A colloquio con il presidente del Consorzio Roberto Liscia, in occasione della presentazione dei dati e dei trend del commercio elettronico in Italia. Il Forum a giugno: attesi 12mila partecipanti
Attenzione: il 2017 quasi sicuramente sarà l’anno della svolta. Sicuramente qualcuno starà sogghignando, magari alzerà gli occhi al cielo e ripenserà alle tante promesse poi risultate vane. Ma questa volta potrebbe essere tutto vero: l’ecommerce italiano è giunto al classico momento di svolta. Ad annunciarlo è Roberto Liscia, presidente del Consorzio Netcomm, che sul finire di febbraio, di fronte alla solita e rinomata cerchia di giornalisti e addetti ai lavori, fotografa uno scenario in rapido mutamento. E non si tratta di trasporto ottimistico, ma di numeri che danno vita a sensazioni che già possono essere toccate dai san tommasi della situazione.
Pil, alfabetizzazione e famiglie, cresce tutto
Il presidente nonché executive board member ecommerce Europe ha dato appuntamento alla conferenza annuale per la presentazione dei nuovi dati e trend sullo scenario del commercio elettronico. E ha subito messo le cose in chiaro: «Stiamo assistendo a un incremento del Pil, come pure dell’alfabetizzazione digitale. Elementi fondamentali che vanno a unirsi all’agognato aumento del numero di famiglie dedite all’ecommerce, ossia dei nuclei familiari in cui si trova almeno un elemento dedito al commercio elettronico. In Italia abbiamo 22 milioni di famiglie, circa 12,2 milioni hanno a che fare con l’ecommerce. Erano 9,5 milioni tre anni fa».
Sono quasi tre milioni in più, si aspettava un simile risultato?
«Onestamente no. Ma è anche vero che la diffusione estrema dello smartphone ha dato un impulso fondamentale. Ci sono oltre 20 milioni di “simpatizzanti dell’ecommerce”, tra questi 1,1 milioni si muovono utilizzando tutti i device e sono gli stessi che spendono tre volte tanto rispetto all’utente medio che si muove solo attraverso il pc. Questo significa che quando anche gli altri 19 milioni si “accorgeranno” delle ulteriori finestre tecnologiche a loro disposizione tutto il settore godrà di un’impennata mai vista, in un ambito che ha sempre visto una crescita lineare».
Il 2017 è insomma l’anno decisivo?
«Lo è, soprattutto si tratta di una stagione di grande convergenza tecnologica, dove i tradizionali timori ormai obsoleti si stanno facendo da parte, dove i Millennials cominciano a fare la parte del leone. Veniamo da un Natale in cui gli acquisti online sono cresciuti dell’80%».
Capitolo settori: oggi e domani
«Il turismo appare in calo, di contro stiamo assistendo a un grande avanzamento di abbigliamento (60 miliardi a livello globale), arredamento e food. A proposito di quest’ultimo, si vocifera che nei prossimi dieci anni potrebbe essere il vero campioni di incassi. Il caso food è emblematico: non riusciva a decollare a livello elettronico perché i grandi gruppi avevano il timore di ridurre il valore delle proprie property. Ma oggi so per certo che tutti i succitati gruppi hanno un loro progetto ben definito di ecommerce. Ma quello che è cambiato, o sta progressivamente mutando, è l’intero processo, che si sta trasformando in digitale Perché poi, alla fine, le vendite online effettive rappresentano a tutt’oggi il 6% ma, per fare un esempio consono, il 68% delle vendite offline del fashion sono influenzate dai viaggi in rete».
Ovviamente non siamo in un campo dove dominano solo rose e fiori
«Rispetto a quello che avviene in Europa ci sono delle differenze, sempre le stesse: l’italiano che non naviga, l’italiano che viaggia in rete ma non acquista, l’italiano che acquista ma spende 1000 euro all’anno, laddove i colleghi europei nel spendono 1500 in media. Certo, gli acquisti sono sempre più frequenti e gli scontrini sempre più onerosi».
Luci e ombre insomma.
«Un classico: cresciamo bene ma non abbastanza. Nel 2017 si prospetta un giro di affari di 23 miliardi».
Un popolo sempre più smart, si direbbe
«Esatto. E lo si evince anche da situazioni controverse, come la questione adblocking: chi ne fa utilizzo paradossalmente poi fa due volte il numero di acquisti rispetto alla media. Significa che sono più introdotti nella realtà, che sanno districarsi, scegliere, ed è a loro che le aziende si rivolgono maggiormente».
Il 2017 di Netcomm
Il consorzio sarà protagonista il 10-11 giugno del Netcomm Forum: sono attese 12 mila persone, ci saranno 100 workshop. Nel corso dell’anno saranno organizzati alcuni focus: sul B2B, sul turismo, sul food e sul lifestyle. Il 22 e 23 giugno sarà la volta della nuova edizione del Crazy Web Shopping”. L’anno in corso darà ulteriori spunti per discutere di regolamentazioni «In Europa c’è troppa frammentazione in questo senso: se un Paese intende esportare, per esempio, in cinque territori differenti, deve spendere in media 8mila euro a testa per mettersi in regola. Questo crea delle situazioni imbarazzanti e non certo profittevoli: in Italia si importa più che esportare, con una differenza sostanziale di 1,1 miliardi». E non mancheranno gli approfondimenti relativi anche al problema della moneta digitale: «In Italia, tradizionalmente, gli acquisti digitali vengono pagati molto spesso alla consegna. Ma negli ultimi tre anni i pagamenti in contanti sono calati del 50%». Netcomm ha inoltre stretto accordi con ReMedia, Indicom, Clusit, Mise, Aires e Cosmetica Italia.