Il colosso, racconta un lungo articolo del Wall Street Journal, sta attuando una serie di cambiamenti dirigenziali per muoversi in uno scenario in perenne evoluzione. E c’è fermento nel M&A: rilevata la startup Pullstring
Apple sta attuando una serie di azioni, compresi alcuni cambi in posizioni strategiche e il riordinamento delle priorità operative nel tentativo di ridurre la dipendenza del business al solo iPhone. A parlarne è un lungo articolo del Wall Street Journal, secondo cui la compagnia della Mela si sarebbe mossa già l’anno scorso nell’ambito di una ristrutturazione volta a fare chiarezza sulle aree d’impegno, tra cui gli hardware, i servizi, l’intelligenza artificiale e il retail. Tutte queste divisioni hanno storie diverse, ma il Wall Street Journal evidenzia che alla base della riorganizzazione c’è la necessità di trasformare Apple in un’azienda proiettata alla crescita indipendentemente dall’iPhone, cha oggi vale oltre il 60% dei ricavi complessivi. I principali movimenti riguardano John Giannandrea, a capo degli sforzi in tema di intelligenza artificiale, che è stato promosso nel team dirigenziale della società di Cupertino; il responsabile delle risorse umane Deirdre O’Brien sostituirà l’uscente Chief Retail Angela Ahrendts. Fuori anche Bill Stasior, figura di primo piano nel progetto Siri. Contemporaneamente Apple ha tagliato 200 persone della squadra deputata allo sviluppo di progetti per la guida autonoma, reindirizzando gli ingegneri nella unit servizi, sotto la guida di Eddy Cue.
Una nuova strategia
Secondo Gene Munster, analista che da tempo segue il colosso guidato dal CEO Tim Cook, in questo momento la società è al lavoro per determinare la strategia dei prossimi dieci anni, alla luce della continua innovazione tecnologica. In questo panorama, però, Apple si trova a dover inseguire i suoi concorrenti in gran parte delle operazioni che non toccano l’iPhone: nello streaming musicale il suo servizio Apple Music ha meno utenti di Spotify (anche se a differenza del concorrente non dispone di una versione free, gli abbonati restano comunque meno); sul fronte del video l’azienda si prepara a lanciare una sua soluzione, ma Netflix, Hulu e Amazon sono in una posizione privilegiata; ciò è vero anche nell’ambito degli assistenti vocali, dove il dispositivo Echo del gigante ecommerce e Google Home primeggiano. Per questi motivi, la spesa in ricerca e sviluppo di Apple è lievitata del 23% nel 2018, a quota 14,24 miliardi di dollari. Gli altri hardware come Watch ed Airpods, pur ritagliandosi significative porzioni nei mercati di riferimento, non hanno raggiunto i volumi, i ricavi e la redditività dell’iPhone.
La crescita dei servizi
Oggi il melafonino sfiora i due terzi del fatturato di Apple e la compagnia è impegnata a valorizzare il segmento connesso ai servizi, le cui vendite dovrebbero arrivare a superare i 50 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2020, contribuendo per oltre il 60% alla crescita del giro d’affari nei prossimi cinque anni, secondo alcune stime di Morgan Stanley citate sempre dal Wall Street Journal. Il business dei servizi è anche la chiave per preservare la fedeltà degli utenti iPhone. Proprio come Amazon ha utilizzato i media e le offerte musicali per aumentare il valore dell’abbonamento Prime, i dirigenti Apple considerano i pagamenti mobili, la musica e l’offerta video in rampa di lancio come vie per incoraggiare gli attuali proprietari di iPhone ad acquistare i futuri telefoni a marchio Apple. Inoltre, l’azienda ha detto di recente che mira a superare il traguardo dei 500 milioni di abbonamenti a pagamento attraverso la sua piattaforma entro il 2020, un bel balzo in avanti rispetto agli attuali 360 milioni. Per raggiungere quest’obiettivo, Apple ha drenato 1 miliardo di dollari per creare show originali in cui appariranno alcune star di Hollywood. Non solo, il nuovo servizio dovrebbe assumere la forma di una sottoscrizione mensile con incluso anche lo storage su cloud.
Apple acquisisce Pullstring
Ma dal pianeta Apple non è ancora tutto: a pochi giorni dall’acquisizione di DataTiger, l’azienda, infatti, ha messo a segno un altro colpo rilevando Pullstring, una startup che permette la progettazione e la pubblicazione di app vocali. La company, fondata nel 2011 da un gruppo di manager precedentemente in Pixar, ha raccolto 44 milioni di dollari da venture capital come CRV, Greylock, True Ventures, Khosla Ventures e First Round Capital. Stando a quanto riporta PitchBook, la più recente valutazione della società raggiunge i 160 milioni di dollari, ma non è stata dichiarata la cifra sborsata da Apple. Il segmento voice è considerato uno dei trend più interessanti e come già detto la company della Mela si trova a rincorrere Google e Amazon in termini di adozione e di apertura verso gli sviluppatori. Semplificare lo sviluppo di app vocali, insieme a una tecnologia Siri più aperta, potrebbe aiutare a colmare il gap, anche se i due colossi non stanno certo con le mani in mano.