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Centromarca: l’Osservatorio di Pavia mette in evidenza i crescenti pregiudizi antindustriali in tv

Autore: V Parazzoli


Un’indagine commissionata dall’associazione di cui è presidente e direttore generale Luigi Bordoni all’istituto di ricerca ha svelato come la produzione industriale dei beni di largo consumo sia sempre più penalizzata all’interno della rappresentazione televisiva

Tra iniziative parlamentari mirate a vietare la pubblicizzazione in tv durante le ore dei pasti di cibi e bevande contenenti alti livelli di grassi e zuccheri, sali liberi e, naturalmente, olio di palma, tentativi di introdurre tasse sulle bevande gassate e sempre più frequenti programmi dedicati all’alimentazione con forti pregiudizi e senza possibilità di replica, sembra proprio che stia tornando in auge quella che Il Foglio, in un articolo pubblicato due giorni fa, ha definito una vera e propria “ossessione antindustriale”. Il quotidiano diretto da Claudio Cerasa fa riferimento a uno studio di Centromarca che ha svelato contenuti e caratteristiche di questo pregiudizio. L’associazione di cui è presidente e direttore generale Luigi Bordoni ha tra gli asset storici della sua mission proprio l’attenzione agli aspetti informativi e all’immagine delle aziende che ne fanno parte e, in particolare, di tutte quelle che producono beni di largo consumo, spesso soggette ad attacchi mediatici gratuiti, poco motivati e che non lasciano spazio a repliche. Il monitoraggio cui accenna Il Foglio è stato, quindi, commissionato da Centromarca all’Osservatorio di Pavia - il noto istituto di ricerca indipendente specializzato nell’analisi dei media - ed è intitolato: “La produzione industriale dei beni di largo consumo nella rappresentazione televisiva”. DailyMedia ha potuto visionarlo e ne riporta alcuni stralci, utili anche per ulteriori approfondimenti, anche perché le aziende interessate vedono, tra l’altro, vanificati o messi a rischio ingenti investimenti in comunicazione sostenuti per i posizionamenti e i plus dei loro prodotti.

Le evidenze dell’indagine

“Il monitoraggio permanente e l’analisi costante di una molteplicità di programmi televisivi dedicati ai temi dell’industria di largo consumo, con particolare riferimento a quella alimentare ma non solo, induce a delineare un quadro preciso e rilevare delle tendenze ben definite, fatte pur le debite eccezioni - dice la ricerca -. Nello specifico, si ravvisa un atteggiamento di pregiudizio nei confronti dell’industria e si coglie una predominanza di fattori culturali soggettivi degli autori, che finiscono per pre-orientare e pre-determinare le tesi e i contenuti presenti nei programmi”. Vi sono in proposito alcuni tratti molto ricorrenti: la “natura” è sempre buona in sé, l’intervento trasformativo (industria) la “corrompe”. In linea con il punto precedente, una visione naif del mondo agricolo e della piccola impresa e una“apocalittica” del mondo industriale.

Il modello etico e culturale degli autori predetermina il contesto, all’interno del quale ogni evento legato alla produzione industriale viene ricondotto, subendone le connotazioni negative, a prescindere dalla correttezza o meno delle argomentazioni delle critiche. Proprio le argomentazioni delle critiche avanzate al prodotto industriale, all’interno di un contesto predeterminato, sono molto spesso accompagnate da elementi di sussidio, che possono compromettere l’obiettivo di spiegare e informare, che rappresenta la mission di molti di questi programmi: presenza di musiche suggestive (sbeffeggianti o drammatiche quando si parla di industria; liriche e rassicuranti quando al centro spiccano contadini e artigiani); associazioni di immagini (fumi, insetti, sporcizia per l’industria; igiene e “colori della natura” per gli altri); accostamento impertinente di termini (chimica, veleni e cancro per l’industria; natura, salute e benefici per gli altri) e di eventi (incidenti, ma solo quelli industriali); montaggio di interviste seguite da commenti (l’ultima parola, spesso una battuta dell’autore, annulla e rende vano, se non ridicolo, quanto detto dall’intervistato, se esponente dell’industria; uso di stereotipi (grande, multinazionale = cattivo; piccolo, artigiano, contadino = buono; bio = qualità; chimica = inquinamento = cancro; naturale = salutare); stili retorici predominanti su quelli logico-argomentativi, ecc.

