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Cannes Lions Talk con i giurati italiani: «La creatività nostrana ha le carte in regola per vincere, ma deve osare», la parola a Chiara Tescari

Autore: Redazione


L’intervista alla Managing Partner di OMD Italia, chiamata a giudicare i lavori per la categoria “Media” alla kermesse in programma nella città francese dal 18 al 22 giugno

di Anna Maria Ciardullo

Manca sempre meno al Festival Internazionale della Creatività Cannes Lions, e cresce la curiosità nei confronti di quella che si prospetta una kermesse davvero piena di sorprese.

Dalla formula snellita, che mette al centro la creatività, ai nuovi attori dell’industry come le società di consulenza fino ai grandi assenti come Publicis, il Festival di quest’anno si colloca esattamente a metà strada tra l’innovazione e il ritorno alle origini. Chiamati a rappresentare il nostro Paese, quest’anno, oltre ai lavori in gara, l’Art Directors Club Italiano (subentrato a Rai Pubblicità), sotto la guida di Vicky Gitto, e otto esperti di creatività nostrani selezionati tra le giurie degli ambiti Leoni. Per tutti loro, una certezza: l’Italia non ha nulla da invidiare alle produzioni internazionali e ha tutte le carte in regola per emergere, anche quest’anno, dopo l’ottima performance della scorsa edizione, dove si è posizionata quindicesima tra i Paesi più premiati, portandosi a casa ben venti Lions.  Tra i giudici di quest’anno anche Chiara Tescari, Managing Partner di OMD Italy, che nella seguente intervista ci ha portati a guardare più da vicino l’evoluzione della categoria dove porterà il suo contributo: quella del “Media”.

Definiamo il perimetro e le caratteristiche della categoria “Media” di quest’anno. Come si è evoluta nel tempo per raggiungere lo stato attuale?

La categoria media ha subìto una grande trasformazione negli ultimi anni: una volta il focus era sulla capacità di utilizzo “originale” di un mezzo di comunicazione, mentre oggi è sempre più difficile tracciare confini netti tra “media” e tutto il resto. In una campagna come la pluripremiata “Fearless Girl” dello scorso anno, dove finisce il media e dove inizia l’intrattenimento? Qual è il confine tra messaggio e delivery dello stesso? L’evoluzione della categoria degli awards ha seguito l’evoluzione dell’agenzia media: per esempio l’abbondanza dei dati fa sì che sempre più entries si basino sulla capacità di lettura di insight data driven, che si trasformano in strategia di comunicazione. O addirittura la convergenza digitale ci permette di creare dei nuovi canali, dei nuovi mezzi di comunicazione. La cosa divertente, insomma, è che è sempre più difficile tracciare un perimetro.

Può descrivere brevemente le esperienze che ha maturato in questo segmento specifico?

Ho passato i primi anni della mia carriera in agenzia creativa, per approdare nel mondo del media dodici anni fa. Il mio è un profilo strategico, mi piace indagare il rapporto che nasce tra marca e persone, in tutte le sue forme. In OMD sono entrata come strategica, appunto, poi ho fatto la start-up della unit di marketing di OMG prima e di OMD, quando la unit è stata abbastanza forte da poter rendere le nostre sigle autonome dal punto di vista della comunicazione. Nell’ultimo anno ho gestito Renault, uno dei nostri principali clienti - un’azienda che ha decisamente una marcia in più rispetto all’integrazione digitale. Ora affianco il nostro direttore generale, Francesca Costanzo, lavorando sullo sviluppo della sigla e sulla qualità dei progetti che produciamo.

Cosa cerca maggiormente nelle campagne che è chiamata a giudicare?

In generale, la sorpresa. Ma non fine a se stessa, giusto per realizzare qualcosa di diverso, ma la capacità, anche con semplicità, di farmi cambiare prospettiva, vedere un prodotto o un brand sotto una luce diversa, sovvertire una convenzione. L’intelligenza della creatività che parte dalla conoscenza dell’essere umano per trasformarsi in un messaggio semplice e univoco.

Ci sono lavori italiani nella sua categoria? Ha notato particolari differenze tra le produzioni italiane e quelle internazionali?

Sì, mi è capitata qualche case italiana: mi ricordo, per esempio, l’Asteroide di Buondì - che aveva sollevato grandi dibattiti in rete al momento del lancio e che mi ha fatto ammirare il grande coraggio di un cliente che insieme all’agenzia ha osato varcare un territorio… diciamo fuori dalla zona di comfort! Le produzioni italiane ben fatte non hanno nulla da invidiare a quelle internazionali. Le aziende dovrebbero osare di più per scoprire che una campagna che vince è anche una campagna che funziona e, quindi, in grado di portare anche un ritorno sull’immagine del brand e spesso addirittura sulle vendite.

OMD è stato nominato Network of the year 2017: quali sono i punti di forza che hanno determinato questo successo? E che iniziative porta al Festival, quest’anno?

Crediamo nella creatività, da sempre nel Dna di OMD e nel talento delle persone, su cui stiamo puntando moltissimo. Cerchiamo, quindi, sempre di stimolare e farci stimolare dai nostri clienti per sperimentare soluzioni di comunicazione innovative da realizzare insieme. OMD Italia è in gara con diverse case realizzate per Barilla, MAC e Dacia. In particolare, proprio con Renault speriamo di continuare il percorso intrapreso negli ultimi anni, grazie al quale abbiamo portato a casa più di un Leone e che ci ha dato grandi soddisfazioni. La case di quest’anno, nata da una bellissima idea di Publicis, si chiama “The Auction”. Abbiamo organizzato un’asta in tempo reale durante una partita di calcio dell’Udinese, di cui Dacia è sponsor, durante la quale alcune maglie “storiche” della squadra sono state vendute per sostenere alcuni progetti imprenditoriali di start up italiane. Fingers crossed per tutti i nostri clienti ovviamente!

Alla luce dei cambiamenti che sono stati annunciati nell’organizzazione del Festival rispetto all’edizione 2017, può rilasciare un commento relativo alla kermesse? Quali sono, infine, le sue aspettative e cosa ne pensa della nuova veste dei Cannes Lions?

Trovo che Cannes Lions abbia affrontato una riorganizzazione che era assolutamente necessaria. A livello di premi sono state semplificate le categorie d’iscrizione e a livello di organizzazione e palinsesto il focus è stato riportato sulla creatività. Penso che andrebbero intraprese anche altre iniziative per rendere il festival più accessibile per chi fa il nostro lavoro.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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