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Decoded Fashion Milan 2016: tra digital diversity e connected consumer

Autore: Redazione


Grande successo per la due giorni, presentata da e-PITTI.com al Talent Garden di Milano. Oltre 50 speaker internazionali e più di 600 iscritti si sono incontrati per discutere i temi più caldi del momento in uno scenario dove il mondo della moda e quello del digitale convergono, cambiando le logiche del mercato e creando opportunità di engagement e innovazione

Due giornate, 15 e 16 novembre, uno spazio innovativo e votato al coworking, il Talent Garden Milano Calabiana e la 4° edizione di Decoded Fashion Milan presented by e-PITTI.com, summit internazionale dedicato al mondo fashion-tech. Gli ingredienti per un appuntamento imperdibile ci sono tutti. Tema di quest’anno: Digital Diversity & The Connected Consumer, due tra i più caldi topic del momento, soprattutto in uno scenario dominato dalla diffusione del digitale e dall’esigenza delle aziende di dialogare con le nuove tecnologie e con l’evoluzione del consumatore, sempre più smart, sempre più connesso e sempre più esigente. Il format, nato negli Stati Uniti, è stato portato in Italia nel 2013 da e-PITTI.com, la branca votata al digitale di Pitti Immagine, grazie ad un’intuizione del ceo Francesco Bottigliero. “Nel 2011 ho partecipato al Decoded Fashion Summit di Londra e sono rimasto molto colpito dal tipo di evento, così interessante e così attuale nei temi e negli approcci. Ho pensato subito che avrebbe avuto successo in Italia dove mancava qualcosa di analogo e dove, al contrario, era evidente l’urgenza di aprire al tema del digitale anche il mondo del fashion” commenta Bottigliero. “Lo abbiamo organizzato la prima volta nel Belpaese a ottobre 2013, ha funzionato da subito e, ogni anno, le conferme arrivano dall’entusiasmo dei vari sponsor, speaker e collaboratori che contattiamo e che ci contattano per partecipare e dalla risposta del pubblico che cresce di anno in anno”. Sono oltre 600, infatti, i partecipanti a questa edizione che ha registrato una crescita delle adesioni di circa il 16% rispetto all’anno scorso, senza contare i moltissimi ospiti tra giornalisti, brand ed esperti del settore. L’evento, non può essere considerato solo un convegno, accanto alle interessanti testimonianze degli speaker intervenuti, tante le iniziative collaterali, una serie di tavole rotonde esclusive riservate ai marchi di moda e tecnologia, due spazi di networking ad hoc, ossia un mentorship hub e un investor hub creati per mettere in connessione aziende, clienti e player del settore vecchi e nuovi e un concorso dedicato alle nuove leve del fashion system. A condurre la due giorni, la giornalista di moda Jessica Michault che ha messo a disposizione della platea la sua esperienza per introdurre le discussioni e aprire una finestra sul mondo del fashion e sul suo stretto rapporto con il mondo del digitale. I temi toccati spaziano dallo “story-selling” ai contenuti multicanale, dalle esperienze di acquisto integrate, all’influencer marketing, fino alle tecnologie in-store; le strategie di ecommerce e tanto altro, con un programma che coinvolge oltre 50 speaker internazionali.   “È tempo di mettere il digitale al centro dell’agenda di ogni azienda del settore, di farlo diventare un tema chiave laddove si discuta del presente e si progetti il futuro, quali che siano le dimensioni aziendali e soprattutto nel nostro Paese dominato da un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese, ancora alle prese con il completo switch al digitale.” – sostiene Francesco Bottigliero – “Non si può più prescindere da questo canale. La trasformazione digitale non sta interessando solo le fasi di comunicazione e commercializzazione ma anche, e sempre di più, le attività di produzione. Siamo solo agli inizi di un’accelerazione tecnologica che ci porterà, da qui a 5 anni, a esplorare luoghi che ancora non sappiamo immaginare e che innalzerà vertiginosamente il livello di competenze nei team delle aziende”.

