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Confindustria Intellect, escono Assoconsult e Assirm

Autore: V Parazzoli


Non si trova l'accordo sulla possibile successione al presidente uscente Ezio Lattanzio, la palla passa a Unicom e Assorel

L ’indicazione a favore di Vincenzo Boccia, ritenuto il candidato “più adatto a interpretare oggi la complessità del mondo industriale italiano” nella corsa alla presidenza di Confindustria - espressa nei giorni scorsi durante un incontro formale avuto con la relativa commissio - ne di designazione dal presidente Ezio Lattanzio e dal vicepresidente ad acta con delega per i rapporti con l’organismo, Beppe Facchetti -, è stato con tutta probabilità l’ultimo atto di Confindustria Intellect. Le annunciate dimissioni da parte di altre due delle quattro superstiti associazioni che ne fanno ancora parte - Assoconsult e Assirm - ne stanno decretando, se non la fine, un’ulteriore, grave, crisi. Allo stato dei fatti, le condizioni odierne non lasciano a ciò che ormai resta di questo progetto pochissime prospettive, se non nessuna, di svolgere ancora un ruolo, soprattutto a livello istituzionale. E proprio questa era una delle principali motivazioni che avevano portato, a fine ottobre 2011, alla nascita di Confindustria Knowledge, che assunse l’anno seguente l’attuale denominazione, sempre sotto la presidenza di Diego M. Masi, che a sua volta lasciò poi il ruolo a Lattanzio (in quanto past- president di Assoconsult), nel 2014. Alla fine del 2015, però, AssoCom e Fedoweb decisero di uscire dall’organismo, e già questo addio aveva indebolito il peso specifico di Confindustria Intellect, che per una serie di contrasti interni e la debolezza di alcune delle sigle che ne facevano parte, di fatto, aveva praticamente sospeso qualunque attività. E tutto questo provoca il relativo, ulteriore, scemare dell’attenzione nei suoi confronti da parte della stessa Confindustria: al punto che, nel citato incontro, come riportato da un apposito comunicato, Lattanzio e Facchetti hanno “manifestato il disagio del mondo dei servizi all’impresa per le difficoltà nel riconoscimento in Confindustria del ruolo dei servizi ad alto contenuto intellettuale che, in Europa, si identificano con i KIBS (Knowledge Intensive Business Services) e che costituiscono un moltiplicatore del valore aggiunto per le imprese produttive”. In realtà, bisogna dire che Confindustria Intellect - come già illustrato da DailyMedia lo scorso 8 marzo - ha fatto di tutto per fare soprattutto male a se stessa, con l’acme raggiunta durante la citata riunione di giunta durante la quale, se non sono volati i portaceneri, poco ci è mancato. Riunione che comunque si è conclusa con il doppio bel risultato, da una parte, di non decidere nulla sul nome del nuovo presidente (Lattanzio è in proroga da inizio anno) né sulle modalità di scelta del suo eventuale sostituto e, dall’altro, con l’annunciata uscita di Assoconsult e Assirm. «Le quali - spiega Lattanzio al nostro giornale - hanno preso questa decisione a fronte della constatazione che non c’erano le condizioni per portare avanti il progetto che io stesso avevo lanciato fin dalla fondazione dell’organismo, e che era stato da tutti condiviso, di farne un soggetto unico e forte di rappresentanza di tutta la filiera dei servizi. Inoltre, personalmente, mi sono dichiarato indisponibile a un nuovo mandato che, comunque, comporterebbe un cambiamento di statuto, se non fosse stato approvato all’unanimità. Né, del resto, è stata avanzata alcun’altra candidatura, per cui la riunione si è conclusa con un nulla di fatto e presto ne convocherò un’altra per ratificare le dimissioni di Assoconsult e Assirm». A questo punto, sempre secondo Lattanzio, queste ultime due potrebbero decidere di continuare a contribuire al rafforzamento di un organismo unico a tutela dei KIBS, tenendo presente che la prima continua comunque a far parte di Confindustria, di cui è socia diretta, mentre la seconda potrebbe rientrarci aderendo a una nuova federazione dei servizi che potrebbe aggregare altri organismi che già autonomamente ne fanno parte, come Confindustria Digitale, Confindustria Radio Televisione e Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, senza contare altri organismi “affini” come l’OICE, che riunisce le organizzazioni di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica. 3783_20_medium Donatella Consolandi Ora, quindi, per il futuro di Confindustria Intellect, la “palla” passa ad Assorel e Unicom che, però, sembrano decise, da una parte, a non passare per quelle che rappresentano solo un settore, quello della comunicazione, che con le sue spaccature ne avrebbe di fatto decretato la fine; e dall’altro paiono in- tenzionate a portarne avanti le attività. «Naturalmente sarà il nostro Consiglio a decidere sul da farsi - replica la past- president di Unicom, Donatella Consolandi - ma per quanto mi riguarda il problema è solo di come andare avanti. Del resto, tecnicamente, alle condizioni attuali, io ero l’unica che poteva candidarsi alla presidenza, ma l’avrei fatto solo se anche sul mio nome ci fosse stata un’unanimità dei soci. Personalmente, d’altronde, come potrei non essere favorevole a una federazione dopo che ho sempre perorato la creazione di un’unica associazione della comunicazione che possa poi ambire di fare da possibile punto di aggregazione anche per chi non partecipa ad alcuna di esse ma, come nel caso dei network, ne esprime la maggior parte del fatturato?». Sulla stessa lunghezza d’onda Alessandro Pavesi: «Noi avevamo già esplicitato di non essere favorevoli a un rinnovo di Lattanzio, semplicemente per segnare anche così il cambio di marcia di un organi- smo che non aveva più prodotto alcuna iniziativa - aggiunge il presidente di Assorel -. Ma avevamo anche dato la nostra disponibilità a una sua con- ferma per dare continuità a Confindustria Intellect in questa fase delicata; però, non c’è stata condivisione su alcuna scelta e ora speriamo solo che venga convocata una nuova giunta. Anch’io sono convinto che un ruolo, questo organismo, possa averlo; il nostro Consiglio prenderà una decisione quando le due annunciate dimissioni verranno ratificate».

