ABBONATI

IAB Forum 2016: i dieci fatti più importanti dell'anno

Autore:


In Italia il mercato della pubblicità è andato concentrandosi attorno allo strapotere di Google e Facebook. La rilettura di una stagione seguita da DailyNet passo dopo passo

Anche quest’anno, in occasione di IAB Forum, DailyNet stila la propria classifica dei dieci fatti e trend più importanti del mondo digitale. Il 2016 è stato caratterizzato da una generale tendenza al consolidamento, comunque costellato da diverse acquisizioni, mentre in Italia il mercato della pubblicità è andato concentrandosi attorno allo strapotere dimostrato dai due colossi Facebook e Google. Ma vediamo le dieci cose che secondo noi, nel bene e nel male, non dimenticheremo di quest’anno ormai agli sgoccioli.

Una serie di cambi di proprietà rinnova il volto dei principali gruppi editoriali italiani

Nel 2016 sono cambiati gli assetti azionari del Gruppo Espresso e di RCS MediaGroup, i due conglomerati editoriali storici del nostro Paese. Prima si è concretizzata l’uscita degli Agnelli da RCS, che mediante la fusione di Itedi con l’Espresso ha dato vita a un polo da 750 milioni di fatturato.

Una scelta ragionevole, considerando le sofferenze sulla carta stampata e un andamento debole sul digital, che permette di creare sinergie in termini di ottimizzazione dei costi e di raccolta pubblicitaria. E così Urbano Cairo ha deciso di compiere la scalata per il controllo di RCS, superando la proposta alternativa avanzata dalla cordata guidata da Andrea Bonomi. Il tema è tutt’altro che banale e cambia in modo deciso la configurazione del sistema media italiano.

La chiusura delle sedi locali di Yahoo e Twitter

Se per diverso tempo siamo stati abituati a crescite astronomiche in ambito digital, nell’ultimo periodo il trend ha subìto un rallentamento. A farne le spese sono state due importanti e storiche multinazionali americane, Yahoo e Twitter. A febbraio, Yahoo ha annunciato la chiusura della sede locale con il trasferimento delle attività editoriali a Londra.

La raccolta è stata affidata a Mediamond, che si è rafforzata in modo importante grazie all’ingresso nel perimetro degli asset della società californiana. Yahoo, poi, a inizio estate è stata comperata da Verizon per 4,8 miliardi di dollari e per il primo trimestre dell’anno prossimo è prevista l’integrazione con AOL.

Riguardo Twitter non c’è molto da dire: la società è da tempo al centro di una crisi internazionale dovuta a una crescita ritenuta troppo lenta, a causa del perenne problema di attrarre nuovi utenti e di mantenerli ingaggiati. Campagne pubblicitarie, interventi per cercare di rendere più accessibile il prodotto, come l’aggiornamento che ha ammorbidito il conteggio dei 140 caratteri, continui miglioramenti sul fronte della proposta commerciale, non sono stati sufficienti a invertire la rotta.

E così, poche settimane fa è emersa un’indiscrezione poi confermata da diverse fonti: Twitter Italia chiude, pagando il prezzo di una situazione internazionale complicata. Nel nostro Paese il team di sedici persone guidato da Salvatore Ippolito ha generato nel 2015 4 milioni di ricavi, producendo un utile di poco inferiore ai 200 mila euro.

Lo strapotere di Facebook & Google

Piaccia o no, sono le due società leader di mercato. Nettamente. Nel mondo come in Italia. Spesso criticate per una bassa trasparenza e per essere sistemi chiusi, in inglese “walled garden”, è innegabile che Facebook e Google stiano guidando lo sviluppo degli investimenti pubblicitari. Il rischio, in un contesto di transizione delle audience su mobile, è che gli editori vengano soffocati. Infatti, le due piattaforme non hanno costi legati alla produzione di notizie, eppure monetizzano la proprietà intellettuali altrui.

D’altra parte, per un editore oggi è sempre più difficile dialogare con il proprio pubblico, vista la frammentazione dei contenuti: sono sempre meno le visite dirette sui siti dei publisher ed è fondamentale essere presenti su social network e motori di ricerca. Che in Italia sono monopolio di Facebook e di Google. A livello internazionale, eMarketer prevede per Facebook entrate pubblicitarie di poco inferiori ai 23 miliardi, mentre per Google la stima della raccolta quest’anno è di 58 miliardi di dollari.

