In edicola con la Repubblica, il settimanale, diretto da Tommaso Cerno, nella nuova versione riprende la tradizione degli esordi nel 1955. E scommette su lettura e approfondimento
Il settimanale L’Espresso torna alla sua testata storica, inventata da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari nel 1955. La novità, così come il restyling grafico e non solo, sarà in edicola domenica 26 febbraio, come sempre in abbinata con la Repubblica. Il newsmagazine diretto da Tommaso Cerno, che vanta una diffusione di 288.973 copie (dati ADS dicembre 2016), genera per il quotidiano del Gruppo una diffusione aggiuntiva, la domenica, del 15%. I lettori de L’Espresso sono 1.486.000 (dati Audipress III/2016). La scelta di tornare alle origini viene spiegata dal direttore come la necessità di «un nuovo inizio, perché la nostra storia è il nostro futuro».
L’Espresso nasceva 62 anni fa e da allora ha voluto essere una voce dissonante rispetto al conformismo imperante, mentre oggi si impegna a “squarciare il rumore” di fondo dell’indignazione diffusa a cui manca la comprensione profonda della realtà. Si torna alla testata storica per guardare al futuro puntando unicamente sulla propria tradizione e sulla propria natura. L’Espresso è sempre la testata delle inchieste e degli approfondimenti su ogni aspetto del reale.
Oltre alle modifiche intervenute sul giornale è stata realizzata una profonda riforma grafica all’insegna dell’eleganza formale, della chiarezza espositiva, e di un format che va oltre il newsmagazine per diventare uno strumento più completo, quasi come un libro settimanale. All’interno del giornale, servizi più ampi, sezioni tematiche sviluppate in ogni possibile risvolto delle questioni che vengono affrontate, analisi di grandi firme italiane e internazionali. Il nuovo L’Espresso scommette sulla lettura “lineare” e profonda che sta crescendo come effetto del sovraccarico informativo della rete.