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GEN Summit: Facebook e Google (insieme?) alla conquista degli editori

Autore: Redazione


“Dovremmo collaborare per il bene del giornalismo”, ha affermato Campbell Brown, head of News Partnerships di Facebook, all’appuntamento andato in scena di recente a Vienna. Intanto, dagli Stati Uniti parte la crociata contro i giganti del tech con la News Media Alliance

Articolo a cura di Claudio Semenza

Ora che la News Media Alliance statunitense ha dichiarato ufficialmente guerra al duopolio Google-Facebook, la pace globale tra i colossi del tech e gli editori diventa una chimera. La richiesta avanzata al Congresso Americano dall’associazione che raccoglie oltre duemila testate tra Usa e Canada, compresi New York Times, Wall Street Journal e Washington Post, è di quelle che non lasciano margini di trattativa tra le parti in lotta: vengano sospese le norme antitrust per i media. Ovvero quei vincoli che di fatto danneggiano gli editori e impediscono loro di associarsi per combattere sul mercato pubblicitario un mostro a due teste capace di controllare, secondo il Pew Research Center, il 70% dell’advertising digitale statunitense. E il 50% di quello globale. L’Alliance chiederà, poi, che gli editori partecipino in misura maggiore alla spartizione dei ricavi realizzati da Google e Facebook grazie ai loro contenuti, che le piattaforme aiutino le testate a incrementare gli abbonamenti, che condividano i dati sugli utenti e che sostengano i brand, informando in modo più chiaro i lettori su quale sia la fonte di ogni notizia. A muso duro, insomma.

Il tentativo del GEN Summit di Vienna

Eppure di recente, a Vienna, in occasione del GEN Summit organizzato dal Global Editors Network, Google e Facebook avevano provato a seppellire l’ascia di guerra davanti a oltre 750 tra giornalisti e operatori dell’informazione provenienti da tutto il mondo. Il tema della tre giorni era caldissimo: “From post-truth to virtual reality: navigating media’s future”. Sul tavolo c’erano le fake news, le notizie false che hanno messo in seria difficoltà Facebook e Google, accusati di avere (seppur involontariamente) agevolato il business di improvvisati pseudo-editori senza scrupoli, capaci di fare soldi a palate grazie alle pseudo-notizie amplificate dalle condivisioni social e monetizzate spesso con AdSense.

Ma a Vienna si è parlato molto anche di innovazione, cavallo di battaglia di Google e Facebook, che hanno di fatto deciso di proporre una “alleanza riparatrice” agli editori per aiutarli a evolversi e a monetizzare meglio. Ciascuno con la propria formula, certo, ma l’obiettivo dei due è identico. E urgente. Anche perché nella nobile Aula der Wissenschaften, dove si sono tenute le sessioni principali del GEN Summit, aleggiava spesso lo spettro di una “Regolamentazione” con la “R” maiuscola: possibili nuove norme per riequilibrare una situazione assai sbilanciata a svantaggio dei publisher: “Se le piattaforme non raggiungono un accordo con gli editori, se non accettano di sottostare alle leggi dei media che già esistono, prima o poi i governi e le istituzioni entreranno in campo e imporranno nuove leggi - ha detto Grzegorz Piechota, Research Associate presso l’Harvard Business School - e a quel punto perderemo tutti. Ogni volta che sento parlare di nuove leggi sui media mi si gela il sangue. Ma in assenza di un accordo andremo a finire là”.