Mondadori acquisisce Banzai Media e spinge Mediamond nell’Olimpo digitale

Sicuramente l’acquisizione di Banzai Media da parte di Mondadori è stata un affare. Per Paolo Ainio, che è riuscito a cedere parte della sua azienda, potendosi così concentrare sulle attività core: Banzai diventerà ePrice e sarà operativa solo nell’ecommerce. Per Mondadori, invece, l’operazione significa rafforzarsi in modo deciso sul digitale, dando nuova linfa ai suoi femminili anche in rete, grazie all’ingresso di properties come PianetaDonna e Giallo Zafferano.

A beneficiare dell’acquisizione è Mediamond, la concessionaria di Segrate per internet e radio, che ha guadagnato il primo posto nelle rilevazioni giornaliere relative al nastro di pianificazione Audiweb, mentre su base mensile la struttura raggiunge 22 milioni di persone. Numeri non così lontani da Facebook e Google, che proiettano il fatturato della sigla a quota 300 milioni, compreso l’apporto della radio.

Italiaonline va in Borsa

Dopo il dietrofront all’ultimo momento, nel 2014, Italiaonline è ora sbarcata in Borsa, a Milano. Come? Grazie al merger con Seat Pagine Gialle, il cui titolo era già presente nei listini di Piazza Affari. L’operazione è stata celebrata con un rebranding e un piano triennale con cui la società mira ad accompagnare le imprese, specialmente quelle medio-piccole che costituiscono il tessuto del sistema-Paese, nel complesso processo di digitalizzazione. Per farlo, Italiaonline ha lanciato negli ultimi mesi tre strumenti: IOL Audience, IOL Website e IOL Connect. E sul fronte dell’audience internet sono circa 4,5 milioni le persone che ogni giorno navigano sui touchpoint editoriali del Gruppo, di cui circa la metà da mobile.

Da Publicis Italia l’unica gioia a Cannes

Sul fronte delle agenzie creative c’è stato grande fermento nel corso di quest’anno. Però le performance internazionali non sono state all’altezza degli anni passati. Tra le note positive spicca Publicis Italia, la sigla guidata da Bruno Bertelli, che ha raccolto ben otto Leoni al Festival di Cannes, gli unici arrivati nel BelPaese. Nella categoria Pr, l’agenzia ha ottenuto un oro e un argento con la campagna “The Dilemma” realizzata per Heineken. “The Dilemma” si è aggiudicata un bronzo anche nella categoria outdoor. Nella categoria Media l’oro è andato a Starcom, sempre per “The Dilemma”, mentre Publicis ha vinto un bronzo con la comunicazione Business Booster/Renault, insieme a Omd Italy. Nei Promo & Activation, Saatchi & Saatchi Milan ha portato a casa un bronzo con la campagna “Carrefour Baby Night”.

L’anno del video

Anno del mobile, del programmatic, del video. Quante volte abbiamo sentito ripetere queste frasi. Bene, secondo DailyNet, il 2016 è stato quello del video, inteso nell’accezione più ampia del termine. In attesa dei dati che saranno divulgati nel corso di questo Iab Forum, il Politecnico di Milano ha stimato, lo scorso giugno, un aumento del 34% per il comparto, con una previsione di raccolta attorno ai 490 milioni di euro, dopo che già nel 2015 si era verificata una crescita del 25% e un valore assoluto di 364 milioni di euro. Anche in questo caso il settore è concentrato e la gran parte dei ricavi li fanno YouTube e le piattaforme social.

Un altro tema di grande rilevanza è dato dall’evoluzione del settore: da una parte sono emersi formati outsream, alternativi ai più classici pre-roll; dall’altra, stanno emergendo i live broadcasting, un segmento che promette di diventare protagonista già nei prossimi anni. A guidare la transizione verso questa modalità di comunicazione, opportunità innegabile per brand, editori e celebrità, sono, guarda caso, i soliti colossi, Facebook e Google.

Snapchat diventa grande e si prepara a entrare in Borsa

In Italia è ancora poco utilizzato, con una audience che, secondo alcune ricerche, si attesta attorno ai 700 mila utenti su base mensile. È difficile da usare e le continue innovazioni sono un freno in termini di adozione. Ma oltre 150 milioni di persone ci accedono ogni giorno e Snap, la società che controlla Snapchat, dovrebbe sbarcare a Wall Street l’anno prossimo, con una valutazione “monstre” da almeno 25 miliardi di dollari. Se aggiungiamo che da poco sono stati commercializzati gli Spectacles, occhiali che permettono di registrare brevi filmati, il business della società si dimostra in pieno sviluppo e procede verso la diversificazione, tipica di altri colossi dell’hi tech, seppure su scala minore.

