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ComScore, dati e misurazioni: «I marketer optano troppo spesso per la scelta più facile. Che è anche quella sbagliata»

Autore: Redazione


Il digitale si evolve a grande velocità e la fretta spinge a scegliere di compiere pratiche che guidano a insight ingannevoli, a volte deleteri per il business. Deduplicazione degli utenti cross platform e un frequency capping accurato sono due punti focali su cui concentrarsi secondo l’intervento di Gian M. Fulgoni, Co-founder e Ceo di comScore

Anche nell’advertising, molto spesso «si preferisce la riposta semplice e sbagliata a quella difficile, ma giusta. Il digital è il media più misurabile, ma attenzione, è ancora lontano dall’essere perfetto. Il computer restituisce cosi tante metriche che è difficile dire quali sono appropriate, quali corrette, e quali ingannevoli».

Gian M. Fulgoni, Co-founder and Ceo di comScore, ha puntato il faro dello IAB Interact di Amsterdam sulle bad practise dei marketer quando si tratta di digital measurement, per riportare l’attenzione sulla necessità di rivedere le metriche utilizzate per la valutazione e il planning delle campagne. «Ogni 1.000 impression raccolgono da 1 a 4 clic, un numero troppo esiguo per farci dei ragionamenti di performance. Considerare il ctr come una metrica che indichi il successo di una campagna è ingannevole», e in Italia, il ctr medio si attesta allo 0,15%, il tasso più basso nei primi 5 Paesi europei dopo la Gran Bretagna (0,11%).

Le company indicono poi le loro online survey, ma i panel scelti sono composti per la maggior parte da heavy user del web. Questi non rappresentano la vera usage media dell’utenza online, sovrastimano le ore passate su internet al giorno (dalle 3,7 reali alle 5 riportate) e sottostimano quelle davanti alla tv. Allo stesso modo, i consumatori digitali USA dichiarano, in media, di effettuare online il 42% della loro spesa totale, mentre l’US Department of Commerce svela che la spesa online media è solo del 14% sul totale.

La precisione del cookie based targeting è piuttosto critica: «le impression digitali consegnate al targeting di riferimento sono, nelle prime 4 aree europee, tra il 39% (Francia) e il 47% (Italia). Il resto finisce nello schermo di utenti che molto probabilmente non ne sono interessati», continua Fulgoni.

Digital media e misurazioni devono continuare il loro processo evolutivo, questo significa non sedersi su standard acquisiti, ma mettere questi continuamente in discussione, in modo da scegliere sempre quelli più utili a raggiungere i risultati prefissi. «Abbiamo reso gratis la misurazione della viewability perchè credamo che questa sia necessaria, ma non sufficiente e vogliamo spingere a cercare di integrare nuovi strumenti. Dalla risposta che abbiamo avuto, ci sembra di offrire un servizio di cui la industry aveva bisogno».

Fulgoni è convinto che i cambiamenti nelle misurazioni dovranno svilupparsi attraverso sei driver. Il primo è la deduplicazione delle misurazioni dell’audience sulle diverse piattaforme a livello granulare. «Questo vuol dire interpretare il time shift viewing e la digital consumption di un network tv show. Dobbiamo migliorare le misurazioni attraverso le piattaforme, sviluppare le capacità di deduplicazione e capire la reach effettiva di una campagna cross-device», dice Fulgoni citando Irwin Gotlieb,  chairman di GroupM.

Importante, poi, «individuare il frequency capping effettivo nelle campagne multipiattaforma. Molte persone ricevono poche impression, altre ne ricevono troppe». Sottoforma di dati, questo si esprime nel 75,4% degli utenti che fruiscono del 23,7% delle ads, e di uno 0,8% che viene esposto al 33,3% delle inserzioni consegnate. «Un vero spreco se si pensa che dopo la 20 esposizione allo stesso messaggio l’efficacia dell’adv crolla, impression dopo impression, molto velocemente».

L’allineamento delle metriche tv con quelle del digital video è un altro punto focale, che si potrebbe superare calcolando l’audience media al minuto per un video in rapporto al numero di video digitali fruiti.

