche individuare pratiche alternative alle gare per l’individuazione di agenzie partner» dice Del Frate, come la RFI, una fase preliminare di ricerca informativa da pare delle aziende per individuare partner adatti prima ancora di aprire costose gare. Sul tema, hanno parlato Fabio Colacchio e Federica Levato, di Bain & Company Italy. Giacomo Carissimi, founder & creative director di Ground Control, ha illustrato il progetto di “Gare chiare”, vale a dire la piattaforma di 91 strutture  di eventi che chiedono alle aziende di partecipare con l’1% al rischio di impresa affrontato dalle agenzie nel partecipare alle gare. Salvatore Sagone, in qualità di organizzatore del Club degli eventi e della Live Communication, ha parlato dell’accordo stretto con UPA lo scorso 5 luglio in merito alle linee guida delle gare proprio in ambito eventi.
Le gare pubbliche
Le gare indette dalla Pubblica Amministrazione appaiono come le più fumose, se non dei veri e propri bagni di sangue, in particolare per l’incompetenza degli enti che le indicono ma anche, spesso, per pratiche scorrette da parte delle stesse agenzie. PR Hub ha sensibilizzato l’Anac sull’argomento, segnalando quattro fattori principali di criticità: la farraginosità delle norme che regolano gli appalti pubblici, spesso pensate per ambiti diversi dalla comunicazione e poi forzatamente adattati; scarsa cultura della comunicazione da parte degli enti appaltanti; scorrette pratiche di dumping o presenza di progetti evidentemente più costosi del budget previsto, in fase di offerta. «In questo si annida la corruzione, non necessariamente per l’assegnazione della gara, ma successivamente, in fase di realizzazione» commenta Camillo Ricci, amministratore delegato di eprcomunicazione. «Abbiamo trovato, però, molta disponibilità e reattività da parte dell’Anac, crediamo che qualcosa succederà». E Ubertis sottolinea: «E’ necessario andare uniti a parlare con le istituzioni, no a divisioni tra le varie associazioni. Facciamo un tavolo per rafforzarci».
Il punto di vista delle aziende
Vincenzo Riili, country marketing director di Google, ha sottolineato lo sforzo sostenuto dall’azienda nel cercare un partner di comunicazione: «Vi chiediamo di essere onesti sulle vostre competenze e su quello che non sapete fare. Non sottolineate troppo l’aspetto di business, il cliente ha bisogno di sognare». Allo stesso tempo suggerisce alle agenzie di scommettere solo sulle aziende che «giocano pulito». Sul tema dei rimborsi Google non ha guideline precise, ma Riili li mette a disposizione. Angela Lento, global senior manager Bel Italia, ha insistito, invece, sulla trasparenza nei processi di gara, sul sistema di remunerazione e feedback: «Cosa valutiamo? Capabilities, expertise, capacità di “messa a terra”, premi, peso dell’azienda per l’agenzia e viceversa. Attitudine alla pro attività, disponibilità al problem solving, capacità di fare le domande giuste, sicurezza nel proprio lavoro che non deve diventare arroganza. Le nostre gare non finiscono mai senza esito, e tutti ricevono un feedback». Concorda sul tema dell’onestà rispetto alle proprie competenze anche Nicola Lampugnani, creative director Discovery, che ha lamentato anche una mancanza di posizionamento preciso da parte delle agenzie italiane. Il consulente di marketing Gianluca Gualtieri si è soffermato, invece, sulla necessità di coinvolgimento dei decision maker delle aziende sin dall’inizio del processo.
Le conclusioni di Nenna, presidente AssoCom
AssoCom si impegna, ora, a proseguire il dialogo con UPA e Unicom anche per rivedere il protocollo del 2013, che va attualizzato: «Manca, per esempio, la raccomandazione a dichiarare il budget» ribadisce Nenna. Un obiettivo è anche aprire un osservatorio permanente sulle gare, e magari scrivere un libro su “la buona gara”. Intanto, AssoCom ha in cantiere un corso di formazione per aziende, “Come pagare il giusto alla tua agenzia”, dedicato alla gestione proficua e trasparente della relazione, appunto, con l’agenzia. E per quanto riguarda il tema dei rimborsi e delle gare senza esito, «non potendo agire legalmente e risultando molto difficile far firmare lettere di incarico e impegni simbolici, possiamo agire solo sulla moral suasion» ha concluso Nenna.

