Giusti Wine investe nei nuovi vitigni “resistenti”, frutto della ricerca italiana e realizzati dai Vivai di Rauscedo
A oggi sono già 5 gli ettari coltivati con i vitigni “resistenti” di Giusti Wine: un ettaro, su due è di sauvignon blanc. I due appezzamenti sono ubicati sul Montello, sulla base di due differenti profili sensoriali: «Nelle tenute rivolte a sud, Abazia e Aria Valentina - spiega Mirco Pozzobon, enologo di Giusti Wine - abbiamo piantato un clone che garantisce al vino una maggior struttura e note più fruttate; nel vigneto di più alta collina, in Tenuta Maria Vittoria, abbiamo optato per un clone che garantisce note più vegetali e floreali unite a quelle più “tradizionali” di un sauvignon blanc. Il blend di queste uve dovrebbe darci un vino molto ricco, in aromi e sapori».
Ermenegildo Giusti, titolare di Giusti WineUna scelta di campo
I vigneti sono stati impiantati nel 2016. Con loro sui terreni della piana alluvionale del Piave, anche merlot e cabernet sauvignon, di due cloni diversi, per quattro ettari complessivi.«I vitigni naturalmente resistenti a iodio e peronospera rappresentano il futuro della viticoltura: dobbiamo ridurre assolutamente le quantità di prodotti chimici irrorati nelle nostre campagne e attrezzare i nostri vigneti a resistere ai cambiamenti climatici - aggiunge Ermenegildo Giusti, titolare di Giusti Wine -: sempre più spesso assistiamo a fenomeni estremi anche nella nostra zona e questo rappresenta la vera sfida per i prossimi anni. Il mio ricordo va alle vigne di mio padre e di mio nonno: non potevamo aggiungere nulla che non fosse naturale, eppure di grappoli così ricchi e grossi io non ne vedo più. Abbiamo “spinto” troppo; abbiamo sfruttato troppo il suolo. Ora dobbiamo ripensare la nostra agricoltura. E questi primi cinque ettari, i nuovi vini che qui nasceranno nel volgere di pochi anni, sono la nostra “scelta di campo” che si accompagna a lavorazioni più attente: abbiamo appena introdotto, un atomizzatore a recupero per non disperdere nell’ambiente i trattamenti, focalizzando il lavoro dove serve, riutilizzando ogni singola goccia. Stiamo già riducendo il fabbisogno di anidride solforosa, producendo energia attraverso fonti rinnovabili e tutelando, nel contempo, la biodiversità: nei miei vigneti sono così tornati i migratori e la fauna selvatica».
Il Protocollo Viticolo
Nel Protocollo Viticolo, per ora, viene fortemente sconsigliata la pratica del diserbo chimico che entro breve sarà vietata. In ogni aspetto della difesa del vigneto sono anche dettagliate le direttive da seguire per realizzare la linea biologica.