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Moda e tecnologia: un matrimonio destinato a durare

La moda deve molto alla tecnologia, l’ha resa più democratica, più coinvolgente, trasformandola da un mondo esclusivo a un mondo inclusivo alla portata di tutti e mettendo a disposizione dei player del settore una moltitudine di strumenti, piattaforme e suggestioni per creare engagement con i consumatori in un modo sempre più personale ed efficace. Non è facile, infatti, raggiungere i propri interlocutori con il semplice utilizzo dei contenuti editoriali, soprattutto nel campo della vendita online, dove la concorrenza è spietata e il successo non si basa solo su variabili che possono essere definite basilari, come la qualità del prodotto e l’attenzione al consumatore. Le variabili di oggi, sono sì meno tangibili ma altrettanto importanti e inevitabili. “Bisogna lavorare sulle strategie” commenta Giorgio Belolli, CCO di Farfetch, intervenuto come speaker. “Il tema su cui concentrarsi oggi è la rilevanza, un negozio online deve avere le fattezze di un flagship store, la massima disponibilità di prodotti, una user experience coinvolgente, posizionarsi come una destinazione commerciale ma non solo, offrire soprattutto una dimensione esperienziale che spinga il consumatore a scegliere di fornirsi proprio da lui, pur avendo a disposizione un’infinità di scelte alternative”. Digitale oggi, inoltre, significa anche “omnicanale” e rende tutti i mezzi di comunicazione complementari tra loro, mettendo al centro la necessità di essere presenti su tutte le piattaforme, dal proprio portale, ai social network e utilizzare, per ognuna, il linguaggio giusto. Quest’aspetto è apparso chiaro, ad esempio, nell’intervento di Julie Pellet, brand development lead Southern Europe di Instagram che ha mostrato le potenzialità della piattaforma di image sharing, il suo legame intrinseco con il mondo della moda e il potere dell’uso mirato delle immagini. Il 50% degli utenti globali segue i brand di moda su Instagram, questo dato dimostra come la presenza su diversi canali rappresenti un ottimo driver di diffusione per prodotti, aziende, realtà del settore e favorisca la contaminazione incrociata tra brand e community che oggi più che mai si influenzano a vicenda. “Customer is King, la cosa importante è mantenere l’acquistabilità del contenuto perché se la direttrice della conversione resta il prodotto, i driver per spingerlo verso l’acquisto fanno capo ad altre variabili”, continua Belolli. Il futuro dell’engagement, dunque, è trovare modi sempre nuovi per sorprendere il cliente sia sul versante del digitale sia su quello offline, facendo convergere i due mondi e utilizzando la tecnologia e l’analisi dei dati ma anche l’expertise legata a logiche più tradizionali.

La tecnologia del futuro è mobile, video e intelligente

In questo scenario, un tema domina su tutti, quello del mobile. Il brand deve andare dove va il cliente e il cliente odierno è connesso in mobilità. E, se il presente è già mobile, il futuro è mobile e video, key drive dell’engagement di oggi e di domani. Lo dimostra, ad esempio, il caso della boutique online mytheresa.com, presentato dal suo presidente Micheal Kliger e che ha fatto dei contenuti video in pillole il segreto del suo successo tanto “ispirational”. C’è un altro aspetto, legato a questi temi, che l’evento ha messo in luce in modo particolare: il concetto di “See Now, Buy Now”, i connected consumer, infatti, si contraddistinguono per la loro fugacità e per la velocità che si aspettano dai servizi online. Oggi la moda va sempre più verso la semplificazione dei passaggi d’acquisto, obiettivo che si concretizza nella riduzione dei click per raggiungere la conversione, ma anche in iniziative ancora più “ready to buy” come la possibilità di acquistare un capo anche mentre sta ancora sfilando per la prima volta in passerella. Digitale, tra l’altro, non significa necessariamente “ecommerce” e il caso de La Rinascente, uno dei maggiori department store italiani, ne è la prova. La company, infatti, ha attuato una vastissima strategia digitale che, però, rimane del tutto collaterale alle vendite, esclusiva degli store fisici. Questo esempio dimostra come, oggi, stare vicini al cliente sul web, prescinda dalla vendita in sé, sebbene sempre il fine rimanga quello, ma piuttosto rappresenti l’opportunità di utilizzare un canale privilegiato dove costruire rapporti personali con i propri clienti e offrire loro contenuti e servizi extra che li spingano alla fidelizzazione. Se oggi l’esperienza è tutto, in soccorso alla creatività, necessaria per tenere il passo del cambiamento, è sempre più presente un altro alleato che promette di portare contributi inimmaginabili: l’intelligenza artificiale. Ed ecco allora Watson il supercomputer di IBM che collabora con il brand Marchesa al progetto “The Cognitive Dress” ed è in grado di affinare a tal punto la sua sensibilità da poter consigliare i designer su fogge, tessuti, colori e idee che rendano gli abiti  davvero “magici”. Oppure la tecnologia predittiva di Wide Eyes Technology che utilizza in modo innovativo il riconoscimento delle immagini per la ricerca dei prodotti online. L’intelligenza artificiale permetterà di diminuire la complessità di moltissime attività, una su tutte, l’analisi dei dati. Se oggi, infatti, l’utilizzo corretto dei big data è un passaggio cruciale per le aziende, domani il 90% di quelli che abbiamo a disposizione ma che non sono strutturati e difficili da interpretare, potranno fornire un’infinità di spunti che sarebbe impossibile estrapolare con la sola intelligenza umana.

