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Karim Bartoletti: al festival abbiamo Cannes-nato!

Autore: Redazione


Intervento del socio ed executive producer di Indiana Production sui risultati ottenuti dall’Italia all'evento francese 2016 che si è appena concluso

Articolo a cura di Karim Bartoletti
  Faccio i complimenti a noi italiani della réclame. Faccio a noi stessi i complimenti su come ci siamo abilmente nascosti dietro all’Italia di Conte, il Brexit socio-politico e calcistico, la scomparsa dei grandissimi Bud Spencer e Michael Cimino, il Palio di Siena, lo stallo creato a Roma dal sindaco neo-eletto Virginia Raggi e tante altre cose sotto le quali ci siamo rannicchiati, per non parlare della misera figura che abbiamo fatto a Cannes nelle scorse settimane. Quest’anno infatti - oltre a Publicis Italia, che ringrazio pubblicamente, per aver tenuta alta, oltre alla propria bandiera, anche quella tricolore “nella gabbia dei leoni” - abbiamo dimostrato non solo di essere lontani dal resto del mondo, ma di essere inesistenti nelle conversazioni globali e nei cambiamenti di un business che se non cambia è come se fosse morto. L’Italia non ha vinto perché non c’era. Non c’era politicamente, né come sistema-Paese e di pensiero, né come creatività che pensa in grande e si fa notare. Non c’era proprio - ed escludo sempre Publicis Italia-. E, non essendoci, ha fatto male a se stessa e a quei pochi – pochissimi - miseri progetti che avremmo potuto difendere davanti al mondo.

Non abbiamo un sistema di advertising che si muove

Quest’anno, più di qualsiasi altro, l’Italia non era “grande abbastanza” per il resto del mondo creativo… perchè l’Italia, dentro il contenitore di Cannes, si è persa… anzi, peggio, non si è proprio ritrovata. E non è che non siamo capaci (anzi, potenzialmente siamo molto molto meglio di tanti altri), è che non abbiamo un “sistema advertising” che si muove, si presenta forte anche se forte magari non è, si mette in discussione, sviluppa pensieri nuovi, compra idee originali ed esplosive, pensa al di fuori del famigerato “box”, spinge per uscire dalla “stanza dei bottoni che non funzionano più”, e che crea cose nuove, belle e giuste... Noi, tutto questo, in generale, non ce l’abbiamo, e se l’abbiamo non siamo capaci di farlo vedere agli altri, perchè non abbiamo un “sistema” appunto che lo spinga, che non lo distrugga con il lamento, e che lo valorizzi con la positività che si merita.

Cannes

Doppiati da modelli di business nuovi

Quando vediamo cose belle al Cannes Lions (anche quelle “discutibili”), è chiaro che né l’Italia di Conte, il Brexit o Bud Spencer ci devono fermare di fronte al fatto che noi creativi, i nostri clienti, le nostre agenzie e case di produzione, i nostri innovator, i grandi e i piccoli comunicator del nostro business e, quindi, tutto il mercato del brand content e della comunicazione, da subito, dobbiamo svegliarci, perchè siamo chiaramente stati doppiati da modelli di business nuovi, livelli creativi diversi, pensieri di comunicazione ambiziosi, pensieri di flusso più inclusivi, e concetti di “distruptiveness” multimediali all’avanguardia, da Paesi che hanno smesso di parlare della creatività che vorrebbero fare e hanno cominciato a fare la creatività per poterne parlare, poterla condividere, potersi far notare, e poter fare “esplodere” un brand. Insomma, l’Italia è assente da tutto questo. E’ assente dal tavolo delle “cose belle”, delle “cose giuste” e dei “pensieri nuovi”. Smettiamola di lamentarci di quello che ci sta accanto, di incastrarci nelle nostre stesse preoccupazioni e di portare dentro idee da fuori, e proviamo a spingere le nostre da dentro a fuori. Smettiamola di non mettere in dubbio le modalità con le quali abbiamo fatto le cose fino ad ora, perchè se continuiamo a pensare alla creatività come a una mera fornitura per i brand e non cominciamo a pensarla come una vera soluzione per le marche, allora affogheremo nelle stesse gerarchie e politiche nelle quali siamo incastrati.

Cambiare per far partire un sistema virtuoso

Bisognerebbe cominciare a fare sistema: cominciamo a dare valore alla creatività e all’esecuzione dell’idea. Cominciamo a mettere in discussione delle modalità obsolete, per il bene del progetto, che solo con il coraggio possiamo scardinare, cominciamo a fare le cose “giuste” per i nostri clienti, proviamo a far comprare delle idee grandi per i nostri brand, cominciamo a combattere per farle bene per i “contenitori” nei quali verranno viste, cominciamo a far capire che il digitale non è secondario, non costa di meno, cominciamo a raccontare - e insegnare - al nostro mondo le altre cose che si possono fare al di fuori delle cose che ci chiedono di fare: perché, se lo facciamo, quelle cose “giuste”, diventeranno naturalmente “belle” e, così, potremmo forse far partire un sistema virtuoso. Ora parte, su Facebook,#bestofcannes: per vedere, rivedere, condividere “cose belle”, e poterle criticare; per poter vedere i nostri limiti e quelli degli altri, per poterci, in definitiva, posizionare per quello che facciamo tutti i giorni. Non dimentichiamoci che facciamo il lavoro più bello del mondo nel momento storico più divertente e interessante. Lo credo veramente e, poi, un’altra Cannes-tonata così non ce la meritiamo.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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