La relazione con un target giovane, poi, ne fa un player dinamico e da tenere sotto stretta osservazione. Certo, 25 miliardi di valutazione paiono eccessivi, ma l’ingresso di editori e l’evoluzione qualitativa della proposta commerciale sembrano indicare un percorso già tracciato. Starà a Evan Spiegel, founder e ceo della società, delinearne le prossime tappe, con la certezza che Snapchat è ormai diventato un fenomeno globale.

Verso una nuova Audiweb

Quando, a novembre dell’anno scorso, Enrico Gasperini scompare prematuramente, il futuro di Audiweb, l’organismo superpartes che si occupa di misurare il traffico online - partecipato da Fedoweb (50%), Upa (25%) e AssoComunicazione (25%) -, sembra complicarsi. Sullo sfondo c’è una gara per arrivare ad Audiweb 2.0. Ma a gennaio il consiglio di amministrazione ha trovato l’accordo per il nuovo presidente, individuato in Marco Muraglia, che si è subito operato per rinnovare il sistema di misurazione, portandolo da una dimensione quantitativa a una qualitativa e arrivando a restituire dati post con aggiornamenti in tempo reale.

Una sfida importante che dovrebbe portare valore al mercato. Si attende la scelta del, o dei, partner per il beauty contest indetto dalla società, entro la fine del mese. Per approfondire il tema, il nostro mensile Netforum, in distribuzione durante IAB Forum, ha realizzato un servizio dedicato al tema, cercando di ricostruire quali forme assumerà Audiweb una volta terminato il beauty contest.

Microsoft entra nel social networking con LinkedIn; Yahoo passa nelle mani di Verizon

È stata l’acquisizione più grande della storia di Microsoft: oltre 26 miliardi di dollari per rilevare una società che nel 2015 ha fatturato circa 3 miliardi di dollari. È stata quella di LinkedIn l’operazione più importante dell’anno del nostro settore. A sorpresa è stata Microsoft a spuntarla sui concorrenti, tra i quali c’era anche Salesforce. Con LinkedIn, la società di Redmond si assicura un patrimonio di dati unico.

Proprio il tema dei dati è centrale nel giudizio dell’Unione Europea per fornire l’ok all’operazione: Microsoft ha offerto la possibilità di mostrare all’interno di Outlook i profili di social network diversi da LinkedIn, e la scelta di disabilitare la shortcut preinstallata su desktop dello stesso LinkedIn dai pc prodotti da Dell e HP. Secondo Reuters, queste concessioni dovrebbero bastare e il prossimo 6 dicembre anche le autorità regolatorie del vecchio continente daranno il proprio consenso all’operazione dell’anno.

Non si può evitare di dedicare due parole all’acquisizione di Yahoo da parte di Verizon. L’entità dell’operazione è nettamente inferiore rispetto a quella LinkedIn, ma si tratta di una società storica della Silicon Valley. Oltre alle sinergie con AOL, di cui si è ampiamente discusso, vale la pena riflettere sulla sfortunata storia di Yahoo. La società era vicina a comperare Google nel 1998, ma decise di non procedere all’acquisto perché riteneva il prezzo di 1 miliardo troppo alto. Nel 2002 ci riprovò, mettendo sul piatto 3 miliardi di dollari, un’offerta divenuta a quel punto troppo bassa rispetto alla richiesta di 5 miliardi da parte di Big G.

Nel 2008, poi, Yahoo non accettò la proposta da oltre 44 miliardi avanzata da Microsoft, con un premio del 62% sul valore delle singole azioni. E oggi agli azionisti di Yahoo rimane solo una partecipazione in Alibaba, valutata attorno ai 30 miliardi di dollari. Ah, come si muove veloce internet…


img
incarichi e gare

Autore: Redazione - 17/04/2024


VEKA Italia affida il rebranding a Gruppo Icat: dalla strategia alle declinazioni above e below the line

