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Come scegliere il giusto influencer

Autore: Redazione


Eccoci al secondo appuntamento con la rubrica dedicata all’influencer marketing, a farci da guida è Karim De Martino, VP Business Development Europa di OpenInfluence (formerly InstaBrand)

La domanda “come scegliere il giusto influencer” a molti può sembrare banale: qualcuno potrebbe rispondere “cerco quello con più follower” oppure “quello con più like” o ancora “quello con le foto migliori”. In realtà non c’è una risposta corretta, perché la scelta del giusto influencer non è il primo step di una campagna di influencer marketing. Prima di capire infatti chi sarà il messaggero, è importante definire quale sia il messaggio. Oltre a questo è poi fondamentale porsi la domanda del “perché” sto facendo una campagna con influencer? Che obiettivo voglio raggiungere? Voglio dare visibilità ad un prodotto? Voglio generare conversioni, iscrizioni, acquisti? In base a questi parametri un influencer potrebbe essere più o meno adatto, ma andiamo con ordine.

Il numero di Follower

Questo parametro è sicuramente il primo KPI che salta agli occhi e, come tutte le cose messe in primo piano, spesso è ingannevole! Non è detto infatti che solo perché i follower sono tanti, questi siano anche in linea con il mio prodotto (o che magari non siano tutti bot!). Quindi oltre ai numeri bisogna conoscere la composizione della audience e ci sono diversi modi per farlo:

a. Utilizzare tool gratuiti come “social blade” che permettono di vedere la crescita di un profilo nel tempo. Se la linea è continua possiamo stare tranquilli, ma se ci sono dei gradini significa che il nostro influencer ha comprato dei follower e non potete immaginare quanto questa pratica sia diffusa.

b. In seconda battuta si possono chiedere i dati all’influencer, facendosi inviare uno screenshot dei suoi analytics, ma ad esempio su Instagram bisogna avere un profilo “business” per avere questa funzione e non tutti hanno accesso. Inoltre i dati potrebbero non essere attendibili, parliamoci chiaro: se ho comprato follower e la mia fanbase è collocata al 90% nelle Filippine, forse non mi conviene mandare a un brand i miei analytics.

c. Affidarsi ad una piattaforma come OpenInfluence, che grazie ad un mix di diversi strumenti e fonti di dati può fornire una analisi dettagliata della fanbase in termini di location, età e genere dei follower.

L’engagement rate

Questo valore viene di solito espresso come la percentuale dei follower che interagiscono con i contenuti, un ottimo valore su Instagram è intorno al 1,5 / 2%. Per calcolare l’engagement possiamo semplicemente dividere il numero di like per il numero dei follower, cercando di fare una media degli ultimi 20-30 post. Anche qui ci sono però strumenti più raffinati, ad esempio la piattaforma OpenInfluence permette di analizzare l’engagement relativo a specifici hashtag ed effettuare ricerche utilizzando questo parametro. Possiamo quindi cercare una food blogger che abbia alte interazioni quando parla di cucina vegana, oppure una fashion blogger il cui pubblico impazzisce per le scarpe. Anche qui i big data aiutano ad evitare le trappole: spesso agli influencer più “gettonati” ci sono alternative migliori dal punto di vista dell’engagement per uno specifico prodotto o settore.

La credibilità ed esperienza

Passiamo ad un parametro meno legato ai numeri e più al posizionamento e alla storia dell’influencer. La credibilità esprime quanto un influencer è affine ai temi che tratta, non è un valore assoluto, ma dipende dagli argomenti trattati. Chiara Ferragni è credibile se parliamo di scarpe, ma le chiederemmo di fornirci consigli su che macchina acquistare? FaviJ è l’idolo dei teenager, ma gli affidereste la preparazione di un soufflé al cioccolato? Insomma, non dobbiamo pensare che per il solo fatto che un influencer abbia tanti follower e un alto engagement, allora sia adatto a veicolare il nostro messaggio. Credibilità ed esperienza vanno poi spesso a braccetto con la qualità dei contenuti. Un fotografo ad esempio avrà un profilo visivamente bello, mentre quello di una celebrity non sarà sicuramente allo stesso livello, semplicemente perché il fare belle foto è il lavoro del fotografo, non del cantante o del conduttore TV.

Quindi chi scelgo?

Se la risposta fosse facile non ci sarebbe bisogno di agenzie, tecnologie e strategie. Chi pensa che scegliere un influencer sia facile e non servano strumenti specifici rischia di scottarsi: nella migliore delle ipotesi le campagne non raggiungono gli obiettivi, nel peggiore invece si rischia di compromettere l’identità di marca, magari costruita in decenni di investimenti nei media tradizionali. Ricordiamoci che l’influencer presta la faccia al brand, ne diventa un portavoce. Da osservatori esterni, l’errore che vediamo fare più spesso dai brand è inseguire la “reach”: volere essere visti dal più grande numero di persone a tutti i costi, senza curarsi che quel pubblico sia quello giusto. Il risultato? Vedere il proprio brand deprezzato del suo valore, mal posizionato, a vantaggio dei competitor che mantengono invece la loro brand reputation. Quindi la risposta alla domanda del titolo è di non scegliere da soli, ma di affidarsi a professionisti che abbiano esperienza e i tool tecnologici per aiutarvi.

Karim De Martino
Karim@instabrand.com 

Tag:

Tv

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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