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Datalytics: perché i danni reputazionali sono prima di tutto danni economici

Autore: Redazione


L’intervista a Mauro Vecchio, communications e marketing director della società, con il quale DailyNet ha intavolato una discussione su reputazione, crisi di comunicazione, engagement e di trasformazione digitale

Articolo a cura di Stefano Pistore

Difendere la reputazione è fondamentale per qualsiasi tipo di brand e azienda che voglia affrontare un mondo sempre più social e sempre più digital. Datalytics aiuta i clienti a monitorare i propri canali di comunicazione in modo da prevenire eventuali crisi ed evitare danni di reputazione, nonché economici, al brand. Insieme a Mauro Vecchio, communications e marketing director di Datalytics, abbiamo approfondito questo aspetto dell’offerta aziendale di Datalytics per poi capire le ultime novità proposte in tema di engagement.

Mauro Vecchio

Quanto è importante la reputazione di un brand e perché occorre rispondere velocemente a un’eventuale crisi di comunicazione?

Curare la reputazione è fondamentale per prevenire situazioni di crisi a livello comunicativo. Basta un hashtag virale fra i trending topic di Twitter a provocare un danno reputazionale all’azienda ma soprattutto un danno economico. Il caso Moncler è un chiaro esempio di come un servizio televisivo trasmesso su una rete nazionale possa causare a un’azienda oltre a un danno di immagine anche un danno in termini di revenue. I social media giocano un ruolo fondamentale in questa partita. Questo perché, ad esempio, a differenza dei forum di settore frequentati da appassionati o addetti ai lavori, canali come Facebook o Twitter sono alla portata di tutti: basta un tweet negativo di un influencer per alimentare il malcontento su un determinato brand. Per questa ragione è fondamentale monitorare questi canali costantemente e in tempo reale, individuando prontamente gli utenti o eventuali influencer che stanno parlando male del nostro brand. Solo così sarà possibile reagire velocemente alla crisi di comunicazione e solo in questo modo gli utenti potranno capire fin da subito la posizione del brand e la sua politica riguardo determinate tematiche. Molto probabilmente anche la risposta più veloce non servirà a eliminare del tutto il sentiment negativo ma senza dubbio permetterà all’azienda di arginare la crisi fin dai primi istanti.

Quali sono gli strumenti offerti da Datalytics per monitorare questa tipologia di situazioni?

Datalytics mette a disposizione una piattaforma che permette ai clienti di ascoltare i social media e controllare in qualsiasi istante e in tempo reale tutto ciò che scrivono gli utenti, come parlano del brand e quanto ne parlano. Di recente, inoltre, è stato introdotto un tool in grado di monitorare non solo tutti gli account di un’azienda ma anche quelli dei suoi competitor. In questo modo è possibile misurare le performance dei propri canali social rispetto a quelli della concorrenza e vedere, ad esempio, i post che stanno generando più engagement rispetto ad altri o come variano le nostre fanbase e quelle dei concorrenti in modo da tenere sotto controllo tutto il mercato di riferimento.

Quanto è importante sviluppare una strategia rivolta a specifiche community?

Fino a poco tempo fa le community venivano considerate solo da un punto di vista numerico: più grande era la community più era importante. Oggi, invece, per creare un maggiore engagement con gli utenti occorre ottenere informazioni sempre più dettagliate su di loro e nella fase di profilazione anche la community più piccola ha assunto un’importanza strategica. Solo conoscendo in maniera dettagliata le abitudini e i comportamenti dell’utente sarà possibile coinvolgerlo attivamente nella vita del brand. Uno degli obiettivi di Datalytics è proprio questo, rendere attivi gli utenti nel processo di comunicazione aziendale, cosa che viene fatta attraverso infografiche e attività di gamification che oltre a rendere partecipe l’utente contribuiscono a creare maggiore engagement e a fidelizzarlo.

C’è qualche case history di successo recente che possa essere raccontata a riguardo?

Un lavoro interessante che abbiamo concluso da poco è quello realizzato con il programma televisivo Amici. In occasione della finale la redazione del programma ha creato quattro video esclusivi per ciascuno dei quattro finalisti. Attraverso Datalytics i video sono stati oscurati e in base al traffico di tweet generato da ogni finalista i contenuti esclusivi venivano poco a poco svelati. È stata un’attività che ha riscosso un enorme successo proprio perché è riuscita a coinvolgere gli spettatori offrendo loro qualcosa di inedito che non era accessibile dalla diretta del programma ma solo tramite social e sulla pagina di Witty Tv, la casa di produzione di "Amici".

Quali sono le principali differenze nel settore in cui opera Datalytics fra il mercato italiano e mercati più sviluppati come quello statunitense?

Per rispondere a questa domanda ti riporto un esempio pratico. Negli Stati Uniti abbiamo competitor che fanno esattamente quello che facciamo noi in termini di engagement. Se però in Italia, salvo qualche caso sporadico come quello del Genoa Calcio, è impossibile trovare negli stadi dei social wall con cui interagire, negli Stati Uniti le infrastrutture a disposizione permettono di creare engagement attraverso schermi giganti dove vengono proiettati continuamente contenuti social, che sia una finale di Super Bowl, una serie dei Playoff NBA o il capodanno a Time Square. È la cultura digitale che fa la differenza, le società sono in grado di comprendere il valore di investimenti su questo tipo di strutture e ovviamente hanno anche il budget per farlo. In Italia negli stadi di calcio non c’è neanche il Wi-Fi, non c’è il budget, non c’è cultura digitale e quindi si fa più difficoltà a sviluppare tecnologie come la nostra. Il discorso purtroppo non si ferma solo allo sport ma è esteso a 360 gradi; in alcune aree dell’Italia non prende neanche il telefono, come è possibile progettare un social wall? Trasformazione digitale significa anche questo, investire sulle infrastrutture digitali del Paese.


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Tv

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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