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Spazio all’innovazione e ai giovani

All’interno del Summit tanto spazio anche alle startup del settore, linfa vitale del futuro del fashion. Tanti i giovani designer e i brand innovativi che hanno, dunque, risposto alla call-to-action di The Fashion Pitch, il contest internazionale dedicato ai giovani imprenditori nell’ambito moda e digitale. Partner, di questa edizione, Gruppo Miroglio e Fashion Technology Accelerator. Saranno 5 le startup finaliste, che presenteranno oggi le loro soluzioni sul palco di #DFMilan 2016: Adzuki (Danimarca) che identifica nelle immagini di lifestyle online i prodotti presenti e - grazie a una sofisticata tecnologia di riconoscimento dell’immagine - li associa ad articoli simili, rendendoli direttamente acquistabili. Askourt (Israele) che dà la possibilità, direttamente dal sito e-commerce visitato, di condividere e ricevere un feedback dal proprio network, su un prodotto, tramite messaggistica istantanea - SMS, Facebook Messenger e WhatsApp. Else Corp (Italia) che ha sviluppato una piattaforma in cloud di Virtual Retail che gestisce tutti i processi dal Design 3D, all’Interactive Visual Merchandising, fino alla produzione on demand. Springtab (Ungheria), uno strumento di analisi che, diversamente da reccomendation e retargeting, propone visite personalizzate sulla base degli interessi espressi dall’utente via Facebook così da ottimizzare la conversion e XSHÜU (Lituania) che ha creato uno schermo elettronico flessibile, che può essere inserito su capi di abbigliamento e superfici solide e che cambia aspetto grazie a un’app per smartphone collegata in Bluethooth. Gruppo Miroglio offrirà al vincitore un programma di mentorship - presso l’Headquarter - costruito ad hoc in base all’idea imprenditoriale alla base del progetto. Un’occasione unica di confronto e un’esperienza sul campo con i manager rappresentanti di varie divisioni. A decretare i vincitori di The Fashion Pitch sarà la giuria composta da: Giuseppe Miroglio, Presidente Gruppo Miroglio; Leonardo Raineri, Innovation Manager Gruppo Miroglio; Giusy Cannone, Managing Director Fashion Technology Accelerator; Davide Turco, Head of Atlante Ventures Fund Intesa Sanpaolo; Francesco Bottigliero, CEO e-PITTI.com che si confronterà oggi per decidere chi merita il primo posto. Intesa Sanpaolo ha organizzato - il week-end prima del Summit - un bootcamp in edizione speciale, che ha visto protagoniste  10 start up, inoltre, offrirà al vincitore di The Fashion Pitch l’accesso diretto all’arena di StartUp Initiative, la piattaforma di accelerazione internazionale del Gruppo dedicata alle start up hi-tech.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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