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Programmatic, AOL punta sul segmento della televisione lineare

Autore: Redazione


La società ha investito 500 milioni di dollari in questo comparto mentre nel 2015 le revenue dalla vendita automatizzata sui canali digitali sono valse oltre un miliardo, più del 50% delle entrate

AOL sta incrementando gli sforzi nel programmatic tv, un segmento in cui ha già investito 500 milioni di dollari. L’obiettivo della controllata Verizon è quello di aggregare e vendere pacchetti pubblicitari attraverso diversi network, targettizzando specifiche audience. E, dopo i primi test in Australia e Canada, l’azienda sta intensificando gli sforzi. Certo il settore è ancora vergine, basti pensare che in USA la quota del programmatic tv sul totale della spesa dedicata al piccolo schermo è ancora limitata: 1% quest’anno e 6% nel 2018, quando gli inserzionisti spenderanno 4,4 miliardi. “Stiamo costruendo e innovando il fronte tv”, ha affermato Tim Mahlman, president of AOL Platforms. L’esplosione del programmatic nel digitale Come ricorda Forbes, nello spazio digital il programmatic sta letteralmente esplodendo, con circa due terzi della display in USA che è transata con questa modalità. In Italia la percentuale è di poco superiore al 20% ma le potenzialità e i vantaggi sono davvero molti, ancor di più se si pensa a una eventuale estensione alla televisione, con benefici per la filiera che riesce a ottimizzare il processo di compravendita della pubblicità e a erogare annunci utili per gli utenti. AOL e il programmatic AOL ha debuttato nel programmatic circa sei anni fa e da allora è entrata in competizione con realtà come Google, Facebook e AppNexus. Un boost alla presenza nel segme to è stato dato dall’acquisizione nel 2013 di Adap.tv, un servizio che collega gli inserzionisti agli editori nel campo dell’0nline video advertising. “Il business del programmatic è cresciuto in modo esponenziale, e AOL ha un posto nel tavolo”, ha proseguito Mahlman. Il programmatic spinge la valutazione di AOL Sempre Forbes sottolinea come le revenue da programmatic di AOL stiano impennando: solo tre anni fa erano al 2% delle entrate complessive, pari a 43,8 milioni di dollari. Nel 2015 la percentuale si è alzata a oltre il 50%, cioè vale a dire più di 1,2 miliardi. Questo business è quello che fa la gran parte della valutazione di AOL, con molti che credono sia stato determinante nell’acquisizione da parte di Verizon. E anche se non si conoscono i dettagli degli introiti di AOL, pare che da quando la società è entrata nella galassia di Verizon siano aumentati. In questo senso dovrebbe aver contribuito anche l’accordo con Microsoft per la raccolta diretta delle diverse properties del colosso. Programmatic Tv AOL spera di bissare il successo digitale nell’area della televisione lineare. Qui il programmatic assume forme diverse rispetto ai canali online: gli annunci non sono venduti in tempo reale con sistemi ad asta ma il processo è automatizzato e data-driven. Il programmatic in televisione, però, cambia i paradigmi di vendita, passando da pacchetti costruiti sulla base degli ascolti pregressi a una precisa targettizzazione costruita a partire dalle caratteristiche delle persone. La questione, dunque, diventa “chi sto targettizzando” piuttosto che “quante persone sto raggiungendo”. Il mercato della pubblicità televisiva vale ben 250 miliardi di dollari a livello globale, lo spazio insomma c’è, per AOL e per tutte le tech company che operano nel settore. AOL ha una visione olistica del mercato ed è pronta a collaborare sia con la domanda sia con l’offerta. Se, infatti, il cliente dell’azienda dovrebbe essere il media buyer, AOL potrebbe integrare la propria tecnologia nell’ambito dell’offerta. “Staimo discutendo con qualsiasi network e il nostro obiettivo sarebbe quello di arrivare ad avere tutto l’ecosistema televisivo nella piattaforma [One by AOL]”. Il cliente più attivo nel programmatic tv di AOL è Omnicom Group Le difficoltà del programmatic tv Nonostante le grandi potenzialità, sono ancora tanti i punti di domanda attorno al programmatic tv. Primo, i contratti sono sempre stati chiusi in modo tradizionale e non è facile un cambio di mentalità. Secondo, la televisione sta assumendo varie forme frammentandosi oltre il mondo lineare, con servizi di streaming e altri molto difficili da misurare. Sembra comunque impossibile che il programmatic possa sostituirsi alla vendita tradizonale sia in tv sia sul digital. Ma gli spazi sono tanti e AOL vuole guidare questa trasformazione.

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Tv

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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