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Il Vp International di SpotX, Alex Merwin, illustra le alternative ai walled garden

Autore: Redazione


Il VP International della società affronta la tematica raccontando l’esperieza del Consorzio DigiTrust, nato con l’obiettivo di favorire l’esperienza dei consumatori

Articolo a cura di Alex Merwin, Vp International di SpotX

Molte delle discussioni relative ai “walled garden” - i giganti del web che hanno il potere di associare le identità dei consumatori su diversi dispositivi – sono spinte da un atteggiamento di ostilità nei loro confronti. Certamente queste potenze digital, che raccolgono circa la metà di tutta la spesa pubblicitaria digitale, hanno interesse a mantenere il controllo dei dati della propria audience e dei conseguenti budget che riescano ad attirare.

Tuttavia, per gli sviluppatori di app, gli editori di siti web, le società di broadcasting e gli altri player digital media, i wall creano un ambiente dove le opportunità di inserzioni premium in contenuti ugualmente premium (a cui si affidano Facebook, Google e altre potenze di tale calibro per il loro pubblico, ma senza crearle) faticano a competere. Questa situazione è stata oggetto di approfondite discussioni nel settore, ma finora è stato fatto ben poco per trovare una soluzione.

Prendiamo ad esempio la televisione, che vede un sempre più crescente consumo on demand attraverso un qualsiasi dispositivo connesso a internet. Queste opportunità di inserzioni al di fuori dei wall garden consentono ai marketer di raggiungere i consumatori in situazioni di relax con annunci video targetizzati, immersivi e coinvolgenti. Ma, con la presenza dei wall, il targeting basato sulla audience risulta costoso, poco pratico e poco coerente.

Avrai probabilmente sentito parlare di DigiTrust, un consorzio non-profit costituito da piattaforme tecnologiche di marketing online e da editori digitali che supportano un ID utente standardizzato. L’obiettivo del consorzio è quello di creare un identificatore a livello di settore in modo che editori e walled garden possano avere le stesse opportunità.

Perché l’identità è importante

Il targeting basato su audience senza identità derivata dall’ID degli utenti è solo run-of-network (RON). I nostri profili demografici, sociografici e psicografici creano valore per gli editori che sono in grado di attirarli e per gli inserzionisti che pagano il giusto per riuscire ad entrare in contatto con loro.

Naturalmente le nostre identità sono anonimizzate e aggregate per proteggere la privacy personale. Il livello di riservatezza dipende dai servizi digitali che utilizziamo e dal paese in cui viviamo.

I walled garden sono maestri nella gestione dell’identità. Il loro rapporto diretto con il consumatore genera un database di identità deterministiche. Sono in grado di aggregare e anonimizzare pur mantenendo la profilatura. Riescono a ricondurre ogni esposizione ed azione media direttamente ai singoli individui attraverso i firewall che ne proteggono la privacy.

Poiché forniscono piattaforme multimediali digitali full stack che collegano gli investimenti dei brand al pubblico, riescono a mantenere le identità deterministiche in tutto il processo. Le piattaforme indipendenti dipendono dalle integrazioni dei “cookie di sincronizzazione” per riuscire ad ottenere lo stesso obiettivo, il che ne limita inevitabilmente la portata. Considerando questa situazione, non sorprende che oltre la metà di tutta la spesa pubblicitaria digitale passi attraverso i walled garden e che se ne preveda una continua crescita tra il 2016 e il 2018. (eMarketer, settembre 2016).

Perché lasciare il garden?

Se sono un brand, perché dovrebbe interessarmi se Facebook, Google, Twitter e gli altri giganti tecnologici americani assorbono tutto il mio investimento nei media digitali?

Il dipendere esclusivamente da questi player crea una posizione difficile nella negoziazione delle tariffe. Con la crescente ingerenza del reparto acquisti nelle spese di marketing, la promessa della pubblicità digitale di assumersi maggiori responsabilità attira sicuramente l’attenzione dei dirigenti delle aziende. I CMO sono soggetti alla pressione costante di ottenere di più pur riducendo i costi. Le funzionalità di marketing personal-based di Facebook consentono proprio ciò. Tuttavia, se sono dipendente da queste e non riesco a trovare altre soluzioni da nessun’altra parte, non sono in grado di negoziare tariffe migliori sui media. Inoltre, tutta la mia strategia pubblicitaria potrebbe rischiare di essere stravolta se il walled garden con cui opero decide di cambiare un algoritmo all’interno della propria piattaforma.

Infine, se è vero che gli strumenti di reportistica funzionano benissimo all’interno di questi walled garden, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la capacità di reporting attraverso i vari walled garden. I nostri clienti non consumano media solo su Facebook. Con la presenza di queste barriere, la visibilità attraverso i diversi garden risulta costosa, poco pratica e poco coerente. È necessaria una strategia per una visione olistica del consumatore attraverso i diversi walled garden e all’esterno degli stessi.

L’aspetto più critico è il tempo in cui i nostri consumatori non si trovano affatto all’interno dei walled garden. I consumatori, ad esempio, possono attingere a contenuti televisivi on demand attraverso un dispositivo connesso a internet. Ciò crea un’opportunità senza precedenti per i distributori per raggiungere i consumatori con una pubblicità video affidabile, immersiva e coinvolgente in ambienti senza barriere.

Pensate che i proprietari dei contenuti premium che attraggono questo pubblico si affideranno ai wall garden che da anni sminuiscono la pubblicità tv?

DigiTrust e la strada da seguire

Fondamentalmente, è necessario separare la tecnologia di gestione dell’identità dai media erogati al pubblico che derivano da tale tecnologia. Nell’ecosistema delle app mobili, questo si è già verificato con la creazione e l’adozione dell’ID per gli inserzionisti (IDFA). L’IDFA fornisce un modo di gestire l’identità all’interno e attraverso i walled garden per tutte le inserzioni mobili in-app. Abbiamo bisogno di un’IDFA anche per il web.

DigiTrust è un consorzio di settore senza scopo di lucro costituito da piattaforme tecnologiche di marketing online e da editori digitali che supportano un ID utente standardizzato, al fine di migliorare l’esperienza online del consumatore e fornire una soluzione per gli inserzionisti che consenta loro di collegarsi in modo più efficace con il pubblico in rete, al di fuori degli ecosistemi dei “walled garden”.

Come membro del consorzio DigiTrust, SpotX riconosce che la creazione di un ID utente per l’intero settore possa consentire alle piattaforme indipendenti di offrire funzionalità di gestione delle identità simili a quelle dei “walled garden”. Ciò comporta tempi di caricamento ridotti, una migliore esperienza per l’utente, una maggiore resa per l’editore e una maggiore scelta per gli inserzionisti a livello globale. In questo modo, la perdita di portata e di miliardi di ad call derivanti dal processo di sincronizzazione dei cookie che si verificano al giorno d’oggi saranno un problema superato.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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