L’esigenza di uno stile narrativo (retorica, finalizzata alla persuasione), dettata da logiche interne  ai media, mal si accorda con l’esigenza di uno argomentativo (logica, finalizzata alla conoscenza), necessaria quando si tratta di informare attraverso spiegazione di fatti e comportamenti. “Da un lato - prosegue la ricerca -, tali elementi rischiano di produrre un danno, prima ancora che alle singole aziende, di tipo culturale, in quanto poco aderenti alla realtà attuale e componenti un quadro complessivo dell’industria molto discutibile. Dall’altro, rischiano di creare dei danni d’immagine alle aziende attraverso una parziale e molto soggettiva analisi dei difetti che possono esservi, una rappresentazione frutto più dell’effetto di giochi di parole, musiche e immagini, piuttosto che di un'analisi argomentata secondo logica e fatti”. Avvolgendo i prodotti di connotazioni positive e negative, sulla base di operazioni fortemente connesse alla soggettività degli autori, rispettivamente per quelli “artigianali” (aziende di piccole dimensioni, mondo bio, commercio equo e solidale, distribuzione fuori dai classici canali Gdo, mercatini e bancarelle ecc.) e quelli industriali - aggiunge l’Osservatorio di Pavia - i programmi in oggetto finiscono per compiere una sorta di messaggio pubblicitario comparativo, scorretto nei presupposti, nei contenuti e anche sotto il profilo degli effetti, tra cui quello di alterare la concorrenza. 

L’obiettivo di informare i cittadini sul mondo in cui viviamo, in tutte le sue sfaccettature, è lodevole per i programmi di servizio pubblico, in quanto svolgono un’indispensabile funzione pubblica di educazione e conoscenza; il rischio che si intravede è però quello di scivolare verso una sorta di “populismo economico”, un atteggiamento che si traduce nell’investimento di maggiori risorse nel tono e nel volume delle critiche piuttosto che nello stile logico delle argomentazioni. Più precisamente, sempre secondo l’indagine: a finire “sotto inchiesta” sono sempre i prodotti industriali, il confezionato, la marca, che hanno l’onere della prova di dimostrare di essere “puliti”; al contrario, sono sempre “al di sopra di ogni sospetto”, e pertanto esulano da ogni necessità di “indagine”, i prodotti artigianali, il fresco, e molti di quelli che passano attraverso canali alternativi rispetto alla grande distribuzione. “Ai primi si imputa tutto, il contenuto di sostanze pericolose in sé, grassi, zuccheri, l’incremento di obesi nel mondo, gli effetti dei guasti negli impianti, dell’interruzione della catena del freddo, cattiva informazione, certificazioni di qualità e sostenibilità (economica, sociale e ambientale) inattendibili e ipocritamente strumentali, comportamenti immorali e ai limiti del lecito e talvolta oltre, fino anche ciò che è solo potenzialmente pericoloso pur se altamente improbabile (sviluppo di batteri e altre  sostanze nocive, ecc.). Agli altri, sembra non possa capitare mai nulla di simile e non si ritiene di doverne mai indagare i livelli di igiene, le modalità di produzione, conservazione e trasporto; su di essi non grava mai alcun sospetto, di essi sembra che nessuna ricerca scientifica si sia mai occupata; i prodotti non industriali sono presi come termine di confronto, una sorta di benchmark, il modello ideale di prodotto, ineguagliabile da parte dell’industria”.


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incarichi e gare

Autore: V Parazzoli - 19/04/2024


Armando Testa vince il bando biennale da 1,5 milioni per l’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica di Regione Umbria