“Non siamo media company”, ma…

“Non siamo una media company”, ha ribadito decisa Campbell Brown, head of News Partnerships di Facebook. “È vero, però, che negli ultimi anni il comportamento dei nostri utenti è cambiato”, ha ammesso. Ovvero: meno gattini, meno amarcord, meno foto del liceo. Ora i due miliardi di persone che affollano le bacheche del social network di Mark Zuckerberg “vogliono sempre più condividere le news”, ha spiegato Brown. “Questo significa, per Facebook, essere una parte importante dell’ecosistema dell’informazione. E significa anche avere una grande responsabilità sulle spalle”. Responsabilità che si sente addosso anche Google: “Sulle fake news dobbiamo lavorare con i giornalisti - ha detto Richard Gingras, vice president e head of News di Google -; dobbiamo creare una nuova architettura che raccolga dati, che sia in grado di controllare le notizie con più efficacia e, di conseguenza, consenta di dare vita a un’informazione sana, della quale l’utente possa fidarsi. Dobbiamo, però, stare attenti a cosa chiediamo ai governi di fare - ha ammonito Gingras -. Il web non si sarebbe evoluto senza la libertà di espressione. E le democrazie si affermano grazie alla capacità di dare voce a punti di vista differenti”.

Richard Gingras
Prima viene la monetizzazione

Ma quali sono le armi messe in campo da Google e Facebook per provare a conquistare gli editori? Da una parte, il Facebook Journalism Project, coordinato da Campbell Brown, offre alle media company la possibilità di partecipare direttamente allo sviluppo dei nuovi prodotti news di Facebook (“Collaborative Development of News Products”). “La priorità numero uno per gli editori è la monetizzazione - ha ribadito Brown -. Abbiamo lavorato con alcuni di loro sulla monetizzazione di video e ci sono progetti comuni per sostenere l’informazione locale: mi aspetto di vedere molti progressi su questo fronte già dal prossimo anno”. Per quanto riguarda l’innovazione digitale, Google agisce, invece, con il progetto DNI (Digital News Initiative), e con un approccio diverso: il funding. Mountain View ha messo a disposizione 150 milioni di euro e li sta distribuendo tra gli editori europei a supporto di progetti innovativi. Per ora 70 milioni hanno finanziato 350 progetti in 29 paesi. E a settembre ci sarà un nuovo round.

Giornalisti (in)formati

C’è poi tutto il filone della formazione per giornalisti. Per Facebook si chiama “Training and tools for journalists” e consiste in corsi gratuiti online e workshop nei vari paesi per aiutare gli operatori delle news a sfruttare al meglio le potenzialità offerte dal social network. Sull’altra sponda c’è il Google News Lab, che agisce su più fronti: “Siamo attivi in quattro aree - ha spiegato al GEN Summit Isabelle Sonnenfeld, News Lab Lead in Germania -. ‘Trust&Verification’ si mette al fianco degli editori per trovare soluzioni comuni al problema delle fake news e della disinformazione, ‘Data Journalism’ favorisce l’utilizzo degli strumenti di analisi di Google nel giornalismo, ‘Immersive Storytelling’ è a supporto al progetto Journalism 360 sulla realtà virtuale. Mentre ‘Inclusive Storytelling’ si pone come un aiuto concreto alle media company perché attraverso le tecnologie facciano emergere voci e prospettive meno rappresentate”.

Isabelle Sonnenfeld
Facebook: “Collaborare con Google”

Le iniziative per convincere gli editori che Facebook e Google non sono nemici, ma amici, si moltiplicano da una parte e dall’altra. “Io non vedo questa come una competizione - ha sentenziato Campbell Brown, nel suo speech conclusivo al GEN Summit -. La mia speranza è che noi possiamo sostenere gli sforzi l’uno dell’altro, e che, ad esempio, possiamo intervenire nelle aree nelle quali loro, magari, non sono del tutto focalizzati. Noi vogliamo imparare dalle iniziative di successo di Google, così come da quelle che invece non hanno funzionato. Credo che dovremmo collaborare con Google allo stesso modo in cui vogliamo collaborare con gli editori”. Ma di questo passo, per assurdo, potrebbe essere più facile un accordo tra Facebook e Google che non tra loro e le media company.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 17/04/2024


VEKA Italia affida il rebranding a Gruppo Icat: dalla strategia alle declinazioni above e below the line

