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Il segmento della connected tv si attesta sui 10 milioni di euro e arriverà a 105 milioni entro il 2020

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SpotX e MTM hanno condotto una ricerca a livello europeo che vede l’Italia ultima tra i primi 5 mercati continentali, ma sarà il nostro il Paese con il più alto ritmo di crescita (80%) nei prossimi anni. Il mercato delle televisioni connesse si sta costituendo. Come? Se ne è parlato al seminario di SpotX

I tentacoli del digital hanno raggiunto anche la televisione. Ormai è passato un po’ di tempo da quando la connected tv si è insediata nei più grossi mercati mondiali, e dall’estate del 2016 anche in Italia è attivo il protocollo Hbbtv, che il 18 ottobre verrà aggiornato al nuovo standard Hbbtv 2. La stagione dei beta è volta al termine già da un po’, gli strumenti sono pronti e ora è tempo di passare alla pratica. Alcuni brand sono già attivi con campagne su smart tv, ma i device non hanno ancora una penetrazione soddisfacente, e chi li possiede non li utilizza come dovrebbe. Non è raro, infatti, che chi possiede una smart tv non la collega a internet e ne faccia un uso classico, annullandone le potenzialità e il carattere “smart”.

Il mercato connected tv: la condizione l’Italia

«Per connected tv si intende ogni environment televisivo consegnato da internet», spiega Edward Wale, direttore di SpotX per  la Platform Services nel Regno Unito e Sud, prima di tracciare lo scenario italiano del media durante il seminario organizzato proprio da SpotX a Milano. In molti mercati del panorama mondiale il segmento dell’OTT cresce a grande ritmo, spinto dalla grande disponibilità offerta dalle piattaforme agli utenti, che consumano così più contenuti rispetto alla tv. Considerando i primi 5 mercati europei per revenue pubblicitarie provenienti da connected tv, l’Italia si colloca proprio all’ultimo posto, con un totale nel 2016 di circa 10 milioni di euro. «Ma le stime di MTM, che ha condotto con SpotX questo studio, prevedono che l’Italia raggiungerà un volume di revenue da 105 milioni entro il 2020. Sarà il paese che segnerà la crescita più alta a livello europeo», dige Wale.

Il mercato italiano ha un volume contenuto a causa della «forza della proposta televisiva, che permette di fruire di oltre 300 canali. I consumatori, inoltre, sono meno consapevoli dell’esistenza dei servizi OTT. «La scarsa penetrazione della banda larga è un ulteriore problema, perché è necessaria una connessione veloce per avere una buona user experience», aggiunge. Ma se questi sono alcuni impacci, ci sono anche dei grossi vantaggi: «La viewability delle ads è attestata al 97%; è possibile applicare un targeting su dati geografici e demografici, su contenuti verticali, sugli interessi e così via; la misurazione delle view è molto precisa, ogni inserzione mostrata viene registrata; la qualità delle inventory e l’attenzione dell’utente permette cpm maggiori», spiega Wale.

«C’è molto lavoro da fare per spiegare al mercato dei consumatori e degli advertiser le qualità dell’OTT. Nel primo caso la Coppa del Mondo dell’estate prossima può essere un buon aiuto, i secondi invece hanno già annusato la nuova opportunità. Quando abbiamo condotto la ricerca in Italia, sia P&G sia Nestlé hanno mostrato interesse, e quando Sky ha lanciato la sua offerta connected, il 70% degli che la hanno inserita nel proprio planning erano nuovi clienti», conclude Wale.

Sul mercato italiano, Google e Facebook hanno una grossa rete a cui si appoggiano i broadcaster internazionali che quindi partono avvantaggiati. Ma i network italiani hanno una forte utenza e una grande eredità. «Collaborare sarà la chiave per fare crescere il segmento».

Considerazioni sul segmento

Come è avvenuto per ogni tipologia di contenuti che, partendo da un altro media, ha trovato una nuova dimensione sul digitale, bisognerà capire come «adattare il prodotto editoriale al device», commenta Simone Branca, head of marketing prodotto web di Rai Pubblicità. Ma sarà necessario farsi trovare pronti anche nell’analisi dei dati, ambito in cui «manca ancora un po’ di “readyness”», secondo Pierpaolo De Vita, Sales Specialist, Advertising Solution Leader di Adobe. Gli italiani sono grandi consumatori televisivi, e una crescita sostanziale appare molto verosimile, ma è difficile prevederne i volumi perché «non vanno sottostimati elementi come la virtual reality, che potrebbero cambiare completamente le abitudini di fruizione dei contenuti digitali», nota Antonio Montesano, head of digital di OMD Italia. La natura cross mediale della connected tv potrebbe sbrogliare la matassa dei dati, «che nel digitale sono di complicata lettura a causa delle tante metriche. Il segmento può proporre metriche più chiare agli editori», dichiara Branca. «Lato domanda, un aiuto di Auditel nella convalidazione delle visualizzazioni potrebbe dare una spinta ulteriore al settore, mentre lato offerta bisogna arrivare anche a differenziare i contenuti tra tv tradizionale e connessa, proprio come ha fatto RaiPlay in alcune occasioni», riprende De Vita.  «In Spagna è già stata fatta qualche pianificazione only-connected. In Italia è ancora un di cui della televisione normale. Ma una viewability del 97% è rara e molto interessante», continua De Vita. In USA vanno molto forte influencer e servizi di livestreaming, ma in Italia non sono arrivati con la stessa potenza. «Gli editori dovrebbero provare a cavalcare questi trend. Kids e teenager, inoltre, sono i due target su cui porre la maggiore attenzione, in primis lato contenuti», evidenzia Montesano. Sono i più giovani infatti ad avere una predisposizione maggiore a rivalutare e modificare l’utilizzo di un mezzo come la televisione, e sono anche i consumatori di domani.

I primi progetti

Sui 25 milioni di nuclei familiari italiani, Smartclip ne riesce a rilevare 15. La comunicazione sulla smart tv permette di inserire i brand all’interno della smart hub, in una posizione esclusiva. Una volta a contatto con le creatività, l’utente potrà esser raggiunto da un video o condotto su un microsito. ENEL si è rivolta all’agenzia di Luca di Cesare per alimentare l’awareness della sua sponsorship con il giro d’Italia. Un adv statico e microsito dedicato hanno generato engagement su un’audience premium composta da gente tech savvy e dal grande potere d’acquisto. La smart tv è un device che si è aggiunto al media mix, amplificando quindi la reach della campagna. Smartclip gestisce in media due campagne al mese su connected tv, proposte da aziende attive in molte industry diverse.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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