È stato aggiudicato ad Armando Testa il bando emesso dalla Regione Umbria per l’affidamento dei servizi per la progettazione e gestione della strategia d’immagine del brand Umbria finalizzati all’implementazione del branding e delle attività di promozione turistica integrata, del valore totale, IVA esclusa, di 1.554.993.44 euro in 24 mesi (777.496,72 per i primi 12 e altrettanti per l’opzione di rinnovo per altri 12). L’agenzia guidata da  Marco Testa ha superato, nell’ordine di classifica frutto della somma tra punteggio tecnico e offerta economica: l’rti di Heads Group con Digical e Dekmatis; l’rti di Studiowiki con DS Tech; LDB; Digitalmakers; e Blossom. Esclusi dopo la valutazione tecnica: l’rti di Deva Connection con Idea Docet, Stimulo Design S1 e Artefice Group; e Pirene. Premesse Obiettivi e Finalità dell’appalto: il quadro di riferimento è costituito dal MTU, Masterplan per il Turismo Umbro, lanciato con l’intento di definire in modo del tutto innovativo una linea di sviluppo integrato dell’Umbria a partire dalla sua eccezionale opportunità rappresentata dal turismo. Il MTU non si limita al settore turistico in senso stretto e tradizionale, ma prevede una fortissima interazione tra tutti gli elementi e le competenze che contribuiscono all’attrattività turistica di un territorio, a partire dalla sua marca e fino alle varie connessioni settoriali che rendono il turismo trasversale ed insieme motore di sviluppo anche molto oltre i suoi effetti diretti. E’ stata pertanto intrapresa una strategia di medio-lungo periodo da cui discendono le tattiche opportune: un’azione integrata che arrechi vantaggi ed economie di scala e di scopo in una serie di attività che in passato hanno sofferto di scoordinamento. A tal fine è stata adottata una marca corporate unica regionale, in grado di ricavare valore per il turismo dalle varie eccellenze di sistema e che sia condivisa il più possibile da vari settori produttivi (turismo, agricoltura cultura, artigianato, trasporti, attività produttive). Nella fase attuale, pertanto, si rende necessario implementare presso il mercato interno e i mercati internazionali il nuovo logotipo unico regionale, nei termini di marca ad “ombrello” che racchiude le varie eccellenze del sistema umbro e valorizzi non soltanto il turismo regionale ma si riveli capace di configurare un’operazione strategica di sistema. Punti di forza I punti di forza distintivi della Marca Umbria che le indagini sinora condotte hanno restituito sono: una Terra dei Cammini nella natura, ricca di Borghi storici ed eventi, famosa per i prodotti enogastronomici. Meritano ulteriore valorizzazione le attività outdoor, il benessere, la lentezza, ecc. Occorre rafforzare il posizionamento sui mercati consolidati (centro Italia e centro-nord Europa in particolare), e al contempo costruire un nuovo e più attuale riposizionamento per il tempo libero, la mobilità lenta, le attività outdoor e plein air, anche mediante una consistente e sempre più incisiva diversificazione di prodotto in tal senso. ll marketing turistico deve cercare inoltre di trasformare l’attrazione naturale delle aree più vicine da escursionismo in prodotti turistici, organizzando tutte le occasioni in modo da facilitare il pernottamento. Nel medio raggio è essenziale giocare sui prodotti connotanti, e cioè quelli basati su attrattori certamente speciali. Perimetro L’agenzia prescelta dovrà pertanto: provvedere alla ideazione creativa e sviluppo per output di campagne declinate sulle stagionalità e sui singoli mezzi off line e online curando la realizzazione di materiali pubblicitari e gli adattamenti degli esecutivi; fornire servizi e produrre materiali di comunicazione finalizzati all’implementazione e alla gestione del branding: realizzazione shooting fotografico, video corporate, spot pubblicitari e video clip; provvedere alla progettazione, redazione testi e realizzazione esecutivi di materiali istituzionali promo-pubblicitari. Nel lungo raggio è necessario muoversi in una logica fortemente selettiva, sugli attrattori in grado di generare prodotti “Star” e cioè irripetibili, di rilevanza mondiale, tali da consentire di affrontare mercati anche molto lontani, eppure sensibili alla specifica rarità. Tra i target attuali sono ancora relativamente rare le offerte “a valore”, in grado di rivolgersi a target più alti della media, e forse anche più giovani, andando verso quelle generazioni che rappresentano la punta di diamante dei comportamenti ed anche dei consumi. Tra gli strumenti occorre operare alcune precise scelte di priorità, che si prestano ad una condivisione con tutti gli attori del sistema. Ad esempio, in una prospettiva “omnichannel” le attività digitali assumono una importanza preminente. Infine, le attività di promo-comunicazione, per essere efficaci, devono incorporare quote crescenti di marketing intelligence, di creatività, di innovazione, passando dai media “comprati”, a quelli “guadagnati”, a quelli “creati”. 

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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