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Nasce la Coalition for Better Ads, una reale risposta all’ad blocking

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L’alleanza è stata formata per creare degli standard globali per l’online advertising, che sarà distribuita utilizzando la tecnologia di Iab Tech Lab. Il Dmexco, scelto per la presentazione dell’iniziativa, ha ospitato in un panel alcuni protagonisti del settore per discutere come affrontare il tema

C’è anche Google tra i fondatori della Coalition for Better Ads, un gruppo formato da associazioni di settore, inserzionisti, publisher e agenzie nato con l’obiettivo di liberare internet da una cattiva pubblicità. L’annuncio della coalizione, istituita come risposta alla crescita dell’ad blocking, è stato fatto ieri al Dmexco a Colonia, in Germania. L’alleanza è stata formata per creare degli standard globali per l’online advertising, che sarà distribuita utilizzando la tecnologia di Iab Tech Lab. Questa tecnologia, essenzialmente, classificherà gli annunci a partire da una serie di criteri come il tempo di caricamento delle pagine, il numero di tracciamento pixel e il tipo di creatività.  

Membri fondatori della coalizione

Solo gli annunci che soddisfano una certa soglia saranno erogati in pagina. I criteri saranno sviluppati a partire da ricerche sui consumatori, focalizzate sul tipo di comunicazione in rete che piace o meno alle persone. La prima iterazione del sistema di classificazione è attesa per il quarto trimestre dell’anno, con il software che verrà rilasciato nel 2017. I membri fondatori della coalizione sono: American Association of Advertising Agencies (4A’s); Association of National Advertisers (ANA); BVDW Germany; Digital Content Next; DMA; European Publishers Council; Google; GroupM; IAB, IAB Europe, IAB Tech Lab e le declinazioni nazionali di IAB; Network Advertising Initiative (NAI); News Media Alliance; Procter & Gamble; Unilever; The Washington Post; World Federation of Advertisers (WFA). adblocking

I commenti all’annuncio

  E proprio alcuni di questi membri, rappresentati da Stephan Loerke, ceo di WFA e Scott Spencer, director & product manager di Google, hanno affiancato sul palco del Dmexco altri protagonisti attivi della ricerca a una soluzione al problema: Deirdre McGlashan, global chief digital officer di MediaCom, Pierre Chappaz, co-founder & executive chairman di Teads, e Ben Barokas, ceo & co-founder di Sourcepoint. Ribadito l’annuncio della “Coalition for better ads”, è subito stato chiarito il suo scopo: «Dobbiamo fare in modo che le ads siano le benvenute nei dispositivi delle persone, definendo standard globali che evitino la delivery di inserzioni ritenute fastidiose. Dobbiamo trasformare la ad experience in modo che non sia più odiata in futuro», chiarisce Loerke.  

Publisher e advertiser necessitano delle ads per sostenersi

Subito si accora Spencer, dicendosi felice di partecipare al gruppo e concentrato sulla questione relativa alle cause che stimolano gli utenti a installare gli ad blocker. «Vogliamo scoprire cos’è considerato fastidioso e consegnare queste informazioni alla coalizione», dice. Una prima teoria prova a supporla McGlashan: «Il blocco avviene perché gli utenti non considerano il value exchange, non sono contenti dell’esperienza proposta o si sentono impauriti dalle richieste relative ai loro dati. Non sono problemi tecnologici, sono problemi umani. Dobbiamo trovare una soluzione con loro da un punto di vista umano, creare dialoghi e arrivare insieme a una risposta». «In realtà sono in pochi a comprendere che publisher e advertiser hanno bisogno delle ads per sostenersi. Molti consumatori non superano il fastidio che gli provocano», risponde Spencer, indicando l’education come necessaria. In realtà basterebbe che la ad fosse percepita come un contenuto, magari utilizzandola come supplemento per la storia raccontata in un articolo. dmexco-1

Parola a Chappaz e Barokas

«La verità è che esiste un grosso distacco tra internet, che è un mezzo molto sofisticato, e alcune ads, che semplicemente non sono adatte. Internet è un mezzo elegante e coinvolgente; non possiamo appiccicare le ads in faccia alla gente. I publisher devono essere coraggiosi e investire sui formati che propongono veramente un valore per le persone. Questo è uno dei principi base della comunicazione», taglia corto Chappaz. Nemmeno Netflix o i servizi di contenuti a pagamento possono essere un modo per stimolare la creazione di un’abitudine. «Credo che se la scelta sia tra pagare per i contenuti e fruirne gratis ma con l’aggiunta delle ads sceglierebbero tutti la seconda opzione», afferma Barokas. Ma non è così facile: se la scelta è tra queste due possibilità allora sarebbe impossibile valutare se il pagamento vale la pena.  

Le aziende editoriali hanno ad oltrepassare l'adblocking

«Bisognerebbe infatti conoscere l’ad prima di sapere se il prezzo vale il fastidio», fa notare Spencer. «Quello che meritano gli utenti è advertising personalizzato. In questo modo non è possibile proporre prodotti o servizi a cui la persona è completamente indifferente. Il futuro è in questa direzione» continua Chappaz. «Le aziende editoriali hanno utilizzato parecchie risorse per provare a oltrepassare l’ostacolo dell’adblocking. Per sostenere i loro business model hanno provato le vie legali, la strada tecnologica e la proposta di una scelta attraverso paywall. Sono impressionato dalla forza con cui ci si è battuti e dalla convinzione con cui si è formata questa coalizione. Adesso sono necessari dei parametri condivisi globalmente, sperando che servano far sfumare la previsione secondo cui entro il 2020 gli sprechi dovuti alle tecnologie di blocco pubblicitario arriverà a una cifra intorno ai 60 miliardi di dollari. La concentrazione del settore, però, mi rende molto fiducioso», chiude Loerke.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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