ABBONATI

Tradelab: la sopravvivenza dell’industry sta nella capacità degli advertiser di differenziarsi

Autore:


Questa è la tesi dell’azienda, ancor più valida per il programmatic, che è capace di offrire molto di più rispetto alla semplice ottimizzazione deiprocessi di buying. Lo spiega in un’intervista a DailyNet, Yohann Dupasquier, Chief Executive Officer & Co-Founder della società francese

di Anna Maria Ciardullo

Uno dei problemi principali del programmatic è che quasi sempre offre soluzione “one fits all”, uguali indipendentemente dal settore, dal prodotto, e dalle audience con le quali si sta lavorando. Ma se il 70% dei problemi si può risolvere comunque, per il restante 30% sono necessarie soluzioni tailor made. Scendendo ad un livello più profondo di customizzazione, si può offrire un’esperienza che rispetta maggiormente l’utente e, naturalmente, guida performance migliori.

«Per questo Tradelab ha costruito piattaforme dedicate ad offrire soluzioni su misura che permettano di essere davvero competitivi sul mercato» ha spiegato ieri, Yohann Dupasquier, Chief Executive Officer & Co-Founder di Tradelab, sul palco di IAB Interact. Ne parliamo più approfonditamente nella seguente intervista che ha rilasciato al nostro giornale a margine del suo intervento.

Che cos’è il programmatic per Tradelab?

Il programmatic non è solo un modo di acquistare spazi e, oltre all’ottimizzazione del media buying, può fornire preziosi insight per migliorare la propria strategia di marketing. Soprattutto grazie al supporto del machine learning, che permette di andare più a fondo in questi insight per customizzare non solo il decision making, ma partire a monte, dalla stessa data collection, fino a restituire all’utente un’esperienza più rilevante e rispettosa. L’adv, quando è fatto bene, è un servizio, perché consente agli utenti l’accesso gratuito ai contenuti e penso che debba diventare un contratto democratico tra utenti e advertiser.

Qual è, quindi, la chiave competere sul mercato?

Noi pensiamo che gli advertiser dovrebbero andare più in profondità con il programmatic e non esternalizzare tutto, perché le soluzioni per customizzare le piattaforme esistono e consentono un’ottimizzazione tangibile delle strategie. C’è moltissima tecnologia disponibile sul mercato, ma il problema è che questa offre a tutti le stesse cose, quindi, la chiave per competere è cercare di differenziarsi. Bisogna verticalizzare le tecnologie per usufruire in modo più specifico delle opportunità offerte dal programmatic, anche perché, ogni settore ha le proprie caratteristiche, i KPI sono diversi, i consumatori sono diversi e così via, non si può ragionare in modo generalizzato.

Con il vostro nuovo algoritmo, Brand Impact, avete introdotto la metrica del Cost Per Hour, pensa possa diventare uno standard di settore?

Ci piacerebbe molto, perché pensiamo che il nostro prodotto possa portare valore sia agli utenti, sia agli advertiser. Ci sono già delle avvisaglie sul mercato che la direzione sulla quale stiamo viaggiando sia quella giusta. La base dell’advertising sono il targeting, la ripetizione e la corretta esposizione dell’utente al messaggio, quest’ultima ha un limite e deve essere massimizzata in real time per capitalizzare su profili qualificati e ottimizzare il tempo di esposizione cumulato affinché si possa rendere significativa una visita e quindi un’impression.

Il vostro contributo non si limita solo all’adtech ma si estende a tutta la industry…

Noi stiamo costruendo asset molto forti in Europa, per aiutare le aziende a creare valore in un ecosistema dominato dagli Stati Uniti. Quello che possiamo offrire è un complemento alle attuali modalità di utilizzare il programmatic più diffuse, con quell’approccio verticale su cui Tradelab ha fondato il suo core business e che ribalta il posizionamento generico dominante. Un altro punto centrale per noi, inoltre, è la responsabilità che abbiamo nei confronti degli user che è una responsabilità di tutto l’ecosistema. Prendere coscienza del nostro ruolo è di fondamentale importanza. Non a caso si è verificata una massiccia diffusione degli ad blocker, persino tra i giovani, che rifiutano l’advertising. Bisogna ripensare alla user experience dove è stata messa troppa pressione sugli utenti sbagliati e con un metodo di ripetizione sbagliato.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Penso che il punto chiave è che tutto finirà per essere gestito in programmatic. Quindi, credo che oltre alle possibilità di differenziazione di cui abbiamo discusso, un altro degli ambiti di evoluzione principali sarà quello della creatività che, a mio avviso, è un terreno di crescita importante ma ancora piuttosto sfidante per questa tecnologia. Tuttavia, in parallelo, ci sono moltissime altre cose da migliorare come, per esempio, i modelli di attribuzione.

Come procede il business di Tradelab e come pensate di chiudere il 2018?

Siamo il primo buyer in Francia e terzi in Europa e gli advertiser che hanno compreso i vantaggi e l’unicità della nostra offerta, del nostro algoritmo e della nostra data collection dedicata, sono sempre di più. Siamo molto orgogliosi di questo perché uno dei nostri obiettivi è anche quello di rendere il mercato più maturo, cosa che ci premia anche sul versante dei numeri, con una crescita costante del 100% year over year del nostro business a cui segue anche un incremento del nostro team, che entro la fine dell’anno toccherà le 300 risorse. Per il 2018 pensiamo di chiudere in un range percentuale di crescita che va dal 70 al 120%.


img
incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

LEGGI
img
spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

LEGGI

Resta connesso con il nostro network

Vuoi conoscere meglio i nostri prodotti? Indica la tua email per riceverli in promozione gratuita per 1 mese. I dati raccolti non verranno commercializzati in alcun modo, ma conservati nel database a uso esclusivo interno all'azienda.

Inserisci la tua mail

Cliccando “INVIA” acconsenti al trattamento dei dati come indicato nell’informativa sulla privacy