È il 10% in meno rispetto al 2016. Lo riferirsce l’ultimo rapporto dell’ANA secondo cui il video è il formato più colpito. Buone notizie dal programmatic
Comincia a dare i suoi frutti la lotta nei confronti delle frodi pubblicitarie: secondo un recente rapporto condotto dall’Association of National Advertisers (ANA) insieme a WhiteOps, per la prima volta dopo anni, il danno economico generato dalle frodi e dai bot conoscerà una tendenza decrescente. Nel documento Bot Baseline Report viene indicato come le frodi ammonteranno a 6,5 miliardi di dollari su scala globale quest’anno, il 10% in meno rispetto ai 7,2 miliardi stimati nel 2016. “Ciò è un indicatore straordinario che la battaglia contro le frodi pubblicitarie online può essere vinta se si adottano adeguati strumenti di controllo e protocolli ad hoc”, ha dichiarato Bob Liodice, numero uno dell’ANA.
Strumenti adeguati
Le frodi sono una pratica radicata nel campo della pubblicità online: per diversi anni gli inserzionisti hanno pagato per annunci che non hanno mai raggiunto persone reali bensì traffico web fake, i cosiddetti bot. In sostanza i bot sono dei software che mimano i comportamenti umani per dare l’impressione che le persone reali stiano visitando un sito e fruendo un messaggio promozionale. E in un contesto in cui il giro d’affari della pubblicità internet continua a crescere, i rappresentanti della domanda e dell’offerta stanno prendendo delle importanti precauzioni per combattere le frodi. In particolare l’ANA raccomanda di rivolgersi a soggetti terzi in grado di verificare le frodi e chiede agli operatori che rivendono spazi pubblicitari di fare chiarezza sulle fonti di traffico.
Colpito soprattutto il video
Secondo lo studio, circa il 9% della spesa display su desktop, e il 22% di quella video, sono state colpite da frodi. Si tratta di un declino se paragonato a un anno prima, quando i valori si erano attestati all’11% per la display e al 23% nell’ambito del video. Quest’ultimo format risulta particolarmente vulnerabile a causa dell’elevata domanda e dei tassi più alti. Le frodi sul mobile sono state “considerevolmente inferiori alle aspettative”. Gli intervistati hanno registrato il 2% in meno di frodi in ambienti in-app e su mobile web. Ma queste stime non contengono il video su mobile web né le frodi pay-per-click, le quali rimangono ancora alte e problematiche. Il traffic sourcing, vale a dire il processo di comprare traffico da risorse non organiche, è stato ancora fonte di attività fraudolente. Invece, gli sforzi delle agenzie per aumentare i controlli e i filtri nelle transazioni programmatic stanno dando i loro frutti. Insomma, il rapporto sembra restituire evidenze positive, ma per i suoi autori non bisogna abbassare la guardia. “A dispetto della proliferazione di meccanismi per rilevare le frodi, i bot continuano a diventare sempre più sofisticati ed evasivi”, ha detto Michael Tiffany, ceo di WhiteOps.