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 17/04/2024


VEKA Italia affida il rebranding a Gruppo Icat: dalla strategia alle declinazioni above e below the line

Semplicità e memorabilità: queste le due parole chiave attorno alle quali Gruppo Icat ha pensato bene di costruire il percorso di rebranding per VEKA Italia, leader del mercato mondiale nel settore della produzione di profili per serramenti in PVC, un gruppo che a livello internazionale opera attraverso le sue 46 sedi distribuite in ben quattro continenti. Quello dei serramenti rappresenta, infatti, un mercato particolarmente complesso e ricco di competitor, contesto all’interno del quale fare la differenza con una comunicazione in grado di arrivare al pubblico in maniera chiara e diretta rappresenta una tappa fondamentale. Il DNA razionale di VEKA, il suo know-how, la sua affidabilità costituiscono d’altro canto il potenziale attraverso cui l’azienda può fornire - ed essere essa stessa - la risposta perfetta ai bisogni del consumatore italiano, in un background valoriale che le permette di essere riconosciuta in tutto il mondo per la sua qualità, sicurezza e fiducia. Un potenziale scandito dalla stretta collaborazione con Icat, a cui già da tempo è stata affidata la comunicazione del marchio, in maniera sempre più ampia, coordinata e completa. La comunicazione A partire dal 2021, Gruppo Icat ha ideato per questo cliente campagne di comunicazione integrate - che si sono aggiudicate premi di settore tra cui due importanti riconoscimenti Mediastars - basate sul concept “La Migliore Vista sull’Italia”, elevando la comunicazione di marca e ponendo l’accento sugli aspetti emotivi e tecnici dei serramenti del network di esperti artigiani italiani che utilizzano i profili firmati VEKA, un brand che è la sintesi della tecnologia tedesca e dell’artigianalità Made in Italy. All‘interno del piano di comunicazione l’idea è stata poi declinata nella campagna multisoggetto OOH e DOOH, in cui gli infissi si presentano come la cornice perfetta e inaspettata per mostrare le viste più iconiche del nostro Paese. Attraverso questa strategia comunicativa, VEKA ha iniziato a rivolgersi in maniera diretta e trasparente al consumatore finale, per mostrare senza mezzi termini la qualità e la longevità dei propri prodotti; oggi la multinazionale è pronta per compiere un ulteriore e importante passo, rendendo ogni Premium Partner, oltre che un garante della costante qualità con cui VEKA si mostra alle persone, un vero brand ambassador dal punto di vista valoriale e professionale. Si tratta infatti di un marchio di fabbrica che, sin dalle sue origini, ha saputo collocare e diffondere nel mondo del design la propria value proposition, imperniata prima di tutto su Made in Italy, artigianalità e tailor made, gli stessi valori condivisi da tutti i partner VEKA. I commenti “Essere scelti e riconfermati dai clienti per guidare la loro comunicazione a 360° è per noi sempre un onore, ancor prima che un onere - spiega Claudio Capovilla, Presidente Gruppo Icat -, soprattutto nelle fasi salienti dell’evoluzione di un marchio che sono le più delicate e importanti sotto molteplici punti di vista. Per questo abbiamo pensato di partire dall’essenza di questo brand, indiscusso protagonista nel mondo dei serramenti, e del suo bagaglio valoriale, per sfrondare l’approccio comunicativo rendendolo essenziale e diretto. Siamo partiti da qui per elaborare il nuovo logo, rinnovare l’imprinting grafico e conferire freschezza agli stilemi narrativi, che andremo poi ad adattare a tutti gli strumenti di comunicazione online e offline”. Graziano Meneghetti, Direttore Commerciale VEKA Italia, aggiunge: “Il momento di svolta che stiamo vivendo all’interno del mondo VEKA testimonia il fervore che ha sempre caratterizzato il brand sin dalle sue origini e che fa parte del nostro DNA, perché la nostra è un’azienda in continua evoluzione, capace non soltanto di plasmarsi in base alle mutevoli esigenze del mercato ma anche di diventare un vero e proprio leader del cambiamento. Una capacità di innovazione che trova espressione in una fitta rete di partner altamente professionali con cui condividere i valori che ci identificano. Un network d’eccellenza che, da oggi, diventa ‘Veka Premium Partner’ su tutto il territorio nazionale. Stiamo progettando un futuro ricco di novità, di cui questa rappresenta soltanto l’inizio”.  

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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