Semplicità e memorabilità: queste le due parole chiave attorno alle quali Gruppo Icat ha pensato bene di costruire il percorso di rebranding per VEKA Italia, leader del mercato mondiale nel settore della produzione di profili per serramenti in PVC, un gruppo che a livello internazionale opera attraverso le sue 46 sedi distribuite in ben quattro continenti. Quello dei serramenti rappresenta, infatti, un mercato particolarmente complesso e ricco di competitor, contesto all’interno del quale fare la differenza con una comunicazione in grado di arrivare al pubblico in maniera chiara e diretta rappresenta una tappa fondamentale. Il DNA razionale di VEKA, il suo know-how, la sua affidabilità costituiscono d’altro canto il potenziale attraverso cui l’azienda può fornire - ed essere essa stessa - la risposta perfetta ai bisogni del consumatore italiano, in un background valoriale che le permette di essere riconosciuta in tutto il mondo per la sua qualità, sicurezza e fiducia. Un potenziale scandito dalla stretta collaborazione con Icat, a cui già da tempo è stata affidata la comunicazione del marchio, in maniera sempre più ampia, coordinata e completa. La comunicazione A partire dal 2021, Gruppo Icat ha ideato per questo cliente campagne di comunicazione integrate - che si sono aggiudicate premi di settore tra cui due importanti riconoscimenti Mediastars - basate sul concept “La Migliore Vista sull’Italia”, elevando la comunicazione di marca e ponendo l’accento sugli aspetti emotivi e tecnici dei serramenti del network di esperti artigiani italiani che utilizzano i profili firmati VEKA, un brand che è la sintesi della tecnologia tedesca e dell’artigianalità Made in Italy. All‘interno del piano di comunicazione l’idea è stata poi declinata nella campagna multisoggetto OOH e DOOH, in cui gli infissi si presentano come la cornice perfetta e inaspettata per mostrare le viste più iconiche del nostro Paese. Attraverso questa strategia comunicativa, VEKA ha iniziato a rivolgersi in maniera diretta e trasparente al consumatore finale, per mostrare senza mezzi termini la qualità e la longevità dei propri prodotti; oggi la multinazionale è pronta per compiere un ulteriore e importante passo, rendendo ogni Premium Partner, oltre che un garante della costante qualità con cui VEKA si mostra alle persone, un vero brand ambassador dal punto di vista valoriale e professionale. Si tratta infatti di un marchio di fabbrica che, sin dalle sue origini, ha saputo collocare e diffondere nel mondo del design la propria value proposition, imperniata prima di tutto su Made in Italy, artigianalità e tailor made, gli stessi valori condivisi da tutti i partner VEKA. I commenti “Essere scelti e riconfermati dai clienti per guidare la loro comunicazione a 360° è per noi sempre un onore, ancor prima che un onere - spiega Claudio Capovilla, Presidente Gruppo Icat -, soprattutto nelle fasi salienti dell’evoluzione di un marchio che sono le più delicate e importanti sotto molteplici punti di vista. Per questo abbiamo pensato di partire dall’essenza di questo brand, indiscusso protagonista nel mondo dei serramenti, e del suo bagaglio valoriale, per sfrondare l’approccio comunicativo rendendolo essenziale e diretto. Siamo partiti da qui per elaborare il nuovo logo, rinnovare l’imprinting grafico e conferire freschezza agli stilemi narrativi, che andremo poi ad adattare a tutti gli strumenti di comunicazione online e offline”. Graziano Meneghetti, Direttore Commerciale VEKA Italia, aggiunge: “Il momento di svolta che stiamo vivendo all’interno del mondo VEKA testimonia il fervore che ha sempre caratterizzato il brand sin dalle sue origini e che fa parte del nostro DNA, perché la nostra è un’azienda in continua evoluzione, capace non soltanto di plasmarsi in base alle mutevoli esigenze del mercato ma anche di diventare un vero e proprio leader del cambiamento. Una capacità di innovazione che trova espressione in una fitta rete di partner altamente professionali con cui condividere i valori che ci identificano. Un network d’eccellenza che, da oggi, diventa ‘Veka Premium Partner’ su tutto il territorio nazionale. Stiamo progettando un futuro ricco di novità, di cui questa rappresenta soltanto l’inizio”.  

LEGGI
img
spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

LEGGI

Resta connesso con il nostro network

Vuoi conoscere meglio i nostri prodotti? Indica la tua email per riceverli in promozione gratuita per 1 mese. I dati raccolti non verranno commercializzati in alcun modo, ma conservati nel database a uso esclusivo interno all'azienda.

Inserisci la tua mail

Cliccando “INVIA” acconsenti al trattamento dei dati come indicato nell’informativa sulla privacy