Anche i social media, poi, devono essere soggetti a una deduplicazione, così da poter individuare una reach reale dei messaggi.

Misurazioni più strette sulle campagne cross-platform possono mostrare la reale efficacia di un investimento spalmato su più media. «Nei beni di largo consumo il sales lift in negozio conferito da una campagna tv è l’8%, quello dell’addressable tv è +6,8% e il non targeted digital il +3,6%. Investendo in una campagna cross channel che comprenda tv e digital si ottengono i risultati migliori ottenendo un ROI del 60%. È il media mix più efficace».

A tutto questo però va unito un atteggiamento collaborativo da parte della industry. «Mi riferisco in particolare ai walled garden». Bisogna fare sistema per vincere questa sfida, ma bisogna farlo subito. Oppure è una partita che saremo destinati a perdere.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 22/04/2024


L’Istat cerca partner per creatività e planning a supporto dei censimenti economici permanenti; l’appalto vale 2,6 milioni di euro in tre anni

Consip ha avviato una gara per affidare le campagne di comunicazione integrate a supporto dei censimenti permanenti per Istat. Il valore dell’appalto è di 2,64 milioni di euro al netto dell’iva. L’incarico è di 3 anni e, in particolare, riguarda le campagne a supporto del censimento permanente della  popolazione e delle abitazioni e dei censimenti permanenti economici (imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni non profit, agricoltura), previsti dall’Istat nel triennio 2024–2027, nonché una campagna generalista dedicata alla valorizzazione dei censimenti da svilupparsi nell’ambito delle celebrazioni del centenario dell’Istat che si terrà nel 2026. L’agenzia sarà incaricata sia dell’ideazione creativa che della strategia e pianificazione media, oltre che delle attività web, dei social e della gestione delle pr. Il budget media complessivo per tutta la durata del contratto, incluso il placement, è di massimo 850.000 euro (iva esclusa). Il termine per presentare le offerte è il 28 maggio. Obiettivi Le singole campagne dovranno, in un’ottica integrata, implementare la strategia comunicativa sui Censimenti permanenti per perseguire i seguenti obiettivi generali: informare sulle diverse modalità di svolgimento delle operazioni censuarie e sulle novità di ciascuna edizione; favorire la più completa, corretta e tempestiva partecipazione dei rispondenti alle operazioni censuarie; garantire a ciascun Censimento visibilità, riconoscibilità e memorabilità; sostenere la piena riuscita di ciascun Censimento promuovendo la condivisione degli obiettivi specifici con i rispondenti e con i potenziali utilizzatori dei dati; sperimentare azioni, strumenti e linguaggi innovativi, che consentano di raggiungere pubblici più ampi possibile; essere «in ascolto» e flessibile per reindirizzare messaggi e azioni; rispondere ai perché e ad eventuali criticità che potrebbero insorgere nel corso delle diverse rilevazioni (communication crisis management); promuovere la restituzione dei risultati di ciascun Censimento, valorizzandone il grande potenziale conoscitivo e la loro utilità, e assicurando una continuità narrativa sui censimenti tra una rilevazione e l’altra; costruire e rafforzare alleanze/partnership con stakeholder, utilizzatori esperti, istituzioni, comunità scientifica, media e altri attori dei censimenti, con azioni mirate di pubbliche relazioni, promuovendo attività di engagement e di endorsement; consolidare la narrazione di tutti i Censimenti permanenti come un sistema integrato di rilevazioni in grado di assicurare al Paese un patrimonio informativo più ricco e tempestivo e di garantire un risparmio economico e una riduzione del carico sui rispondenti, in linea con i più innovativi standard internazionali;  evidenziare il ruolo dell’Istat sia come produttore di informazioni e analisi puntuali utili alla collettività e al Paese, sia quale ente con una visione orientata all’innovazione, al fine di rafforzare la reputazione e notorietà dell’Istituto; rafforzare la fiducia dei cittadini nell’istituzione e nella informazione statistica ufficiale e l’importanza di una partecipazione consapevole e attiva alle rilevazioni statistiche ufficiali. 

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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