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Eurostat, Italia indietro nei dati per imprese che fanno pubblicità online, al 18%

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Numeri da rivedere per il BelPaese, sotto la media per tutti gli indicatori. A livello europeo e locale spicca il predominio assoluto del contextual advertising sulle altre forme di targeting

Internet è diventato una componente essenziale della comunicazione tra marketer, advertiser e consumatori. Più nel dettaglio, i siti web sono oggi il primo porto in cui i consumatori cercano informazioni ed eventualmente concludono acquisti di beni e servizi on e anche offline.

Di conseguenza le aziende stanno incrementando la loro presenza in internet e migliorando le operazioni pubblicitarie attraverso cui sia i clienti attuali sia quelli potenziali ricevono annunci promozionali con contenuti rilevanti e significativi. È questo il tema di una indagine svolta da Eurostat sull’utilizzo dell’internet paid advertising sull’area Eu 28, che vede l’Italia ancora una volta indietro nei confronti degli altri big europei.

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I risultati principali

Il 77% delle aziende Eu 28 ha un sito internet e il 25% ha utilizzato servizi pubblicitari nel 2016.

L’attività di targeting prediletta è stata quella di contextual advertising, che utilizza le informazioni relative alle pagine web visualizzati dagli utenti. Alla base di questo successo c’è la semplicità di implementazione a livello tecnologico.

Più della metà (53%) dei servizi di accoglienza utilizza la pubblicità online; l’83% di questi si serve del contextual advertising.

A dispetto di quanto si potrebbe credere, la pubblicità in rete non mira solo a generare vendite sui canali online. Anche l’offline ha un ruolo cruciale nell’attività di pianificazione. Tra il 2525% di aziende che fa pubblicità online solo il 7% conclude transazioni in questo ambiente.

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I dati Eurostat per l’Italia e alcuni confronti

Il 18% delle imprese in Italia fa pubblicità in rete, meno di una su cinque. La Germania è al 28%, la Spagna al 23%. Valori lontanissimi dalla media del 25% che ci posizionano davanti a Portogallo e Romania, in compagnia della Francia, ma dietro a Bulgaria e Ungheria (19%).

L’utilizzo del contextual advertising è al 76%, poco al di sotto della media del 78%. Curiosamente la Grecia si attesta all’83% mentre al top c’è la Repubblica Ceca (89%). Per quanto riguarda la presenza attraverso siti web l’Italia è al 71% sotto la media del 77%; dati al ribasso anche in ambito social in cui è attivo il 39% delle imprese tricolori a fronte di un 45% nell’Eu 28. I tassi di adozione di behavioural (24%), geo (30%) e altri metodi di targeting (36%) completano il sofferente quadro italiano.

Contextual, behavioural e geo targeting

Il predominio del contextual advertising e l’uso di tecnologie embeddate su siti e app attraverso cui è possibile selezionare gli annunci basati sul contenuto delle pagine visitate dai navigatori web è scritto a chiare lettere. Il contextual advertising è la modalità utilizzata dal 78% delle imprese con una ripartizione simile tra big e PMI. La tecnica del contextual advertising può sfruttare anche specifiche keyword delle ultime ricerche di un device, generando una correlazione positiva tra la pubblicità e gli interessi delle persone.

Anche il behavioural targeting è un metodo utilizzato da diverse inserzionisti. Basato sulle attività di browsing passate degli utenti collezionate tramite cookies, il sistema per raccogliere le tracce digitali è un'importante risorsa per raccogliere informazioni su interessi, preferenze e attività di shopping e quindi intraprendere la profilazione dell’audience per target. Il behavioural targeting, nel 2016, è stato adottato dal 27% delle attività.

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Quindi lo studio segnala anche i servizi di geolocalizzazione, che raccolgono informazioni come l’indirizzo IP e il network wi-fi. Informazioni sull’individuo tra cui la nazione in cui vive, la città e la regione, sono preziose per la successiva fase di targeting. A rivolgersi al geo-targeting nelle attività di pianificazione è il 30% delle società Eu 28, con una leggera prevalenza delle grandi aziende.

La categoria che non copre le soluzioni sopra menzionate raccoglie altre pratiche di targettizzazione e l’ha usata il 35% delle aziende. In questo caso le informazioni sono ricavate da annunci statici su siti tematici o generalisti e d’informazione.

L’uso di funzionalità avanzate nei siti e i social media hanno consentito alle aziende non solo di abbracciare una nuova generazione di piattaforme di comunicazione ma anche di estendere la reach delle operazioni pubblicitarie. Oggi 1 impresa su 4 fa pubblicità online e poco meno di 4 su 5 hanno un sito web. L’avere un sito web, poi, è un requisito “quasi “ fondamentale per fare advertising. Il 45% delle società è, infine, presente sui social media. L’Italia soffre, l’Europa prova a crescere.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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