Semplicità e memorabilità: queste le due parole chiave attorno alle quali Gruppo Icat ha pensato bene di costruire il percorso di rebranding per VEKA Italia, leader del mercato mondiale nel settore della produzione di profili per serramenti in PVC, un gruppo che a livello internazionale opera attraverso le sue 46 sedi distribuite in ben quattro continenti. Quello dei serramenti rappresenta, infatti, un mercato particolarmente complesso e ricco di competitor, contesto all’interno del quale fare la differenza con una comunicazione in grado di arrivare al pubblico in maniera chiara e diretta rappresenta una tappa fondamentale. Il DNA razionale di VEKA, il suo know-how, la sua affidabilità costituiscono d’altro canto il potenziale attraverso cui l’azienda può fornire - ed essere essa stessa - la risposta perfetta ai bisogni del consumatore italiano, in un background valoriale che le permette di essere riconosciuta in tutto il mondo per la sua qualità, sicurezza e fiducia. Un potenziale scandito dalla stretta collaborazione con Icat, a cui già da tempo è stata affidata la comunicazione del marchio, in maniera sempre più ampia, coordinata e completa. La comunicazione A partire dal 2021, Gruppo Icat ha ideato per questo cliente campagne di comunicazione integrate - che si sono aggiudicate premi di settore tra cui due importanti riconoscimenti Mediastars - basate sul concept “La Migliore Vista sull’Italia”, elevando la comunicazione di marca e ponendo l’accento sugli aspetti emotivi e tecnici dei serramenti del network di esperti artigiani italiani che utilizzano i profili firmati VEKA, un brand che è la sintesi della tecnologia tedesca e dell’artigianalità Made in Italy. All‘interno del piano di comunicazione l’idea è stata poi declinata nella campagna multisoggetto OOH e DOOH, in cui gli infissi si presentano come la cornice perfetta e inaspettata per mostrare le viste più iconiche del nostro Paese. Attraverso questa strategia comunicativa, VEKA ha iniziato a rivolgersi in maniera diretta e trasparente al consumatore finale, per mostrare senza mezzi termini la qualità e la longevità dei propri prodotti; oggi la multinazionale è pronta per compiere un ulteriore e importante passo, rendendo ogni Premium Partner, oltre che un garante della costante qualità con cui VEKA si mostra alle persone, un vero brand ambassador dal punto di vista valoriale e professionale. Si tratta infatti di un marchio di fabbrica che, sin dalle sue origini, ha saputo collocare e diffondere nel mondo del design la propria value proposition, imperniata prima di tutto su Made in Italy, artigianalità e tailor made, gli stessi valori condivisi da tutti i partner VEKA. I commenti “Essere scelti e riconfermati dai clienti per guidare la loro comunicazione a 360° è per noi sempre un onore, ancor prima che un onere - spiega Claudio Capovilla, Presidente Gruppo Icat -, soprattutto nelle fasi salienti dell’evoluzione di un marchio che sono le più delicate e importanti sotto molteplici punti di vista. Per questo abbiamo pensato di partire dall’essenza di questo brand, indiscusso protagonista nel mondo dei serramenti, e del suo bagaglio valoriale, per sfrondare l’approccio comunicativo rendendolo essenziale e diretto. Siamo partiti da qui per elaborare il nuovo logo, rinnovare l’imprinting grafico e conferire freschezza agli stilemi narrativi, che andremo poi ad adattare a tutti gli strumenti di comunicazione online e offline”. Graziano Meneghetti, Direttore Commerciale VEKA Italia, aggiunge: “Il momento di svolta che stiamo vivendo all’interno del mondo VEKA testimonia il fervore che ha sempre caratterizzato il brand sin dalle sue origini e che fa parte del nostro DNA, perché la nostra è un’azienda in continua evoluzione, capace non soltanto di plasmarsi in base alle mutevoli esigenze del mercato ma anche di diventare un vero e proprio leader del cambiamento. Una capacità di innovazione che trova espressione in una fitta rete di partner altamente professionali con cui condividere i valori che ci identificano. Un network d’eccellenza che, da oggi, diventa ‘Veka Premium Partner’ su tutto il territorio nazionale. Stiamo progettando un futuro ricco di novità, di cui questa rappresenta soltanto l’inizio”.  

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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