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Ligatus: specialisti del native advertising

Autore: Redazione


Il più grande network di native e performance d’Europa, che conta più di 1.200 siti premium e genera oltre 31 miliardi di impression al mese, è stato tra i principali protagonisti a Rimini durante il Web Marketing Festival 2016

Il native advertising si è ampiamente affermato come soluzione ideale per promuovere contenuti o per spingere i consumatori a concludere acquisti online. Da poco tempo è disponibile anche in modalità programmatic, novità assoluta sul mercato che aggiunge ai vantaggi dei formati nativi, come la rilevanza e la bassa intrusività, anche quelli dell’automazione e della semplificazione dei passaggi. Lo sa bene Ligatus, il più grande network di native e performance d’Europa che conta più di 1.200 siti premium capaci di generare oltre 31 miliardi di impression al mese. Ligatus è una realtà internazionale che fa parte della media company tedesca Gruner+Jahr ed è a tutti gli effetti uno dei protagonisti nel settore del digital advertising, da sempre precursore di tendenze nell’ambito del native. Per approfondire l’argomento, Alessandro Galimberti, sales director Ligatus Italia, ha rilasciato un’intervista esclusiva a DailyNet. Lo abbiamo incontrato a Rimini in occasione del Web Marketing Festival 2016. Da quanto tempo operate nel campo del native advertising? «Ligatus nasce 11 anni fa in Germania ed è presente in 9 Paesi. Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Austria, Spagna, Turchia e poi Italia. Lavoriamo all’interno di un gruppo di publisher in chiaro, in tutto sono circa 170. Negli spazi di questi editori gira un grande numero di articoli, noi ci posizioniamo in fondo a ognuno di questi con i nostri box, il nostro formato ha un posizionamento premium, e lo vendiamo a CPC/CPL lato desktop e CPC/CPI lato mobile. Da due mesi a questa parte lo vendiamo anche in programmatic quindi a CPM, e questa è la novità più recente. In generale il native e il programmatic sono da considerare le novità del mondo digital». Pensa che il programmatic sia il futuro del native advertising? «Il native in programmatic è davvero un servizio nuovissimo, rilasciato da appena qualche mese, è il protocollo 2.3. Noi siamo molto focalizzati su quest’offerta poiché riteniamo che risponda perfettamente alle esigenze attuali del mercato e, come tale, pensiamo che possa solo crescere, cosa che già notiamo dai primi riscontri». Come si articola, nello specifico, la vostra offerta? «Con la nostra offerta native puoi promuovere sia il contenuto, attraverso attività di content marketing, sia l’acquisto diretto. Qual è la differenza tra uno e l’altro? Lato content si può spingere tramite storytelling per deliverare traffico, lato vendita si tratta di veicolare classiche campagne come, ad esempio, le offerte telco che con un click ti portano alla landing page dove è possibile acquistare direttamente il servizio, oppure come le campagne delle case automobilistiche che invitano a fare il test drive attraverso attività di lead generation». Quali strategie bisogna applicare perché un articolo non risulti intrusivo, non illuda l’utente rispetto al contenuto e in generale si possa considerare efficace? «Innanzitutto il posizionamento a fondo pagina, per sua natura non interrompe la navigazione dell’utente ma piuttosto l’accompagna. Riteniamo che i siti dove si aprono molti banner, video e pop up non siano particolarmente efficaci, in quanto, rallentano la navigazione e interrompono l’esperienza dell’utente risultando molto intrusivi. Per questo preferiamo il modello a fondo pagina che è poco impattante e che l’utente clicca solo se interessato. Ovviamente abbiamo anche dei formati più impattanti che spesso il mercato ci richiede». Che vantaggio assicurano i formati native in termini di CTR rispetto a quelli desktop? «Il click through rate garantito dei formati native è molto più alto rispetto ai classici formati desktop. Il nostro varia da un minimo di 0,15 a 0,55 e può arrivare anche fino ad 1% di click, a volte anche il 2%. D’altra parte dipende anche dal tipo di campagna poiché il CTR può variare anche in base al contenuto della campagna e al periodo. Per fare un esempio, una campagna per un brand di lingerie sotto natale avrà senza dubbio un click trough rate più alto rispetto a una generica campagna di un istituto bancario che vuole promuovere l’apertura di un nuovo conto presso di loro». Molte delle vostre case study di successo hanno come protagoniste aziende di ecommerce. Le differenze tra la promozione di contenuti editoriali e piattaforme di vendita sono sostanziali. ad esempio, in termini di convertion, affidarsi a formati native, fa la differenza? «Dipende da come l’utente valuta il nostro traffico e, soprattutto, qual è il modello di attribuzione che considera. Se l’utente clicca sulla nostra creatività, atterra sulla landing page e poi esce, viene tuttavia ritargettizato da altri player e poi viene inseguito da un banner e alla fine acquista tramite quest’ultimo, il cosiddetto “last click”, la conversione, verrà attribuita ad altri. Se, invece, il modello di attribuzione, e questa è la parte difficile da evangelizzare nel mercato, si basa, ad esempio, su un modello a “U” che analizza il customer journey dal primo all’ultimo click, si può valutare cosa porta il native advertising, beh lì facciamo veramente la differenza».

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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