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incarichi e gare

Autore: V Parazzoli - 19/04/2024


Armando Testa vince il bando biennale da 1,5 milioni per l’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica di Regione Umbria

È stato aggiudicato ad Armando Testa il bando emesso dalla Regione Umbria per l’affidamento dei servizi per la progettazione e gestione della strategia d’immagine del brand Umbria finalizzati all’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica integrata, del valore totale, IVA esclusa, di 1.554.993.44 euro in 24 mesi (777.496,72 per i primi 12 e altrettanti per l’opzione di rinnovo per altri 12). L’agenzia guidata da  Marco Testa ha superato, nell’ordine di classifica frutto della somma tra punteggio tecnico e offerta economica: l’rti di Heads Group con Digical e Dekmatis; l’rti di Studiowiki con DS Tech; LDB; Digitalmakers; e Blossom. Esclusi dopo la valutazione tecnica: l’rti di Deva Connection con Idea Docet, Stimulo Design S1 e Artefice Group; e Pirene. Premesse Obiettivi e Finalità dell’appalto: il quadro di riferimento è costituito dal MTU, Masterplan per il Turismo Umbro, lanciato con l’intento di definire in modo del tutto innovativo una linea di sviluppo integrato dell’Umbria a partire dalla sua eccezionale opportunità rappresentata dal turismo. Il MTU non si limita al settore turistico in senso stretto e tradizionale, ma prevede una fortissima interazione tra tutti gli elementi e le competenze che contribuiscono all’attrattività turistica di un territorio, a partire dalla sua marca e fino alle varie connessioni settoriali che rendono il turismo trasversale ed insieme motore di sviluppo anche molto oltre i suoi effetti diretti. E’ stata pertanto intrapresa una strategia di medio-lungo periodo da cui discendono le tattiche opportune: un’azione integrata che arrechi vantaggi ed economie di scala e di scopo in una serie di attività che in passato hanno sofferto di scoordinamento. A tal fine è stata adottata una marca corporate unica regionale, in grado di ricavare valore per il turismo dalle varie eccellenze di sistema e che sia condivisa il più possibile da vari settori produttivi (turismo, agricoltura cultura, artigianato, trasporti, attività produttive). Nella fase attuale, pertanto, si rende necessario implementare presso il mercato interno e i mercati internazionali il nuovo logotipo unico regionale, nei termini di marca ad “ombrello” che racchiude le varie eccellenze del sistema umbro e valorizzi non soltanto il turismo regionale ma si riveli capace di configurare un’operazione strategica di sistema. Punti di forza I punti di forza distintivi della Marca Umbria che le indagini sinora condotte hanno restituito sono: una Terra dei Cammini nella natura, ricca di Borghi storici ed eventi, famosa per i prodotti enogastronomici. Meritano ulteriore valorizzazione le attività outdoor, il benessere, la lentezza, ecc. Occorre rafforzare il posizionamento sui mercati consolidati (centro Italia e centro-nord Europa in particolare), e al contempo costruire un nuovo e più attuale riposizionamento per il tempo libero, la mobilità lenta, le attività outdoor e plein air, anche mediante una consistente e sempre più incisiva diversificazione di prodotto in tal senso. ll marketing turistico deve cercare inoltre di trasformare l’attrazione naturale delle aree più vicine da escursionismo in prodotti turistici, organizzando tutte le occasioni in modo da facilitare il pernottamento. Nel medio raggio è essenziale giocare sui prodotti connotanti, e cioè quelli basati su attrattori certamente speciali. Perimetro L’agenzia prescelta dovrà pertanto: provvedere alla ideazione creativa e sviluppo per output di campagne declinate sulle stagionalità e sui singoli mezzi off line e online curando la realizzazione di materiali pubblicitari e gli adattamenti degli esecutivi; fornire servizi e produrre materiali di comunicazione finalizzati all’implementazione e alla gestione del branding: realizzazione shooting fotografico, video corporate, spot pubblicitari e video clip; provvedere alla progettazione, redazione testi e realizzazione esecutivi di materiali istituzionali promo-pubblicitari. Nel lungo raggio è necessario muoversi in una logica fortemente selettiva, sugli attrattori in grado di generare prodotti “Star” e cioè irripetibili, di rilevanza mondiale, tali da consentire di affrontare mercati anche molto lontani, eppure sensibili alla specifica rarità. Tra i target attuali sono ancora relativamente rare le offerte “a valore”, in grado di rivolgersi a target più alti della media, e forse anche più giovani, andando verso quelle generazioni che rappresentano la punta di diamante dei comportamenti ed anche dei consumi. Tra gli strumenti occorre operare alcune precise scelte di priorità, che si prestano ad una condivisione con tutti gli attori del sistema. Ad esempio, in una prospettiva “omnichannel” le attività digitali assumono una importanza preminente. Infine, le attività di promo-comunicazione, per essere efficaci, devono incorporare quote crescenti di marketing intelligence, di creatività, di innovazione, passando dai media “comprati”, a quelli “guadagnati”, a quelli “creati”. 

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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